Abbiamo detto subito, a proposito dell'accordo governo/ArcelorMittal del 11 dicembre che esso non risponde affatto ai due problemi centrali: difesa del lavoro e salute/sicurezza e ambiente.
Questo problema senza gli operai, è inutile che ci illudiamo, ci prendiamo in giro, non è possibile.
Qui
a Taranto, come a livello nazionale, le lotte le hanno fatte eccome gli
operai. Non è vero che non abbiano lottato in tutti questi anni per la
sicurezza e la salute, il problema che sono stati soli, sono stati
sconfitti, in primo luogo dai sindacati che non li hanno sostenuti,
difesi.
Ma Taranto, l'Ilva ha una storia, gloriosa, anche su questo.
Ci sono stati operai che hanno rischiato di
Gli operai sono in difesa, sono confusi. Ma sono soprattutto in difesa, e allora questa difesa ha due ragioni principali: da un lato il sindacalismo aziendalista che non è solo “nocivo” ma inutile, perchè non porta neanche una mezza piattaforma ai Tavoli, non li ha portati prima e ora meno che mai...
Però, dall'altra parte, l'altra messa in difesa è frutto del clima, di quelle forze che ci sono qui a Taranto che dicono: la fabbrica deve chiudere, che colpevolizzano gli operai che non lo dicono...
Nel momento in cui questa classe operaia non ha la possibilità di essere la classe che lotta, che fa gli scioperi, che blocca dentro e che blocca fuori, è come se noi ci stiamo scavando il terreno con le nostre stesse mani.
Andiamo un po' indietro... nel '69 nelle piattaforme dei contratti metalmeccanici, edili, chimici, dove più c'erano i problemi di inquinamento e sicurezza scrivevano: (nella piattaforma dei chimici) “Costituzione di una commissione operaia, eletta e controllata dall’assemblea degli operai della fabbrica, per controllare il taglio dei tempi, la nocività, gli organici. Essa farà anche uso di medici e tecnici di fiducia”; (nella piattaforma degli edili) “Gli operai riuniti in assemblea sono gli unici ad avere il diritto di esercitare un controllo sulle condizioni di lavoro antinfortunistiche”.
Torniamo anche sul problema della "nazionalizzazione" sostenuta, prima dell'accordo, soprattutto da Usb.
Qui: "...c'è
la nostra storia, al storia dell'Italsider che era pubblica, c'era
eccome un intervento pubblico. Ma ci sono stati più morti, sia dentro la
fabbrica che fuori nei primi decenni dell'Ilva, quando ancora era
pubblica.
A parte il fatto che lo Stato avrebbe comunque il problema
della “crisi di mercato”. Non è che solo perchè interviene lo Stato il
mercato improvvisamente compra l'acciaio, non c'è più il problema dei
dazi, della crisi di sovrapproduzione che loro stessi hanno provocato,
ecc.. Lo avrebbero uguale questo problema.
Allora, o stiamo parlando
di uno Stato che impone che tutti prendano l'acciaio italiano, alla
Salvini maniera, o altrimenti la nazionalizzazione non è la panacea.
Noi
abbiamo detto: Mittal, un altro padrone, la nazionalizzazione,
intervento dello Stato... Il problema è che chiunque venga, nessuno
operaio deve uscire fuori, nessuno operaio deve essere messo in
cassintegrazione, nessun padrone o Stato non deve fare le bonifiche
reali dentro e fuori la fabbrica. Ma se si vede l'intervento dello Stato
come la panacea di tutti in problemi, è sbagliato.
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