sabato 23 marzo 2019

pc 23 marzo - Una piazza per la indimenticabile Teresa Noce e un saluto al partigiano Calì

Dedicata alla "madre costituente" Teresa Noce la piazza di fronte all'ex Incet

Il figlio Giuseppe ha ricordato il suo impegno nella lotta contro il fascismo e le mafie

“Teresa Noce è tornata a casa”. La piazza di fronte all’ex Incet e a Edit è stata intitolata ufficialmente alla “madre costituente” nata a Torino. Ieri tutti in piazza per ricordare la forza di questa donna che ha segnato la storia dell’Italia.

Teresa Noce, partigiana, antifascista e madre costituente, è stata una politica italiana il cui impegno nella legislazione sul lavoro femminile è ampiamente riconosciuto ancora oggi: è a lei che si deve l’attuale legge sulla maternità. Alla cerimonia di intitolazione della piazza hanno partecipato centinaia di bambini delle scuole elementari: un modo per tramandare loro i valori cardine su cui è fondata la Repubblica. Alla cerimonia ha partecipato Giuseppe Longo, figlio di Teresa Noce, che ha ricordato l’impegno della madre contro il fascismo e le mafie: “Mia mamma, durante i bombardamenti e nel campo di concentramento, ha sempre avuto paura ma non per sé: per il futuro dei suoi figli”.

Per tre volte beffò i fascisti: addio al partigiano Calì, testimone della Benedicta

Si è spento a 95 anni Renato Gemme, partigiano Calì: per tre volte beffò i fascisti, una volta portandosi via anche le loro armi. Era uno degli ultimi testimoni della Benedicta
ARQUATA SCRIVIA – Si è spento a 95 anni Renato Gemme, nome di battaglia Calì, uno degli ultimi testimoni della strage della Benedicta (di cui tra pochi giorni ricorrerà il 75esimo anniversario). Nato a Gavi nel 1924, Gemme ha vissuto per lo più ad Arquata Scrivia. Durante la seconda guerra mondiale, Calì si unì ai partigiani che operavano in val Lemme. Riuscì a scampare per un soffio al rastrellamento della Benedicta ma fu arrestato qualche giorno dopo.
Protagonista di una nuova fuga, fu poi reclutato a forza nelle Brigate Nere, sotto la minaccia di essere spedito in un campo di concentramento in Germania. Anche in quel caso, però, rimase per poco nelle mani dei fascisti: per la terza volta li beffò e scappò portando con sé diverse armi sottratte ai suoi aguzzini, entrando a far parte delle truppe della Resistenza. «Partecipò alla lotta di Liberazione nel gruppo dei mortaisti della val Borbera, “dalla mira non sempre precisa”, come amava raccontare sorridendo», ricorda oggi Gian Luigi Pallavicini, presidente della sezione Anpi Arquata-Grondona.

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