Ai 23 miliardi del bilancio per la Difesa di quest’anno si aggiungono altre spese, come queste per gli aerei spia… mentre pure l’esercito chiede altri 10.000 militari. E i soldi da dove li prendono Pd/M5S? Li prenderanno dal Mes? dal Recovery Plan?... NO, come sempre li scaricheranno sulle masse popolari.
Sembra la vecchia “corsa agli armamenti” ma è una corsa "nuovissima", cui partecipano praticamente tutti i paesi del mondo. Di vecchio c’è solo il modo in cui la borghesia imperialista prova ad uscire dalla crisi infinita…
***
Ma quale emergenza? L’Italia compra uno stormo di aerei spia hi-tech. Costo: mezzo miliardo di euro ciascuno.
Il governo ha deciso l’acquisto di altri
otto super-jet per l’intelligence elettronica: ciascuno costa circa mezzo
miliardo. Sarà la squadra di 007 volanti più potente d’Europa, con l’obiettivo
di controllare i cieli del Mediterraneo
L’Italia avrà la più grande flotta di
aerei da spionaggio elettronico d’Europa.
Dieci jet con i sistemi più avanzati e
costosi del pianeta, in grado di individuare, analizzare e disturbare qualunque
impulso, dai telefonini ai radar. Un programma ambizioso, presentato dal
governo Conte due settimane fa, che decreta l’acquisto di altri otto 007 alati
da Stati Uniti e da Israele, in aggiunta ai due già in servizio. Difficile stimare il costo finale
dell’operazione, che dovrebbe essere vicino ai cinque miliardi di euro: solo
per la nuova tranche sono stati stanziati 1.223 milioni.
Questi aerei sono letteralmente delle “spugne” di dati, capaci di intercettare qualunque emissione su un’area vastissima, analizzarla in tempo reale con l’intelligenza artificiale e distribuire i risultati ai comandi di Esercito,
Marina e Aeronautica. Diventeranno gli snodi volanti di una rete di sorveglianza globale, scambiando informazioni direttamente con i satelliti, con i caccia, con le navi o con i reparti di fanteria. In più possono compiere operazioni mirate per la lotta al terrorismo: cercare la voce di un singolo ricercato attraverso milioni di conversazioni telefoniche e quando la trovano, localizzarne la posizione e seguirne i movimenti.Macchine con tecnologia eccezionale a un prezzo straordinario: ogni velivolo costa circa mezzo miliardo di euro. Queste centrali di intelligence già oggi sono protagoniste di duelli elettronici nei cieli più caldi del globo.
A largo di Cipro, si
sfidano Embraer greci e Boeing turchi mentre davanti a Taiwan si confrontano
jet-radar cinesi e statunitensi. Ma nessun Paese europeo ha deciso un
potenziamento pari a quello lanciato dal governo Conte: la Gran Bretagna ha tre
aerei di questo tipo, seppur più grandi; la Francia ha scelto di acquistarne
tre e persino Israele ne schiera otto. L’Italia invece ne vuole dieci.
La grandeur del
programma appare di gran lunga superiore alle mire della nostra politica
estera, che finora si è tenuta lontana da posizioni assertive nelle crisi del
Mediterraneo, che si tratti di Libia o delle tensioni per i giacimenti
petroliferi dell’Egeo.
Nel presentare
l’operazione alle Camere, l’esecutivo ha però sottolineato la “trasversalità e
imprevedibilità delle future minacce, quella terroristica in primo luogo, ma
anche l’utilizzo di armi di distruzione di massa e l’instabilità regionale. La
risposta militare passa attraverso adeguate capacità di ricognizione e
sorveglianza”. Insomma, un investimento massiccio per prevenire i pericoli
degli anni venturi.
La struttura del piano, però, ha
caratteristiche senza precedenti. Si è deciso infatti di acquistare subito otto
aerei, anche senza disporre dei fondi per attrezzarli. Soltanto due riceveranno
le apparecchiature elettroniche; gli altri sei resteranno in attesa di trovare
le risorse per equipaggiarli.
