giovedì 24 dicembre 2020

pc 24 dicembre - FORMAZIONE OPERAIA - INTERVENTI DALLA "SERATA ENGELS" - 4 - La lotta contro le idee sbagliate, idealiste, riformiste

L'importanza della lotta teorica ieri come oggi. 
Impariamo da Engels "il combattente", con Marx.

I comunisti lottano su più piani: sul terreno economico, politico e teorico. Quest’ultimo è anche il terreno dove la Rivoluzione si scontra con la conciliazione, con il riformismo, con l’eterno movimento che critica l’esistente ma non intende rovesciarlo. Se la lotta teorica viene impugnata, influenza in maniera decisiva la lotta di classe. Lo scontro è tra borghesia/piccola borghesia e proletariato. 

Per questa lotta l’arma della critica è il marxismo, quindi è Marx ed Engels che dobbiamo studiare per una lotta militante coerentemente comunista.

I comunisti si trovano oggi a combattere manifestazioni di vecchie idee del “movimento come fine” che tolgono energie e ostacolano la battaglia, invece necessaria, per costruire il Partito e lavorare per la Rivoluzione proletaria. Militanza comunista o attività sul terreno della critica all’esistente? Materialismo storico o idealismo? La sostanza che vogliamo affermare è che “non la critica ma la Rivoluzione è la forza motrice della storia”. 

La lotta condotta da Engels all’idealismo porta alla formazione del primo partito rivoluzionario della classe operaia, la Lega dei comunisti, e ci indica che se vogliamo costruire la forza politica comunista, espressione dell’autonomia politica proletaria, dobbiamo impugnare il materialismo dialettico. Il problema non è contrapporre idee ad altre idee, ma che queste idee aderiscano alla realtà concreta, e non esaltarle come prodotto di un’elaborazione soggettiva, di una interpretazione. 

Lenin, parlando di Marx ed Engels nel decennio rivoluzionario del 1840/50, dice che “tali concezioni

rappresentavano una realtà assoluta. Allora c’erano molte persone, talentuose e meno talentuose, oneste e disoneste, che, assorbite dalla lotta per la libertà politica, dalla battaglia contro il dispotismo dei re, della polizia e dei preti, non riuscivano a vedere l’antagonismo esistente tra gli interessi della borghesia e quelli del proletariato. Queste persone non avrebbero potuto accettare l’idea che i lavoratori potessero agire come forza sociale indipendente. C’erano inoltre molti sognatori, alcuni dei quali veri e propri geni, che pensavano fosse sufficiente convincere i sovrani e le classi dominanti dell’ingiustizia dell’ordine sociale esistente, e che con ciò sarebbe stato semplice stabilire pace e benessere sulla terra. Essi sognavano un socialismo senza battaglie. Infine, pressoché tutti i socialisti di quel tempo e gli amici delle classi lavoratrici generalmente concepivano il proletariato solo come una piaga, ed osservavano con orrore come essa cresceva al crescere dell’industria. Tutti loro, perciò, cercavano modi per fermare lo sviluppo dell’industria e del proletariato, per fermare il “motore della storia”. Marx ed Engels non condividevano la paura generalizzata dello sviluppo del proletariato, ma riponevano al contrario tutte le loro speranze nella continuazione della sua crescita. Più proletari c’erano, più cresceva la loro forza di classe rivoluzionaria, e sempre più vicino e realizzabile diveniva il socialismo. Il servizio reso da Marx ed Engels al proletariato può essere espresso con queste poche parole: essi hanno insegnato alla classe operaia a conoscere se stessa e ad avere coscienza di se stessa, ed essi hanno sostituito la scienza ai sogni. Questo è il motivo per cui il nome di Engels sarà ricordato da ogni lavoratore”.


La sottovalutazione della teoria è un ostacolo all’affermazione delle idee giuste e, quindi, è manifestazione di opportunismo. Se anche noi ci sottraessimo al dibattito teorico-politico, lasceremmo campo libero alle idee che “criticano” ma non “trasformano”. Noi diciamo con Lenin, “analisi concreta della situazione concreta” e ci rapportiamo alla realtà e ai suoi fenomeni concependoli in trasformazione. Un conto è l’analisi, un altro è l’interpretazione della realtà, ma è soprattutto il rapporto con essa che è di trasformazione, è la concezione della realtà come “attività sensibile” che rivoluziona l’esistente.

