venerdì 4 ottobre 2019

pc 4 ottobre - FCA Cassino - morte operaia e LACRIME DA COCCODRILLO

  • Il primo ottobre è morto un operaio alla FCA di piedimonte san germano
Stava spostando, insieme a un altro operaio, una pressa di tre tonnellate quando è stato urtato dal pesantissimo macchinario che lo ha ferito al collo e sbalzato in aria, senza lasciargli scampo.
La vittima è Fabrizio Greco, un operaio manutentore di Pontecorvo che tra qualche giorno avrebbe compiuto 40 anni, sposato e padre di due bambine.  L’incidente è avvenuto al reparto presse a freddo intorno alle 3 di notte.Da una prima ricostruzione dei carabinieri, sembra che Greco insieme a un collega stesse spostando un macchinario usato per lo stampaggio delle lamiere per rimetterlo in deposito quando nelle fasi di sollevamento, a causa di un’oscillazione, ci sarebbe stato l’urto che lo ha ferito al collo e lo avrebbe sbalzato....vi è stato uno sciopero di 8 ore su tutti e tre i turni.
ma condividiamo la denuncia dell'ipocrisia sindacale contenuta nell'articolo che segue

da Operai Contro
Di fronte ad un altro operaio morto alla FCA di Cassino non ripetiamo le solite denunce del caso, questa volta commentiamo le dichiarazioni di coloro che socialmente avrebbero la funzione di difenderci come operai, di garantire condizioni di lavoro in sicurezza. Sono solo capaci di versare lacrime di coccodrillo.
Landini, segretario generale della CGIL, assolve in anticipo gli azionisti della FCA, i dirigenti dello
stabilimento e le gerarchie di fabbrica. Nella sua dichiarazione non ne fa parola, come se non avessero responsabilità diretta su come si lavora e si muore nei loro capannoni. Per lui è importante che il governo ha avviato un confronto sulla sicurezza, quattro chiacchiere di formalità attorno ad un tavolo romano…


«Oggi non servono davvero frasi e impegni di circostanza. Il governo ha finalmente avviato con i sindacati un confronto sul tema della sicurezza che adesso deve dare risposte ai lavoratori. Servono investimenti in formazione, prevenzione e controlli. La magistratura – conclude Landini – appurerà cause e dinamiche di questa ennesima tragedia, ma il mondo del lavoro adesso pretende fatti concreti che evitino il ripetersi di simili drammi».
Re David, segretaria generale della FIOM, e Michele De Palma, responsabile FIOM Automotive, oltre al cattivissimo “è ora di finirla”, triste ironia dopo che da anni muoiono sul lavoro 4 operai al giorno, hanno anche il coraggio di scrivere che gli incidenti mortali sono “spesso” determinati dalle condizioni di lavoro. Spesso? Da cos’altro se non dalla pressione dei padroni e dalla loro necessità di contenere i costi e aumentare i profitti? Certo che gli assassinii sul lavoro sono determinati dall’ambiente in cui si è costretti a lavorare, ma cosa ne sanno i dirigenti sindacali passati da una scrivania ad un’altra?
«Continua la scia di incidenti mortali, determinati spesso dalle condizioni di lavoro. È ora di finirla. Serve un confronto sugli investimenti, sulla formazione e sulla salute e sicurezza nei luoghi di lavoro. È necessaria un’iniziativa del Governo per aumentare la prevenzione e i controlli con i servizi ispettivi, ormai sempre più in carenza anche di personale».
Bentivogli, lo sbruffone della FIM, scopre che è indegno di un paese civile un bilancio di più di 600 operai morti dall’inizio dell’anno. E’ un po’ in ritardo, se ne è accorto solo ora e la ragione è semplice, l’operaio è morto schiacciato alla FCA e non può fare finta di niente: le fabbriche della FCA sono state portate a modello della sua attività sindacale moderna, come un fiore all’occhiello. Anche lui tira in ballo la civiltà di un paese per coprire l’inciviltà dei padroni FIAT.
«Questa notte alle 3.01 alla #FCA di #Cassino un giovane manutentore è rimasto schiacciato mentre agganciava uno stampo e ha perso la vita. Oltre 600 morti nel 2019, bilancio indegno per un paese civile. Tutta la FIM-CISL vicina ai familiari del ragazzo».
Un capolavoro di impostura è il comunicato di Rocco Palombella, segretario generale della UILM, il dirigente sindacale si chiede come sia stato possibile per un operaio morire in uno stabilimento “nonostante le misure di sicurezza normalmente adottate in fabbrica..” Forse è colpa dell’operaio stesso, Palombella introduce il dubbio, mette le mani avanti, deve coprire la dirigenza FCA e il suo collaborazionismo.
«Abbiamo appreso con triste costernazione della tragedia consumatasi nella notte alla FCA di Cassino che è costata la vita ad un addetto alle presse. Erano molti anni che non avevamo un incidente di tale gravità in FCA e attendiamo di sapere dagli inquirenti come sia possibile che sia accaduto un episodio mortale nonostante le misure di sicurezza normalmente adottate in fabbrica. Esprimiamo il nostro più profondo cordoglio e la nostra più sentita vicinanza alla famiglia del lavoratore che ha perso la vita».
A Cassino non hanno potuto fare a meno di dichiarare otto ore di sciopero, ma si sono ben guardati da indirizzare la protesta contro i primi responsabili, contro la direzione FCA, contro il padrone FCA. Per tutto il gruppo invece basta un minuto di silenzio. Ma la vita di un operaio, dopo 600, morto schiacciato da una pressa, alle 3.15 della notte, vale per i suoi compagni solo un minuto di silenzio? Non vale forse, per iniziare, una fermata di tutta la FCA? Ma con capi sindacali del genere non c’è da aspettarsi nient’altro che “cordoglio e vicinanza”. Tocca a noi operai reagire a questa strage, se non difendiamo noi stessi la pelle, nessuno lo farà per noi.
E.A

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