Il
numero 2 della rivista La Nuova Bandiera è dedicato alla guerra
Popolare, alle forme che che la guerra Popolare potrebbe assumere in
un paese imperialista.
Ma
dobbiamo partire da un dato: la guerra popolare e la carta vincente
del proletari e dei popoli oppressi per tradurre in una effettiva
realtà la loro aspirazione al potere proletario, al socialismo, al
comunismo.
Il
primo ottobre del 1949 la Guerra Popolare conobbe la sua più
clamorosa vittoria e verifica storica: Mao e il Partito Comunista
cinese proclamarono in Cina la nascita della Repubblica Popolare
Cinese.
La
Cina l'ha dimostrato: la guerra Popolare è capace di trasformare un
paese arretrato, dominato da tutte le potenze imperialiste del mondo,
attraversato da tutte le guerre con all’interno il massimo dei
residui feudali che la società cinese aveva prodotto, in un paese
avanzato, con una rivoluzione che ha cambiato il volto della Cina e
il volto del mondo.
La
guerra popolare è garanzia di trionfo per i popoli e il 1° ottobre
del 1949 ne è stata la clamorosa dimostrazione. Da piazza Tienanmen
Mao Tse-tung annunciò al mondo che la Cina si era alzata in piedi e
che il popolo aveva conquistato il potere. Ciò ebbe un impatto
infinito nel mondo, paragonabile, con alcune differenze per quanto
riguarda i paesi imperialisti, a quelle che ebbe la Rivoluzione
d’Ottobre.
In
tre quarti del mondo, in Asia, Africa e America Latina, la vittoria
del Partito Comunista cinese e della Guerra Popolare in Cina fu uno
stimolo un impulso che dette vita a grandi movimenti di
Liberazione
nazionale che hanno attraversato tutta la seconda parte del 900 in
tutti i territori del mondo. Dall'Asia all'Africa, all’America
Latina nacquero decine, centinaia di lotte di Liberazione nazionale
che hanno avuto come aspirazione, anche non con le stesse modalità,
di “fare come la Cina”, arrivare a un trionfo come quello che
c’era stato in Cina.
Dopo
la morte di Mao, in Cina, come in Russia, il potere socialista è
stato rovesciato, e questo ha riportato in un certo senso la ruota
della storia all'indietro dal punto di vista delle conquiste dei
popoli, ma in avanti per quanto riguarda il pensiero strategico dei
popoli, perché la grande epopea della Cina dal '49 fino alla Grande
Rivoluzione Culturale Proletaria ci fornito uno strumento aggiuntivo
della teoria rivoluzionaria.
Il
maoismo è la terza tappa del pensiero rivoluzionario del
proletariato. Esso è un'applicazione alla realtà specifica del
paesi oppressi dall'imperialismo della via della rivoluzione indicata
da Marx, Engels, Lenin. Ma come ogni applicazione essa contiene
lezioni, esperienze, insegnamenti che hanno un valore universale.
Valore universale riaffermatosi attraverso la trasformazione
socialista della Cina che affrontò il problema che in Russia aveva
provocato il restaurazione capitalista: come continuare la
rivoluzione in un paese socialista, come combattere i nemici interni
in un paese socialista, la nuova borghesia che si può affermare in
seno ai paesi socialisti, come era avvenuto con il rovesciamento
khrusheviano della dittatura del proletariato e del socialismo?
Quindi,
la Rivoluzione culturale permise alla Cina di trovare e indicare la
strada della continuazione della rivoluzione, dell'appropriazione del
socialismo nella marcia verso il comunismo.
La
Cina del '49 è diventata la Cina del socialismo, negli anni
sessanta, e la Cina della Rivoluzione Culturale Proletaria negli anni
Settanta. Ecco questa Cina è un patrimonio dell'umanità, patrimonio
della teoria e pratica della rivoluzione proletaria mondiale.
Quelle
piazze brulicanti di masse giovanili, proletarie, di enormi
dimensioni, di bandiere rosse, dove si affermava: “è giusto
ribellarsi”, “la classe operaia deve dirigere tutto”, “osare
lottare, osare vincere” furono piazze che influenzarono anche i
paesi occidentali, i paesi imperialisti durante gli straordinari anni
della ribellione, del 68-69, di cui celebriamo i 50 anni. Quella era
la Cina Rossa.
Oggi
c'è un'altra Cina, quella Cina che, con la morte di Mao, si è
trasformata da paese socialista in un paese capitalista e poi un
paese imperialista. La Cina di oggi è un paese imperialista. Questo
paese imperialista compete oggi con gli Stati Uniti nello scenario
mondiale e, nell'assetto multipolare del mondo, è uno dei fattori di
una futura possibile guerra mondiale imperialista.
Lo
sfoggio che l’attuale regime cinese ha fatto della sua potenza
militare mostra la distanza di questa Cina da quella di Mao,
nonostante i ritratti di Mao continuino a essere presente in questo
paese, ma esattamente come il ritratto di Pertini, di Garibaldi, dei
padri della Patria in un paese come l'Italia.
Ora
è la Cina nera social-imperialista, socialista a parole imperialista
nei fatti, dove vige o sfruttamento selvaggio della classe operaia
innanzitutto, e si assiste a una nuova fase di inurbamento
deportativo dalle campagne verso le nuove grandi metropoli del
capitale che ci sono oggi in Cina.
Ma
anche in questa Cina, oggi social-imperialista, in cui il dirigismo
di Stato guida la forma più brutale di capitalismo selvaggio, è
tornato il conflitto di classe, le lotte della classe operaia, le
rivolte dei contadini, le grandi manifestazioni delle popolazioni
contro la trasformazione brutale della Cina in un paese moderno e
imperialista, che devasta territori, l’ambiente e distrugge intere
regioni di quel paese.
Questa
Cina è il contrario della Cina di Mao. I nemici del Comunismo e
della rivoluzione, invece, vedono una continuità tra queste 2 Cine.
Ci sono dei nemici della rivoluzione cinese che dicono che la
rivoluzione cinese è stato un male. un male assoluto, che la
Rivoluzione Culturale è stato un orrore, e così via. Questi sono la
Borghesia che tratta la Cina come ha trattato la Comune di Parigi,
come ha trattato la Rivoluzione d'Ottobre.
C'è
però anche la variante insidiosa, trosko-bordighista, un filone del
movimento comunista che non ha mai accettato che i popoli del mondo
si ribellino e diventino la seconda leva della rivoluzione mondiale,
insieme alla classe operaia. Questi l’hanno denigrata, condannata,
preso a pretesto limiti ed errori della marcia per il socialismo per
denigrare Il socialismo e il comunismo, per denigrare prima l'Unione
Sovietica, all’epoca di Stalin, e poi la Cina. Per costoro la
storia non è fatta dai popoli ma da congiure di Palazzo, da numeri e
cifre del capitale.
Quindi,
è importante oggi gridare “Viva
Mao”, “Viva la rivoluzione cinese”, “Abbasso regime
social-imperialista, social-fascista” del capitalismo selvaggio e
dello sfruttamento”.
La
Cina oggi di Xi Jinping erede, non di Mao, ma di Deng Xiao Ping, il
cane rinnegato che è stato il punto di riferimento della
controrivoluzione in Cina e della sua trasformazione nel paese che è
oggi.
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