Dicembre 20, 2020
DALLO SCIOPERO NAZIONALE DELLA LOGISTICA
UN MESSAGGIO CHIARO AI PADRONI:
LE NOSTRE VITE VALGONO PIÙ DEI LORO PROFITTI!
Lo sciopero nazionale che abbiamo convocato venerdì 18 Dicembre ha avuto un successo che è andato ampiamente oltre ogni più rosea aspettativa.
Le cifre di partecipazione provenienti dalle varie città, e i tantissimi magazzini vuoti sia di lavoratori che di merci, ci porta ad ritenere che senza ombra di dubbio questo sciopero ha ottenuto la più alta partecipazione dall’inizio del periodo pandemico, e forse anche la più alta adesione negli ultimi 2 anni.
Sarebbe impossibile elencare tutte le iniziative di lotta svoltesi il 18 sui singoli magazzini, nelle singole città e sulle varie filiere.
Si tratta di un segnale per noi importantissimo: dopo i mesi del lockdown, in cui anche i facchini sono
rimasti in parte spiazzati dall’impatto devastante della pandemia, stiamo assistendo a una formidabile ripresa di protagonismo dei lavoratori, consapevoli ormai che i padroni e i loro governi, dopo aver contribuito ad alimentare l’emergenza sanitaria grazie alla distruzione del sistema sanitario, e dopo aver provocato la moltiplicazione dei morti in nome dei loro prodotti, ora sfruttano il Covid come alibi per schiacciare l’iniziativa di classe e per imprimere un ulteriore attacco alle condizioni salariali e di vita di tutti gli sfruttati.Al contempo, va sottolineata l’importanza della convergenza dello sciopero con le iniziative indette dal Patto d’azione anticapitalista per il fronte unico di classe: le 10 piazze mobilitate tra il 18 e il 19, e le numerose iniziative presso le prefetture locali a sostegno della battaglia dei lavoratori sul tema della salute e della sicurezza e finalizzate all’adozione su tutti i luoghi di lavoro di un apposito Protocollo per il contrasto della pandemia, hanno offerto un contributo determinante alla piena riuscita di questo weekend di mobilitazione, collegando, come a Napoli, le lotte dei lavoratori con quelle dei disoccupati o, come a Roma, Bologna e Milano, le rivendicazioni del movimento di protesta contro le politiche del governo Conte.
Da molti mesi, esattamente dallo scoppio della pandemia, ad inizio anno, seppure con innumerevoli difficoltà, le lavoratrici e i lavoratori su indicazione del Si Cobas, stanno opponendo una dura resistenza ai tentativi padronali di imporre il primato del profitto.
Il Covid infatti ha rappresentato e sta rappresentando, l’occasione per regolare definitivamente i conti con la classe lavoratrice, approfittando della sua oggettiva debolezza, dopo anni e anni di concertazione sindacale, portata avanti dai confederali, sempre più consapevolmente complici.
Quando il presidente di confindustria di Macerata, dice “pazienza se qualcuno muore” siamo di fronte non ad una battutaccia dopo una notte di bagordi, ma ad un chiaro programma, teso a ribadire il primato delle merci sulla vita, sulla salute e sulla sopravvivenza dell’intero pianeta in tutte le sue forme. In questo contesto il Si Cobas, è diventato un punto di riferimento per lavoratori di vari settori e per militanti sociali, che vedono nel nostro sindacato la possibilità di costruire un fronte di lotta capace di difendere gli interessi di classe, per costruire un’alternativa in una prospettiva anticapitalista.
In molti luoghi di lavoro da sempre “patrimonio” dei sindacati confederali e delle loro logiche di cogestione della crisi coi poteri forti, le lotte che stiamo portando avanti stanno diventando un modello da seguire e da esportare, incrinando il consenso dei sindacati collaborazionisti e aprendo nuove prospettive di lotta.
Un esempio tangibile che esiste un’alternativa reale e praticabile per uscire dal marciume a cui la classe lavoratrice è stata condannata in questi anni: si tratta ora di trasformare questa attenzione in un rapporto più stretto, in una adesione anche organizzativa. Lo sciopero generale del 23 ottobre, le numerose lotte quasi quotidiane nei luoghi di lavoro, che hanno messo in discussione i divieti di scioperi e libertà sindacali, causa Covid, la riuscita giornata del 18 dicembre, sono sintomi di questo processo, riferimento credibile per il corpo largo dei lavoratori.
Ora avanti tutta verso lo sciopero generale del 29 gennaio, consapevoli che la costruzione di un altro mondo, non sarà un pranzo di gala, ma è possibile.
La lotta delle lavoratrici della Yoox, la resistenza dei lavoratori della Tnt/Fedex che anche ieri, insieme a lavoratori e solidali hanno bloccato le merci nei magazzini del colosso statunitense, sono riusciti a sfondare il muro del silenzio a cui volevano e vogliono costringerla.
Quello che succede nei posti di lavoro, negli uffici, nelle fabbriche o nei magazzini è qualcosa che va oltre le specificità della lotta: alla Yoox non è solo una questione di genere, alla Tnt/Fedex non è solo una semplice chiusura, quanto piuttosto il tentativo di questo sistema di governare e decidere su ogni aspetto dell’esistenza delle lavoratrici e dei lavoratori, in fabbrica, negli uffici o nei magazzini, ma anche fuori. Lo sviluppo che stiamo registrando in numerose categorie (pubblico impiego, sanità, metalmeccanici, multiservizi, spettacolo) è il segno tangibile degli spazi di iniziativa che questa crisi va aprendo per il sindacalismo di classe.
Questi spazi saranno realmente praticabili solo se le avanguardie sindacali presenti in queste categorie sapranno liberarsi da logiche autoreferenziali e di preservazione dei propri angusti orticelli e sapranno porsi con metodo e lucidità il compito di risalire la china e tornare ad essere un punto di riferimento credibile per il corpo largo dei lavoratori.
Ora avanti tutta verso lo sciopero generale del 29 gennaio, consapevoli che la costruzione di un altro mondo, non sarà un pranzo di gala, ma è possibile.
Si Cobas
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