lunedì 18 marzo 2019

pc 18 marzo - Napoli antirazzista - Baby Gang e Razzismo, quando l'emergenza è creata dallo Stato



Dopo gli ultimi avvenimenti nella città di Napoli, che hanno visto aggressioni a sfondo xenofo da parte di bande di giovanissimi, diventa sempre più difficile riuscire prendere la parola ed aprire riflessioni che sfuggono al sensazionalismo e alla semplificazione di una certa narrazione dei mass media. Chi vive in certi quartieri popolari e porta avanti progetti e  presidi di solidarietà sa bene che le semplificazioni e i titoli sensazionalistici non aiutano per niente.
Le contraddizioni sono tante, la rabbia sociale, la violenza, il razzismo, la sopraffazione, l'intolleranza non sono nient'altro che lo specchio della società dove siamo immersi. È più facile parlare dell'ennesima emergenza baby gang, è più difficile capire quello che sta succedendo in diversi quartieri e nella società più in generale.
Era il 3 febbraio del 2018 quando Luca Traini, un fascista, compieva un atto terroristico a Macerata,
sparando 6 persone di origine straniera, le massime autorità dello stato nell'imbarazzo più generale non si degnarono di visitare le vittime. Il 5 marzo, dello stesso anno,  all'indomani delle elezioni politiche, un altro attentato a Firenze toglie la vita ad un ambulante senegalese, Idy Diene, Firenze ripiombò subito nell'incubo di 7 anni fa quando il fascista Casseri uccideva a sangue freddo Samb e Diop. Non scordiamo le dichiarazioni di Marco Minniti, che dopo aver rivendicato le dichiarazioni sulla presunta tenuta democratica del Paese, dovuta a suo dire dall'immigrazione, aggiungeva all'indomani dei fatti di Macerata:“Quella è stata una rappresaglia di odio razziale.

Noi fermando gli sbarchi, costruendo la legalità e la sicurezza abbiamo fatto capire qual è il confine tra democrazia e populismo”. Nello stesso anno mentre diversi studi dimostravano l'aumento di attacchi violenti a sfondo razzista, Salvini e Dimaio negavano la verità di fronte alle telecamere e alle continue notizie di cronaca di spari con pistole a pressione da Nord a Sud. Ecco questi sono tutti elementi che ci portano ad interrogarci sulle responsabilità politiche e di una certa stampa, locale e nazionale, sugli ultimi avvenimenti. Il razzismo non nasce dal nulla, non si diffonde da solo, e di sicuro le baby gang non l'hanno creato.
Quello che è successo negli ultimi giorni a Napoli è il semplice risultato di chi da mesi, tramite comitati di quartieri eterodiretti politicamente, di gruppi elettorali di “Noi con Salvini”, di personaggi politici locali come Cantalemessa (Lega), e di un certo giornalismo locale, hanno vomitato odio, diffuso tensione, additando la popolazione straniera di tutti i problemi sociali e storici che vive il quartiere Vasto. Il tutto accompagnato da  attacchi discriminatori e lesivi dei diritti umani, senza precedenti, ai danni dei migranti dai governi di centro sinistra e centro destra. Ecco se noi non partiamo da qui non potremmo mai capire quello che sta succedendo. I quartieri dove sono avvenuti le aggressioni, sono quartieri che presentano diversi problemi. Parliamo di un altissimo tasso di evasione scolastica, un altissimo tasso di disoccupazione, fortissime carenze di servizi, problemi decennali di viabilità, scarsa illuminazione, assenza di progetti di rigenerazione urbana, assenza di luoghi aggregazione e la presenza capillare sul territorio di organizzazioni criminali. Chi vive in questi quartieri è dimenticato e abbandonato dallo Stato e dalle istituzioni. È qui che il fenomeno delle bande giovanili si sviluppa e riproduce, un prodotto del disagio sociale e giovanile. Giovanissimi senza prospettive, senza futuro, che nelle dinamiche di gruppo trovano l'illusione della loro rivalsa sociale e scaricano con la violenza la frustrazione sociale in cui sono stati ingabbiati. Questi sono i due piani di analisi dai quali si deve partire se si vuole tentare di comprendere cosa succede. Se in un contesto di fortissimo disagio sociale, inizia a penetrare il discorso razzista che lo Stato e diversi gruppi politici cittadini propugnano attualmente, allora gli effetti saranno scontati. Le bande giovanili si sentiranno legittimate ed incitate ad attaccare le minoranze etniche. Su di loro sarà più facile sfogare la propria frustrazione, la propria rabbia sociale e il nuovo razzismo che gli arriva direttamente dalle autorità. La deriva è in corso, gli attacchi aumentano, le denunce arrivano solo per gli episodi più gravi, ma la matrice e i mandanti politici e morali rimangono sulle proprie poltrone, qualche ragazzino verrà punito, ma la diffusione di questo fenomeno la si deve ricercare altrove. Li dove costruiamo percorsi di socialità, solidaietà e mutualismo, riusciamo a rallentare e bloccare la diffusione, li dove non arrivano questi modelli, arrivano  la televisione, i giornalacci e arrivano i social network saturi ed impregnati di discorsi razzisti pubblici e arrivano i razzisti in giacca e cravatta. Ed è in questa guerra asimmetrica che ci troviamo a resistere. Questa ennesima ondata razzista l'ha creata lo Stato e spetta agli uomini e alle donne libere combatterla, perchè ogni centimetro e ogni minuto lasciato non venga occupato dall'odio razzista.
    

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