venerdì 4 ottobre 2019

pc 4 ottobre - Oggi sciopero e manifestazione a Roma dei lavoratori della Whirlpool - info e nota dello slai cobas per il sindacato di classe CN che è stato allo stabilimento




Da Potere al Popolo (stralci) - Il 4 ottobre è una tappa importante nella lotta dei lavoratori di tutto il gruppo Whirlpool, con uno sciopero generale di 8 ore in tutti gli stabilimenti, accompagnato da un corteo indetto per le strade della Capitale, per rivendicare il rispetto dell’accordo firmato lo scorso ottobre in cui la multinazionale statunitense si impegnava a restare in Italia, rilanciando la produzione con un piano di investimenti e garantendo l’occupazione di migliaia di lavoratori del gruppo.
I lavoratori e i sindacati rappresentati negli stabilimenti del gruppo Whirlpool stanno portando avanti due settimane di mobilitazione nazionale, fatta di scioperi, cortei, presidi che coinvolgono diverse migliaia di lavoratori dei sei stabilimenti Whirlpool in Italia e di alcune aziende dell’indotto della fabbrica di Napoli.
Riteniamo che vada estesa la solidarietà popolare in ogni città! Il Governo si deve impegnare a garantire la continuità produttiva e la piena occupazione!
Appena 7 mesi dopo, la Whirlpool impone una riconversione-truffa allo stabilimento di Napoli, annuncia il disimpegno, svela il suo gioco: rompere l’accordo firmato con Governo e sindacati nell’ottobre 2018 e andare via dall’Italia.
Se la Whirlpool se ne va da Via Argine (NA) salta molto di più di uno stabilimento. In gioco ci sono gli stabilimenti di Carinaro e della Ex Embraco di Riva di Chieri (gruppo Whirlpool), già oggetto di una riconversione-truffa che ha ridotto la forza-lavoro, imposto cassa integrazione e riduzioni salariali, lasciando le vite di centinaia di lavoratori e di lavoratrici sospese nell’incertezza.

Ancora in gioco ci sono gli stabilimenti di Siena, di Comunanza e Fabriano nelle Marche, che sono già da anni in solidarietà, in cui l’azienda continua a delocalizzare funzioni amministrative e a ridurre la produzione. Senza dimenticare, inoltre, il larghissimo indotto coinvolto. Parliamo di diverse migliaia di posti di lavoro e danni importanti per le economie locali nelle regioni coinvolte....
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In Italia, si trascinano ormai ben 160 crisi aziendali, che coinvolgono oltre 220.000 lavoratori. Molte di queste sono determinate da manovre di aziende multinazionali, come delocalizzazioni, fusioni e acquisizioni con relative ristrutturazioni, fallimenti.
I costi di questi processi, manco a dirlo, sono scaricati sulla classe operaia. Se la Whirlpool l’avrà vinta, mostrando di poter fare il bello e il cattivo tempo, chi impedirà ad altre grandi aziende, oggi o in futuro, di agire ancora una volta indisturbate, impunite, a scapito dei lavoratori e dei territori?
Il Ministro dello Sviluppo Economico e il Presidente del Consiglio hanno promesso, più volte, ai lavoratori della Whirlpool di voler trovare una soluzione alla loro vertenza. In particolare il Ministro Patuanelli, nell’ultima dichiarazione rilasciata dopo il fallimento dell’incontro con La Morgia, ha promesso di impegnare il Governo nell’adozione di tutti gli strumenti necessari per la risoluzione della crisi in corso. Crediamo che sia venuto il momento di passare dalle parole ai fatti!
Per decenni, i governi che si sono susseguiti si sono limitati a offrire alle grandi aziende incentivi pubblici e sgravi fiscali, affrontando le crisi aziendali con lo strumento della cassa integrazione e, in verità, accettando riconversioni senza esercitare alcun controllo pubblico, disimpegnando la funzione pubblica dalla tutela dell’occupazione e della struttura produttiva del paese. Queste soluzioni hanno rivelato la loro inconsistenza! ....
Per queste ragioni, Potere al Popolo accoglie l’appello dei lavoratori della Whirlpool e dei sindacati del gruppo alla mobilitazione del 4 ottobre a Roma, con una decisa presa di posizione: bisogna obbligare la Whirlpool a restare in Italia, con ogni mezzo necessario, ma se quest’ultima si ostina a disimpegnarsi dall’Italia è necessario che il Governo prenda risoluzioni serie contro la Whirlpool e in difesa del lavoro e della produzione, fino a spingersi ad adottare sanzioni economiche forti e provvedimenti che rilevino gli stabilimenti a rischio e rilancino la produzione con investimenti pubblici e un piano industriale di Stato che garantisca la crescita e la piena occupazione.