Una procedura mai
seguita prima, che di fatto vincola gli stanziamenti per i prossimi decenni,
giustificata con una motivazione tecnica: il velivolo scelto sta per uscire
dalla produzione e per adattare un altro modello bisognerebbe affrontare spese
ancora più consistenti.
Per questo saranno
comprati negli Usa otto bireattori Gulfstream G-550, jet usati normalmente per
i viaggi d’affari dei vip, che successivamente verranno modificati dall’azienda
israeliana Elta per renderli compatibili con l’attività di intelligence.
Poi soltanto sui primi
due saranno montati gli apparati elettronici. Gli altri sei rimarranno ad
aspettare i finanziamenti. Il costo dell’aereo infatti si aggira sui 60 milioni
di euro, mentre quello dei sistemi di spionaggio supera i 400 milioni per ogni
esemplare. Così i 1.223 milioni appena stanziati basteranno solo per due
velivoli completi e sei “vuoti”. Stando alla rivista specializzata Rid, i
primi due Gulfstream saranno dotati di sistemi elettronici forniti dall’azienda
statunitense L-3 Harris attraverso un accordo con il governo di Washington: una
scelta imposta dalla necessità di avere apparati integrati nella rete della
Nato.
Per alcuni degli altri
sei invece siipotizza di ricorrere a strumentazione israeliana simile a quella
dei due velivoli già in servizio con l’Aeronautica: è una versione chiamata
Caew dedicata al monitoraggio dello spazio aereo, che funziona anche da radar
volante pur mantenendo potenti capacità di intelligence. Poiché non si
tratta di prodotti nazionali, il governo prevede di ottenere il coinvolgimento
di ditte italiane nella costruzione di componenti o di negoziare contropartite
con i Paesi fornitori.
Quando sono stati
acquistati i primi due Gulfstream Caew, ad esempio, Israele firmò un contratto
di pari importo per i jet d’addestramento Aermacchi M-346. Proprio ieri il
ministro della Difesa Lorenzo Guerini ha incontrato il premier israeliano
Benjamin Netanyahu discutendo la “volontà di sviluppare ulteriormente gli
ambiti di cooperazione nel settore militare, una collaborazione che
contribuisce sia alla rispettiva sicurezza dei paesi che a ulteriori positive
ricadute in termini industriali”.
E l’accordo con gli Stati Uniti prevede
compensazioni per le aziende italiane pari al 93% del valore. A beneficiarne
dovrebbe essere soprattutto il gruppo Leonardo.
In più, nell’aeroporto
di Pratica di Mare, a pochi chilometri da Roma, sorgerà un centro di
manutenzione specializzato con duecento dipendenti che dovrebbe occuparsi dei
velivoli in servizio con altre nazioni.
Il decreto ministeriale
che dispone l’esborso ha un titolo lunghissimo e di difficile comprensione:
“Acquisizione, funzionamento e supporto di una piattaforma aerea multi-missione
e multi-sensore per la condotta di attività di caratterizzazione, sorveglianza e
monitoraggio della situazione tattico-operativa, di supporto decisionale di
livello strategico e operativo, di comando e controllo (C2) multi-dominio e di
protezione elettronica”.
Ieri il programma è
stato però illustrato nei dettagli dal generale Nicolò Falsaperna, direttore
nazionale degli armamenti, alle Commissioni Difesa di Camera e Senato, con
parecchie domande dei parlamentari per comprendere la genesi del progetto e le
ricadute degli investimenti. Contrariamente al passato, gli esponenti del M5S sono
tra i più determinati sostenitori dell’operazione.
Deputati e senatori
dovranno esprimere il loro parere entro l’Epifania mentre i colleghi della
Commissione Bilancio formuleranno le loro osservazioni prima di Natale. Ma le
Commissioni parlamentari non possono fermare il decollo della squadriglia di
007 volanti: hanno il diritto di chiedere modifiche e far ripresentare il
piano. Che comunque dopo la seconda istanza verrebbe in ogni caso varato dal
governo.
dal blog No Muos che riprende la Fonte di repubblica: https://www.repubblica.it/esteri/2020/12/04/news/l_italia_compra_uno_stormo_di_aerei_spia_hitech-277023972/
Nessun commento:
Posta un commento