Le idee hanno un’impronta di classe. Tutto questo è di fondamentale interesse per i comunisti nel portare avanti la lotta politica.

Engels nell’Anti-Dühring (1890) afferma: “Il problema supremo di tutta la filosofia è quello del rapporto del pensiero coll’essere, dello spirito con la natura... I filosofi si sono divisi in due grandi campi secondo il modo in cui rispondevano a tale quesito. I filosofi che affermavano la priorità dello spirito rispetto alla natura... formavano il campo dell’idealismo. Quelli che affermavano la priorità della natura appartenevano alle diverse scuole del materialismo”… 

“Il modo di pensare degli utopisti ha governato a lungo le idee socialiste del XIX secolo. La soluzione dei problemi sociali… gli utopisti hanno tentato di evolversi dal cervello umano. La società non presentava altro che torti; rimuoverli era compito della ragione. Era quindi necessario scoprire un nuovo e più perfetto sistema di ordine sociale e imporlo alla società dall’esterno con la propaganda e, ove possibile, con l’esempio di esperimenti modello. Questi nuovi sistemi sociali erano considerati utopici; quanto più completamente venivano elaborati nei dettagli, tanto più non potevano evitare di scivolare verso le fantasie pure. Mentre le specificità di alcuni di questi schemi possono sembrare bizzarrie nel mondo di oggi, variazioni delle idee socialiste utopistiche si sono insinuate più e più volte nel movimento operaio. Il fatto che, affinché lo sfruttamento e l’oppressione finiscano, il sistema nel suo insieme deve essere cambiato è, dopo tutto, scoraggiante. Senza identificare la forza materiale che può portare a quel cambiamento, può sembrare impossibile e le persone si limitano a “soluzioni” riformiste o anche personali fuori dal sistema - usando le cooperative, insistendo su spazi sicuri ecc.”

E, poi: “Compiere quest’azione di liberazione universale è la missione storica del proletariato moderno. Studiarne a fondo le condizioni storiche e conseguentemente la natura stessa e dare così alla classe, oggi oppressa e chiamata all’azione, la coscienza delle condizioni e della natura della sua propria azione è il compito del socialismo scientifico, espressione teorica del movimento proletario”.

Marx ed Engels  ci hanno consegnato questa scienza, una concezione del mondo che guarda ai rapporti economici, a tutta la sfera della realtà, pertanto se vogliamo porre fine agli orrori di questo sistema è alla distruzione di questo sistema a cui dobbiamo mirare, ogni altra strada lo aiuta a mantenersi in piedi. Noi vogliamo ragionare secondo l’affermazione che fa Marx: “gli effetti concreti di un’opera si misurano dalla sua capacità di incidere sulla trasformazione del mondo”.

I negazionisti dell’importanza della teoria assumono, invece, il primato della volontà, delle idee, dell’individualismo, del soggettivismo. La politica, per la piccola borghesia, comincia quando il compagno inizia a fare politica. Insistiamo sul fatto che la lotta teorica non è una lotta di idee contro idee ma è lo strumento per la vittoria della centralità operaia, del Partito comunista, dell’universalità dell’esperienze storiche che hanno portato la nostra classe alla conquista del potere politico, dalla Comune, all’Ottobre, alla Cina rossa, e, per il nostro paese, Gramsci, Tesi di Lione, Resistenza, anni ’70.

La pandemia, questo evento traumatico per le masse. ha messo a nudo le responsabilità di questo sistema nel causare la pandemia e l’impossibilità di poterla debellare da parte dello Stato e dei governi del Capitale. Anche su questo terreno le idee sbagliate influenzano i movimenti che impediscono di trasformare l’intreccio pandemia/crisi economica in una giusta e necessaria rivolta. 

Quindi queste idee che influenzano le lotte sono importanti come parte/in rapporto alla lotta di classe, e quindi, è importante la lotta contro di esse, smascherare e battere i falsi amici del popolo. 

E’ lo stesso problema che ha dovuto affrontare il marxismo per affermarsi come movimento realmente rivoluzionario, che evolve dall’utopia e diventa scienza. La sostanza e il metodo della “resa dei conti” definitiva con le idee vecchie è stata la guida per l’azione di Marx ed Engels, e a noi questo interessa. 

Il problema dell’influenza del soggettivismo, dell’idealismo, della concezione del mondo della piccola borghesia è il problema che abbiamo davanti noi oggi allo stesso modo come lo hanno avuto Marx ed Engels ieri. 

