In questa vicenda non solo il
padrone Ginatta e si suoi figli si rivelano degli incapaci di gestire la
produzione industriale, ma anche dei veri e propri delinquenti che giocano in
borsa con i soldi pubblici, mentre un migliaio di operai è ancora in cassa
integrazione, che scade a dicembre, ma, come riporta il Sole24Ore (https://www.ilsole24ore.com/art/taglio-cuneo-fiscale-busta-paga-le-due-ipotesi-tavolo-ACpaU2l)
“… rimane ancora in stand by
l’avvio al Senato dell’esame per la conversione in legge del Dl 101 entrato in
vigore lo scorso 5 settembre con le misure a tutela dei rider, a favore delle
aree di crisi complessa, con le disposizioni salva Ilva, per Whirlpool, Blutec
di Termini Imerese, per l’ex Alcoa di Portovesme e per la stabilizzazione dei
precari di Anpal servizi.”
Gli operai non hanno altra via
che prendere nelle proprie mani la battaglia e portarla avanti senza ulteriori attendismi…
***
Termini Imerese, Metec nel caos
dei fondi pubblici
Malversazioni
Parte delle risorse incassate
dalla controllata Blutec finite in attività speculative
Una parte dei fondi incassati da
Blutec per il rilancio dello stabilimento ex Fiat di Termini Imerese è stato
investito in attività speculative (titoli esteri) non riconducibili alla realizzazione
del progetto del Contratto di sviluppo per la riqualificazione del polo industriale
del palermitano. È solo una delle accuse contenute nel decreto di sequestro di
MetecSpa, la società che fa capo a Roberto Ginatta e che controlla Blutec e
altre società, tra cui la Alcar Industrie Srl, con sedi a Lecce e Vaie (To), acquisita
per l’80% all’inizio di agosto e operante nella fornitura di carpenteria nel settore delle macchine movimento terra, dei macchinari agricoli e per le costruzioni stradali. Metec verrà a breve affidata dal Gip e un amministratore per l’ordinario prosieguo dell’attività d’impresa. Un sequestro per un valore di 16 milioni, eseguito dagli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Palermo e in particolare dal gruppo tutela spesa pubblica guidato dal tenente colonnello Daniele Tino su delega della procura della Repubblica di Torino dove Ginatta e Cosimo Di Cursi, amministratore delegato di Blutec, sono indagati con l’accusa di malversazione a danno dello Stato. Quello eseguito ieri dai finanzieri è un sequestro per equivalente e che arriva dopo che il tribunale del riesame di Torino ha respinto il ricorso degli indagati.
per l’80% all’inizio di agosto e operante nella fornitura di carpenteria nel settore delle macchine movimento terra, dei macchinari agricoli e per le costruzioni stradali. Metec verrà a breve affidata dal Gip e un amministratore per l’ordinario prosieguo dell’attività d’impresa. Un sequestro per un valore di 16 milioni, eseguito dagli uomini del Nucleo di polizia economico-finanziaria della Guardia di finanza di Palermo e in particolare dal gruppo tutela spesa pubblica guidato dal tenente colonnello Daniele Tino su delega della procura della Repubblica di Torino dove Ginatta e Cosimo Di Cursi, amministratore delegato di Blutec, sono indagati con l’accusa di malversazione a danno dello Stato. Quello eseguito ieri dai finanzieri è un sequestro per equivalente e che arriva dopo che il tribunale del riesame di Torino ha respinto il ricorso degli indagati.
Tra le accuse agli indagati anche
quella di aver versato, senza giustificazione, due milioni circa sul conto della
società Due G Holding legalmente rappresentata da Giovanna Desiderato ma nella
proprietà dei figli di Roberto Ginatta (Mario e Matteo Orlando). Due milioni
che si aggiungono agli otto investiti in titoli di Stato esteri.
Così il flop del rilancio dell’ex
Fiat di Termini Imerese (uno dei pochi casi negativi di Contratti disviluppo
nel nostro Paese come potere leggere nel rapporto Sud allegato al Sole 24 Ore)
è raccontato nei dettagli in una ventina di pagine firmate dai magistrati
torinesi secondo cui buona parte della prima tranche di finanziamenti erogati a
Blutec da Invitalia (16 milioni appunto su un totale di 21,3 milioni erogati
tramite Invitalia) sarebbero stati spesi per attività non coerenti con il
Contratto di sviluppo. O comunque i giustificativi presentati dai manager non
sono in linea con le finalità dello strumento che doveva servire a rilanciare l’area
e a ridare lavoro a 400 ex dipendenti Fiat. I legali di Metec, ovviamente, sono
di tutt’altro avviso come si evince anche leggendo le carte della Procura.
La vicenda giudiziaria che ha
coinvolto Blutec e la capogruppo Metec ha portato al capolinea un progetto che
valeva 240 milioni di euro per l’intera area industriale e 97 milioni (di cui
71 milioni di soli incentivi): 67 a titolo di finanziamento agevolato, quattro
milioni a fondo perduto a titolo contributo impianti) per lo stabilimento di Termini
Imerese. Gli operai (circa mille tra diretto e indotto) sono finiti nel limbo
della Cassa integrazione che scade a dicembre grazie a un provvedimento di
proroga che era stato promesso da Luigi Di Maio, a quel tempo (autunno dell’anno
scorso) ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico.
A luglio, sempre su delega della Procura
torinese, erano stati sequestrati disponibilità finanziarie e beni di varia
natura riconducibili alla Blutec e agli indagati per un valore complessivo di
circa 6 milioni, nonché il 15% circa delle azioni della Metec, il cui valore, “attenendosi
prudenzialmente alle risultanze del bilancio era stato stimato in 10 milioni di
euro” spiegano gli investigatori. Dopo il sequestro e l’immissione in possesso
da parte dell’amministratore giudiziario delle quote della Metec “una più
complessa attività di stima, che ha tenuto conto della notevole esposizione
debitoria di Blutec, ha portato alla conclusione che l’effettivo valore di Metec
si aggiri sui 9,4 milioni” spiegano ancora gli inquirenti.
Il Sole24Ore 27 settembre ’19
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