Report sulla visita solidale alla Whirlpool
Sono 430 operai interessati e quando ci siamo stati sabato scorso, tutti preparavano il prossimo appuntamento 4 ottobre a Roma di tutte le realtà Whirlpool.
La situazione vertenziale appare bloccata. Continua giustamente ad essere respinta la proposta di cessione al nuovo acquirente, che  a quanto sembra vuole farsi soldi ma non produrre.
Nello stesso tempo la proposta dei sindacati confederali: diamo sgravi fiscali alla Whirlpool, è debole e inconsistente anche agli occhi di molti dei lavoratori. Con i dirigenti sindacali confederali ci sono stati dei momenti di scontro sulla radicalità delle forme di lotta, sul fatto che loro sapevano ma non hanno detto prima agli operai e anche ora è forte il sospetto degli operai che non dicano tutto, vi sono anche degli incontri non ufficiali di cui non informano del tutto.
Anche l'idea di nazionalizzazione si scontra con la dichiarata crisi di mercato, in particolare nella UE, e si presenta inconsistente anche l'ipotesi di riconversione (De Magistris - che ha incontrato i nuovi acquirenti e si è fatto imbacuccare sulla questione di una produzione di container refrigeranti – è stato attaccato dagli operai). Così come sono attualmente proposte velleitarie quelle di occupazione della fabbrica per autogestione da parte degli operai della produzione delle lavatrici.
La Whirlpool ha iniziato da NA a portare avanti una lenta dismissione dei suoi stabilimenti in Italia (attualmente 7, di cui quello più grande è a Varese); non ha a quanto pare peraltro interesse a fare un altro prodotto.
Sulla “crisi di mercato” gli operai sono diffidenti; se così fosse – dicono - perchè spostare la produzione in Polonia? Chiaramente sulla questione Polonia/Napoli resta ancora un aspetto di corporativismo (di fronte alla nostra domanda: ma se spostano a Napoli la produzione della Polonia, lì licenziano gli operai, è giusto? Non c'è stata risposta).
Gli operai fino all'inizio della vertenza attuale da 8 anni erano in contratto di solidarietà – frutto di un accordo sindacale - lavorando pochi giorni al mese.

La posizione del Usb/Rete dei comunisti è nella sostanza, al di là dei comunicati pubblici, sbagliata e stupida: “meglio che la vertenza fallisce; gli operai devono prendere una batosta per rendersi conto chi sono i sindacati confederali..". Non si tiene conto che dopo un fallimento i lavoratori restano sfiduciati e vanno a destra non a sinistra.

L'intervento di Potere al popolo di Napoli è largo, continuo e riconosciuto e influenzante; i compagni  hanno fatto e fanno un buon lavoro solidale .

Nella lotta non vi sono altre realtà sociali o politiche. All'inizio qualcuno è andato, tipo Carc con un volantino, poi niente. Operai del Si.cobas sono andati, ma con atteggiamento supponente e con proposte difficilmente praticabili e non sono stati graditi dalla massa operaia. 

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