Pensiamo all’Anti-Dühring di Engels concepito per la lotta. Scrive Engels nella Prefazione all’edizione inglese del 1892 “Questo opuscolo faceva parte originariamente di un’opera di maggior mole. Verso il 1875 il dottor Eugen Dühring libero docente all’Università di Berlino, annunciò improvvisamente e in modo alquanto rumoroso la sua conversione al socialismo, e gratificò il pubblico tedesco non soltanto di una teoria socialista completa, ma anche di tutto un piano pratico di riorganizzazione della società. Naturalmente si lanciò coi pugni stretti contro i suoi predecessori e soprattutto contro Marx, che onorò di un’ondata di attacchi furiosi.

Questo avveniva nel periodo in cui le due frazioni del Partito socialista tedesco - gli eisenachiani e i lassalliani - avevano appena realizzato la loro fusione, conseguendo in tal modo non soltanto un immenso aumento delle loro forze, ma anche, ciò che è più importante, la capacità di dirigere tutte queste forze contro il nemico comune. Il Partito socialista in Germania stava diventando rapidamente una grande forza. Ma, per diventare una grande forza, la prima condizione era che l’unità appena realizzata non fosse compromessa; e il dottor Dühring incominciò invece apertamente a raggruppare attorno a sé una setta, il nocciolo di un futuro nuovo partito. Era dunque necessario raccogliere il guanto che ci veniva gettato e intraprendere ad ogni costo la lotta, lo volessimo o non lo volessimo”.

Ne L’evoluzione del socialismo dall’utopia alla scienza - che è poi un estratto dall’Antidühring, tra il gennaio e il marzo 1880 - “Le nuove forze produttive - scrive Engels - hanno ormai superato la forma borghese del loro sfruttamento; né questo conflitto tra forze produttive e modo di produzione è un conflitto sorto nella testa degli uomini, come press’a poco quello tra il peccato originale e la giustizia divina, ma esiste nei fatti, obiettivamente, fuori di noi, indipendentemente dalla volontà e dalla condotta stessa di quegli uomini che lo hanno determinato. Il socialismo moderno non è altro che il riflesso ideale di questo conflitto reale, il suo ideale rispecchiarsi, in primo luogo, nella testa della classe che sotto di esso direttamente soffre, la classe operaia”.

Lenin, in occasione del primo centenario della nascita, ne Il carteggio Marx-Engels, riporta la lotta del giovane Engels contro la sua stessa classe, la sua famiglia, l’ambiente reazionario in cui è cresciuto, una lotta che lo porta a “crearsi un vero ambiente da compagni; egli seppe diventare per tutta la vita il nemico implacabile dell’“introduzione dello spirito filisteo (gretto, reazionario, ndr) nel comunismo… E in questo ambiente, Engels seppe aprirsi il cammino verso il socialismo proletario, senza temere la rottura con una massa di brava gente, focosi rivoluzionari, ma cattivi comunisti.”  

Da un passo del Manifesto: “IL SOCIALISMO CONSERVATORE O BORGHESE

“Una parte della borghesia desidera di portar rimedio agli inconvenienti sociali, per garantire l’esistenza della società borghese. Rientrano in questa categoria economisti, filantropi, umanitari, miglioratori della situazione delle classi lavoratrici, organizzatori di beneficenze, protettori degli animali, fondatori di società di temperanza e tutta una variopinta genia di oscuri riformatori. E in interi sistemi è stato elaborato questo socialismo borghese.

Come esempio citeremo la Filosofia della miseria del Proudhon. I borghesi socialisti vogliono le condizioni di vita della società moderna senza le lotte e i pericoli che necessariamente ne derivano. Vogliono la società attuale sottrazion fatta degli elementi che la rivoluzionano e la dissolvono. Vogliono la borghesia senza proletariato. La borghesia si raffigura naturalmente il mondo ov’essa domina come il migliore dei mondi. Il socialismo borghese elabora questa consolante idea in un semi-sistema o anche in un sistema intero. Quando invita il proletariato a mettere in atto i suoi sistemi per entrare nella nuova Gerusalemme, il socialismo borghese non fa in sostanza che pretendere dal proletariato che esso rimanga fermo nella società attuale, ma rinunci alle odiose idee che di essa s’è fatto.

