A Taranto il ritorno sul 2° capitolo de "Le lotte di classe in Francia" è avvenuto in maniera diversa.
Vi è stato una sorta di "esercizio": usare le grandi lezioni, leggi descritte da Marx per farne strumento di avanzamento nella capacità di lettura dei compagni delle classi, della lotta di classe, nella realtà concreta.
Il 2° capitolo de “Le lotte di classe in Francia” di Marx fornisce uno spaccato illuminante sul rapporto proletariato/movimenti della
piccola borghesia, la cui analisi e conseguente azione deve essere oggi all'OdG per i comunisti, affinchè il proletariato non venga usato o vada dietro le illusioni della piccola borghesia; illusioni che oggi si presentano anche nel loro aspetto reazionario.
Prendiamo la situazione a Taranto. Essa è un esempio che quando
le classi sociali si mettono in movimento si vede bene la
differenza/contrapposizione tra interessi del proletariato e
interessi della piccola borghesia, come gli attuali limiti e debolezze del proletariato.
Guardiamo a due realtà.
Il movimento ambientalista. Questo movimento è diretto
dalla piccola e media borghesia. La presenza del proletariato, in quanto tale è
irrilevante, e in particolare la presenza e il ruolo degli operai è inesistente. Gli operai presenti nei 'Liberi e pensanti',
nella Cub/Flmu sono parte del movimento radicale della piccola
borghesia, si sono consegnati alla piccola borghesia, agiscono, hanno gli obiettivi, parlano come gli esponenti della piccola borghesia (“siamo per la chiusura della
fabbrica”); oggi sono quegli operai che non vogliono tornare in
fabbrica.
Vanno dietro la piccola borghesia che
porta avanti le illusioni che fermo restando il capitalismo sia
possibile avere l'aria pulita.
Qual'è il lato debole del proletariato? La non presenza autonoma
degli operai nella lotta delle masse popolari contro l'inquinamento, ora nella lotta delle
masse, donne Tamburi. Ma gli operai non possono far finta di niente.
Nello stesso tempo gli
operai in fabbrica sono sotto l'egemonia della aristocrazia
operaia, dei sindacati, compresa l'Usb.
Gli operai come classe, quindi, senza organizzazione e movimento autonomo, si trovano da un lato ad essere soffocati, insultati, ricattati dalla piccola borghesia che, a volte li usa, ma così li consegna al padrone; dall'altra ad essere frenata, deviata dall'aristocrazia operaia.
In entrambi i casi perdono su tutta la linea.
I comunisti hanno quindi due fronti di lotta, politica, ideologica, pratica tra la classe operaia: il fronte delle illusioni portate dalla piccola borghesia, il fronte dell'aristocrazia operaia che diventa sempre più corporativa.
D'altra parte la stessa piccola borghesia, senza la forza degli operai, non vince su niente, non può vincere! E si deve accontentare di fogli, documenti, al massimo incontri. I padroni, la borghesia delle Istituzioni perchè mai dovrebbe dare qualcosa ad una realtà che non ha la possibilità di creargli veri problemi?
La mobilitazione dell'8 marzo. Che classi stavano in
piazza, chi dirigeva, che rapporto aveva con le masse?
Nella piazza dell'8 marzo i “proletari” erano le mamme dei
Tamburi. Le loro rivendicazioni fanno parte della condizione operaia.
Come si comporta la piccola borghesia, per esempio al momento di
formare una delegazione per l'incontro col Sindaco? Prima dice che le
mamme devono salire, poi si piazza davanti al portone per non far
passare le mamme che volevano entrare. Quindi, alla fine, entrano 4
uomini e due mamme utilizzate da “contorno” come forza di
pressione.
La borghesia rappresentata dal Sindaco fa salire la piccola
borghesia, perchè ha dietro le masse, ma dice subito: sali, ma tu
non devi fare il violento (non devi fare il “proletario”).
Borghesia (Comune) e piccola borghesia (Liberi e pensanti,
ambientalisti, "genitori tarantini", ecc.) sono uniti nel cancellare il proletariato, la
rivendicazione delle mamme dei Tamburi e l'8 marzo, lo sciopero delle
donne.
Il Comunicato finale sull'incontro è espressione di questa
situazione: le istanze della piccola borghesia vengono raccolte,
quelle del proletariato no, nel testo non si parla più delle scuole
dei Tamburi. Si accetta di fatto che le scuole debbano essere chiuse, mentre non si dice che le collinette si devono togliere
Noi l'8 marzo portiamo in quella piazza la voce delle donne
proletarie, le lavoratrici delle ditte di pulizia, che sono della
stessa classe delle mamme dei Tamburi ma non si parlano. Le
lavoratrici proletarie che lottano per il lavoro, le condizioni di
lavoro, la dignità, devono legarsi alle donne che lottano contro
l'inquinamento. Lo fanno quando dicono, attraverso l'Mfpr, che loro
questa lotta la fanno da tempo, con occupazioni, scontri, sono state
anche represse, ma hanno vinto, e per questo possono dire “noi
abbiamo titolo a parlare con le donne del quartiere”. Il
proletariato, con la voce del Mfpr, con fatica cerca di portare le
proprie istanze e con coraggio e determinazione sfida una direzione
della piazza ostativa, interviene al microfono principale. La piccola
borghesia dice: “L'8 marzo non c'entra”, fa cordone, usa slogan "popolari" per impedire l'intervento. Ma non ce la fa e deve fare “buon
viso a cattivo gioco”.
La sera avviene l'8 marzo delle donne della piccola borghesia, che
recitano a soggetto. Tutte denunciano i vari aspetti della condizione
delle donne, tutte si lamentano; ma lo sciopero delle donne sparisce,
esso è “globale”, o personale, che vuol dire “non lotta”.
Nudm ha cancellato gli scioperi reali, benchè quest'anno siano stati
più estesi.
Anche qui si pone chiaramente la necessità delle donne proletarie di prendere coscienza della necessità del loro ruolo, di aumentare in quantità, azione, riconoscimento, altrimenti sono anch'esse soffocate.
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