venerdì 22 marzo 2019

pc 22 marzo - Elezioni in Basilicata - astensionismo, ma c'è bisogno di altro per spazzare via questi personaggi

L’elezioni in Basilicata sono un insulto ai proletari e alle masse popolari civili e rispettabili di questa Regione.
Una giunta regionale caduta per corruzione, targata fondamentalmente PD e da sempre asservita ai padroni, all’Eni e a ciò che c’è di affaristico e parassitario in questa regione, dove le fabbriche, in primis la Fca Sata di Melfi, sono un corpo estraneo nelle mani dei padroni, verso i quali il potere politico oltre che il servilismo sviluppa, insieme ai sindacati confederali, solamente il clientelismo per piazzare assunzioni.
Dalla putrefazione della giunta PD, in una fase di assenza di opposizione proletaria, politica e sociale significativa – anche in questa regione la sedicente sinistra si è dispersa in malo modo.
Si disputano la Regione tre ignobili personaggi. Un ex generale, salvato dalla galera da Forza Italia e oggi è da riferimento dei rottami berlusconiani e dei fascisti mai scomparsi della Meloni e soprattutto
dell’astro nascente e vincente Salvini. Quest’ultimo, come al solito, coi soldi pubblici della sua funzione di Ministro degli Interni, ha fatto la sua campagna elettorale, sperando di continuare la sua marcia trionfale incamerando i voti del suo campo e del sedicente campo avverso degli M5S.
Un velo pietoso poi bisognerebbe stendere sul candidato del PD-centrosinistra. Il cui unico “titolo di merito” che ha fatto scalpore è quello di vantarsi di essere ‘almirantiano’ e figlio coerente del Msi.
I 5stelle che anche qui avevano fatto il pieno di voti, perfino degli operai alla Sata di ìMelfi, ora sono degli aperti ingannapopolo, riconosciuti come tali, con una maschera sempre più difficile da mantenere. Mattia è un ex di Forza Italia, che non è riuscito a far carriera neanche in quel partito che come costume di molti dei 5stelle, compreso il signore che fa il primo ministro, è un vanta-titoli. Il programma è addirittura copiato quasi di sana pianta, guarda un po', dalla rivista di Massimo D’Alema – ma si sa che nel M5S i programmi sono pura carta straccia.
Quasi lo stesso giorno delle elezioni manifestano decine di migliaia di persone a Roma (i No tap, No Tav…) proprio contro le false promesse dei programmi della Di Maio/Grillo/Casaleggio associati.
Non manca come sempre nel teatrino della politica la comparsa della sedicente sinistra più radicale, Tramutoli. Questa volta il docente piccolo borghese, il cui titolo di credito principale è di aver avuto una dichiarazione di sostegno di Varufackis, altro personaggio di cui sarà necessario parlare in occasione delle elezioni europee.
Circa i candidati che sono nelle liste non mancano la solita serie di impresentabili. Due di loro addirittura sono dei condannati, che in caso di elezione sarebbero sospesi.

Non votare in questa Regione è solo un atto di semplice dignità. Ma ormai ampiamente insufficiente se proletari e masse non soggiogate dall’ideologia e dalla politica borghese, nè subito ricattati per un pezzo di pane di lavoro sottosalario non trovano la maniera per organizzarsi e lottare e per costruire a partire da questo l’alternativa politica e sociale necessaria.
La chiave della Regione è ancora e sempre il ruolo degli operai della Fca di Melfi. Nessuno può scordare che in questa Regione, il miglior prodotto della lotta di classe furono i 21 giorni della rivolta della Sata

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