giovedì 3 ottobre 2019

pc 3 ottobre - Memoria storica: 1969 – Alla Fiat esplode l’autunno, scioperi a singhiozzo

Fiat 1969 – un altro passo avanti: lo sciopero a singhiozzo o a scacchiera
Il mese di settembre stava per finire e le trattative per il rinnovo del contratto dei metalmeccanici languivano. Gli scioperi esterni avevano bloccato nei giorni prestabiliti la produzione alla Fiat, le adesioni dei lavoratori erano state elevate ma la direzione dell’azienda pareva aver sopportato benissimo quei colpi e prospettive immediate di chiusura del contratto non se ne vedevano. Occorreva cercare altre forme di lotta, più incisive, capaci di “colpire di più il padrone” danneggiando meno gli operai, questa l’idea che cominciava a trovare sempre più consenso tra i lavoratori del gruppo torinese. Voleva dire, in pratica, riportare lo sciopero dentro le officine mediante fermate improvvise, di poche ore, articolate per reparti. Non scioperare tutti assieme, ma scioperare a scacchiera, bloccando la produzione ora in questa ora in quell’officina.
In questo modo si creavano ingorghi produttivi. I sindacati torinesi guardavano con diffidenza perché era ancora vivo il il timore che si ripetesse
  • l’esperienza delle lotte di primavera, quando quei tipi di scioperi per officina, improvvisi e articolati, erano risultati incontrollabili per loro. I sindacati sapevano che lo scontro sarebbe diventato più duro, la lotta dei lavoratori avrebbe conosciuto momenti di maggiore tensione che poteva sfociare in denunce, sospensioni, richiesta di cassa integrazione; un po’ come era avvenuto in occasione della lotta all’Officina 32.

Sul finire di settembre nelle Officine 26, 27, 52, 53, 54, 55 di Mirafiori presero il via una serie di scioperi spontanei, autonomi, proclamati dai lavoratori sul luogo di lavoro. Il 1° ottobre si verificarono altre fermate spontanee contro gli straordinari all’Officina 54. Il 2 ottobre si fermarono altri reparti di Mirafiori, mentre lo sciopero a scacchiera si estendeva anche allo stabilimento Lancia, per protestare contro la richiesta di straordinari e all’Officina 73 di Rivalta. Stavolta i sindacati torinesi non corsero ai cancelli a condannare quelle forme di lotta non indette da loro, anzi li legittimarono coinvolgendo nell’organizzazione di essi anche i delegati, eletti un mese prima. Il 3 ottobre, 300 delegati di reparto si riunirono in assemblea alla Camera del lavoro e, assieme ai rappresentanti dei sindacati, decidevano, nel corso di una vivacissima discussione, di passare a forme di lotta articolata.
Il 5 ottobre questa decisione veniva avallata dalle segreterie nazionali dei sindacati metalmeccanici, con forti divergenze interne, che decidevano di estendere a tutte le fabbriche italiane forme articolate di astensione dal lavoro. L’8 ottobre i quattro sindacati, Fiom, Fim, Uilm, Sida proclamarono il primo sciopero articolato di 4 ore per ogni turno. Il volantino distribuito giorni prima, oltre le ragioni dello sciopero, invitava a utilizzare le 4 ore per “assemblee nei refettori” dentro i vari reparti, per decidere forme di lotta sempre “più incisive”, per approfondire le rivendicazioni della piattaforma contrattuale ed eleggere in ogni reparto di tutte le officine i delegati come era avvenuto nello sciopero dell’8 ottobre. Il primo turno a Mirafiori iniziava alle 6 di mattina; immediatamente si formavano cortei interni da un’Officina all’altra, con assemblee volanti. Sono circa 10.000 a sfilare, alla testa bandiere rosse, cartelli e fischietti insieme a tute blu e marroni degli operai, ai grembiuli neri e alle tute candide dei magazzinieri e dei collaudatori, ma anche colletti bianchi di tecnici e impiegati e tailleur delle impiegate. Il corteo si dirige verso la Palazzina degli uffici di fronte alla quale è schierata una doppia fila di guardie Fiat. Urla “fuori, fuori!”, sassate alla vetrate che vanno in frantumi. Fuori dai cancelli vicequestore e l’ufficio politico alla testa di un folto schieramento di polizia, osservavano impotenti, dalla palazzina escono impiegati e funzionari costretti a passare in mezzo al corridoio ricavato nel corteo, ricevendo monetine, sputi, urla di “crumiri”. Questo subbuglio continua fino alle 15,00 ora di inizio del secondo turno, ma molti del primo non se ne sono andati a casa, sono rimasti. Riprendono i cortei interni e alle 16 la Palazzina è circondata. Stavolta entrano forze di polizia per far sgombrare il piazzale. Lo scontro è all’interno e all’esterno, un giovane operaio viene arrestato e rinchiuso in un cellulare, che viene assaltato da gruppi di operai e studenti fino a liberarlo e portarlo dentro la fabbrica protetto da migliaia di operai. Alle 18,30 gli operai rientravano in fabbrica e si dirigevano verso il refettorio al grido di “Assemblea, Assemblea” e “Fiat occupata”, si decideva di continuare lo sciopero e l’occupazione fino alle 23,00. I quattro sindacati, per non perdere i contatti operai denunciavano la polizia di essersi mossa su indicazione della Fiat sconfitta dagli scioperi, ma allo stesso tempo attaccano i gruppi di estrema sinistra, in particolare “Lotta Continua” (si riferiva alla sigla con cui venivano intestati i volantini dell’Assemblea operai studenti, il giornale si formerà a novembre 1969) per i loro atteggiamenti che “collimano con gli intendimenti provocatori della Fiat, devono essere isolati e respinti con la massima decisione”.
Lo stesso giorno alla Pininfarina gli operai avevano imposto l’uscita dei crumiri e degli impiegati, ma anche alla Fausto Corello; alle Fonderie Westinghouse gli operai avevano invaso il cortile interno; stessa cosa a Settimo Torinese alla Fram; alla Easton Livia di Rivarolo la direzione faceva uscire i lavoratori per impedire che invadessero la fabbrica; alla Olivetti di Ivrea il palazzo degli uffici veniva circondato e impedito l’ingresso; stessi episodi alla Spa Stura, a Rivalta e alla Lancia. Il quotidiano La Stampa Sera del 10 ottobre 1969 portava un comunicato dell’Unione Industriale nel quale denunciava i gravi incidenti avvenuti nelle fabbriche e le pesanti violenze, accusava la polizia di passività e minacciava la serrata nel caso simili episodi si fossero nuovamente verificati. Il frutto di queste giornate fu la produzione, a livello operaio, di un grande entusiasmo e partecipazione, ma anche una polemica dentro l’Assemblea Operai Studenti proprio sul fatto che una parte si era appropriata della testata dei volantini dell’Assemblea: “Lotta Continua”, per fare un giornale di una parte dell’Assemblea, non di tutta.
Si riparte con uno sciopero nazionale il 17 ottobre …..
Quelli che arrivavano dal meridione, portavano una freschezza di autonomia che si era andata affievolendo nel vecchio tradizionale corpo operaio torinese in parte deluso, sconfitto e perseguitato nel corso dei decenni precedenti. [Gianni Alasia, un esercito di “terun” invase Torino]

Nessun commento:

Posta un commento