Una seconda forma di socialismo meno sistematica e più pratica cercava di far passare alla classe operaia la voglia di qualsiasi movimento rivoluzionario, argomentando che le potrebbe essere utile non l’uno o l’altro cambiamento politico, ma soltanto un cambiamento delle condizioni materiali della esistenza, cioè dei rapporti economici. Ma questo socialismo non intende affatto, con il termine di cambiamento delle condizioni materiali dell’esistenza, l’abolizione dei rapporti borghesi di produzione, possibile solo in via rivoluzionaria, ma miglioramenti amministrativi svolgentisi sul terreno di quei rapporti di produzione, che dunque non cambiano nulla al rapporto fra capitale e lavoro salariato, ma che, nel migliore dei casi, diminuiscono le spese che la borghesia deve sostenere per il suo dominio e semplificano il suo bilancio statale.

Il socialismo borghese giunge alla sua espressione adeguata solo quando diventa semplice figura retorica. Libero commercio! nell’interesse della classe operaia; dazi protettivi! nell’interesse della classe operaia; carcere cellulare! nell’interesse della classe operaia. Questa è l’ultima parola, l’unica detta seriamente, del socialismo borghese.

Il loro socialismo consiste appunto nell’affermazione che i borghesi sono borghesi nell’interesse della classe operaia”.

Utile anche il capitolo sui comunisti critico-utopisti: “Il proletariato esiste per essi soltanto da questo punto di vista della classe che più soffre.

Ma è inerente tanto alla forma non evoluta della lotta di classe quanto alla loro propria situazione, ch’essi credano d’essere di gran lunga superiori a quell’antagonismo di classe. Vogliono migliorare la situazione di tutti i membri della società, anche dei meglio situati. Quindi fanno continuamente appello alla società intera, senza distinzione, anzi, di preferenza alla classe dominante. Giacche’ basta soltanto comprendere il loro sistema per riconoscerlo come il miglior progetto possibile della miglior società possibile. Quindi essi respingono qualsiasi azione politica, e specialmente ogni azione rivoluzionaria; vogliono raggiungere la loro meta per vie pacifiche e tentano di aprir la strada al nuovo vangelo sociale con piccoli esperimenti che naturalmente falliscono, con la potenza dell’esempio… cercano conseguentemente di smussare di nuovo la lotta di classe, e di conciliare gli antagonismi... Quindi si oppongono aspramente ad ogni movimento politico degli operai, poiché esso non potrebbe procedere che da cieca mancanza di fede nel nuovo vangelo.”

Le caratteristiche degli avversari dei comunisti di ieri sono identiche a quelle dei nemici del proletariato di oggi, ancora oggi dobbiamo combattere le varie forme del riformismo, il parlamentarismo.

In Rivoluzione e controrivoluzione in Germania, Engels attacca il “CRETINISMO PARLAMENTARE, infermità che riempie gli sfortunati che ne sono vittime della convinzione solenne che tutto il mondo, la sua storia e il suo avvenire, sono retti e determinati dalla maggioranza dei voti di quel particolare consesso rappresentativo che ha l’onore di annoverarli tra i suoi membri, e che qualsiasi cosa accada fuori delle pareti di questo edificio - guerre, rivoluzioni, costruzioni di ferrovie, colonizzazione di interi nuovi continenti, scoperta dell’oro di California, canali dell’America centrale, eserciti russi, e tutto quanto ancora può in qualsiasi modo pretendere di esercitare un’influenza sui destini dell’umanità - non conta nulla in confronto con gli eventi incommensurabili legati all’importante questione, qualunque essa sia, che in quel momento occupa l’attenzione dell’onorevole loro assemblea.”

Il compagno Stalin ha brillantemente sintetizzato la concezione materialistico-dialettica: “Se è vero che il passaggio dai cambiamenti quantitativi lenti a bruschi e rapidi cambiamenti qualitativi è una legge dello sviluppo, è chiaro che i rivolgimenti rivoluzionari compiuti dalle classi oppresse rappresentano un fenomeno assolutamente naturale e inevitabile.

Vuol dire che il passaggio dal capitalismo al socialismo e la liberazione della classe operaia dal giogo capitalistico non possono realizzarsi per mezzo di cambiamenti lenti, a mezzo di riforme, ma solo mediante un cambiamento qualitativo del regime capitalista, mediante la rivoluzione.

Vuol dire che, per non sbagliarsi in politica, è necessario essere un rivoluzionario e non un riformista.

…“Se è vero che i legami reciproci tra i fenomeni della natura e il loro reciproco condizionamento rappresentano leggi necessarie dello sviluppo della natura, ne deriva che i legami e il condizionamento reciproco tra i fenomeni della vita sociale rappresentano essi pure non delle contingenze, ma delle leggi necessarie dello sviluppo sociale.

Vuol dire che la vita sociale, la storia della società, cessa di essere un cumulo di “contingenze”, giacché la storia della società si presenta come uno sviluppo della società secondo leggi determinate, e lo studio della storia della società diventa una scienza.

Vuol dire che l’attività pratica del partito del proletariato deve fondarsi non già sui lodevoli desideri di “individualità eccezionali”, né sulle esigenze della “ragione”, della “morale universale”, ecc., bensì sulle leggi dello sviluppo della società, sullo studio di queste leggi.”

“Se è vero che il mondo è conoscibile e se è vero che la nostra conoscenza delle leggi dello sviluppo della natura è una conoscenza valida, che ha il valore di una verità oggettiva, ne deriva che la vita sociale e lo sviluppo della società sono pure conoscibili, e che i dati della scienza sulle leggi dello sviluppo della società sono dati validi, che hanno il valore di verità oggettive.

Vuol dire che la scienza della storia della società, nonostante tutta la complessità dei fenomeni della vita sociale, può diventare una scienza altrettanto esatta quanto, ad esempio, la biologia, capace di utilizzare le leggi di sviluppo della società per servirsene nella pratica.

Vuol dire che, nella sua attività pratica, il partito del proletariato deve richiamarsi, anziché a motivi fortuiti, alle leggi di sviluppo della società e alle conclusioni pratiche che derivano da queste leggi.

Vuol dire che il socialismo, da sogno che era d’un migliore avvenire del genere umano, diventa una scienza. Vuol dire che il legame tra la scienza e l’attività pratica, il legame della teoria con la pratica, la loro unità deve diventare la stella che guida la rotta del partito del proletariato”...

“Se è vero che la natura, l’essere, il mondo materiale è il dato primo, e la coscienza, il pensiero è il dato secondario, derivato; se è vero che il mondo materiale rappresenta una realtà oggettiva che esiste indipendentemente dalla coscienza degli uomini, e la coscienza è il riflesso di questa realtà oggettiva; ne deriva che la vita materiale della società, il suo essere, è pure il dato primo, mentre la sua vita spirituale è il dato secondario, derivato, che la vita materiale della società è una realtà oggettiva, la quale esiste indipendentemente dalla volontà degli uomini, mentre la vita spirituale della società è un riflesso di questa realtà oggettiva, un riflesso dell’essere.

Vuol dire che la fonte della formazione della vita spirituale della società, la fonte dell’origine delle idee sociali, delle teorie sociali, delle concezioni politiche, delle istituzioni politiche, si deve ricercare non già nelle idee, teorie, concezioni, istituzioni politiche stesse, bensì nelle condizioni della vita materiale della società, nell’essere sociale, di cui queste idee, teorie, concezioni, ecc. sono il riflesso.

Vuol dire che, se nei differenti periodi della storia della società si osservano diverse idee sociali, teorie, concezioni, istituzioni politiche, se, sotto il regime schiavistico, incontriamo determinate idee sociali, teorie, concezioni e istituzioni politiche, mentre, sotto il feudalesimo, ne incontriamo altre, e altre ancora sotto il regime capitalistico, ciò si spiega non già con la “natura”, né con le “proprietà” di tali idee, concezioni, istituzioni politiche, ma con le differenti condizioni della vita materiale della società, nei differenti periodi dello sviluppo sociale.

Qual’è l’essere sociale, quali sono le condizioni della vita materiale della società, tali sono le idee, le teorie, le concezioni politiche, le istituzioni politiche della società. A questo proposito Marx dice: “Non è la coscienza degli uomini che determina il loro essere, ma è al contrario il loro essere sociale che determina la loro coscienza”.

Vuol dire che, per non sbagliarsi in politica e non abbandonarsi a vuote fantasticherie, il partito del proletariato deve fondare la sua azione non sugli astratti “princìpi della ragione umana”, ma sulle condizioni concrete della vita materiale della società, forza decisiva dello sviluppo sociale; non sui lodevoli desideri dei “grandi uomini”, ma sulle esigenze reali dello sviluppo della vita materiale della società”.

Non è che il problema riguardi solo al nostro esterno, anche nelle fila dei comunisti, in noi stessi, si pone la stessa lotta, anche per noi valgono le stesse leggi dell’origine di classe delle idee.

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