TREVISO - Una denuncia nei confronti del ministro dell'Interno, Matteo Salvini,
in cui si ipotizza il reato di istigazione all'odio razziale (legge
Mancino), aggravata dalla posizione di responsabile di una pubblica
funzione, è stata presentata da alcuni cittadini alla procura della
Repubblica di Treviso. Per i firmatari il reato si sarebbe consumato
attraverso una serie di affermazioni pubbliche rese dal ministro - tra
giugno e luglio - tra le quali citano: "per gli immigrati
clandestini è finita la pacchia, preparatevi a fare le valigie, in
maniera educata e tranquilla, ma se ne devono andare".
L'ESPOSTO DEI CITTADINI DI TREVISO
E poi: "Gli immigrati che campeggiano qui a pranzo e a cena sono evidentemente troppi". E ancora: "...una ricognizione sui rom in Italia per vedere chi, come, quanti... rifacendo quello che fu definito il censimento, facciamo un'anagrafe". E infine: "I rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa".
• LA DENUNCIA DEGLI ATTIVISTI DI BAOBAB EXPERIENCE
Una analoga denuncia, depositata il 1 agosto da un gruppo di sedici cittadini e attivisti romani, era
stata annunciata dal portavoce dell'associazione Baobab Experience, Roberto Viviani, dall'avvocato Francesco Romeo e dall'attivista Paule Yao. "Il ministro - aveva spiegato Romeo - ha giurato sulla Costituzione che vieta ogni forma di discriminazione".
La denuncia aveva preso il via da un tweet del Ministro e vicepremier leghista dello scorso 12 luglio: "Andate via, andate via, andate via "era il suo commento a una senteza della Cassazione secondo cui frasi come "dovete andare via" rivolte ai migranti "sono espressive della volontà" che i migranti "lascino i territorio italiano a cagione della loro identità razziale". Per gli attivisti romani quel tweet di Salvini "aveva delegittimato la sentenza della Suprema Corte".
Pochi giorni dopo a rivogersi alla procura sempre ipotizzando l'istigazioe all'odio razziale era stato un trentenne "cittadino italiano di etnia rom", Aliesvki Musli.
QUANDO SALVINI DISSE: "PER I MIGRANTI È FINITA LA PACCHIA"
Nella denuncia si evidenzia che le dichiarazioni del ministro Salvini avrebbero suscitato e alimentato sul web decine di "commenti xenofobi e razzisti". "Le affermazioni del Ministro, singolarmente e complessivamente considerate - rilevano i firmatari della denuncia -, hanno travalicato scientemente il limite del legittimo esercizio del diritto di manifestazione del pensiero previsto dall'art. 21 della Costituzione, e non sono pertanto tutelate dalla libertà d'espressione".
L'esposto (di cui ha dato notizia la Tribuna di Treviso) è stato presentato in procura da Luigi Calesso, Gabriella Casagrande, Marta Cassano, Said Chaibi, Renato Zanivan, volti noti della politica e delle istituzioni trevigiane. Chaibi, in particolare, ex consigliere comunale della maggioranza che appoggiava l'allora sindaco Giovanni Manildo, è stato anche candidato sindaco (non eletto) alle ultime comunali, per la coalizione civica 'Sinistra per Treviso'. Zanivan ha ricoperto il ruolo di segretario cittadino di Sel. Calesso proviene dal mondo dell'associazionismo trevigiano.
"Non siamo contro la libertà di opinione - ha spiegato Calesso - ma riteniamo che certe espressioni privino quella degli altri e favoriscano l'odio e un certo rischio sociale". "Il nostro - rileva - è un gesto che non vuole influenzare la magistratura, ma sensibilizzare l'opinione pubblica e far capire che in Italia non tutti la pensano come Salvini".
Secondo Calesso, l'aggravante delle affermazioni di Salvini rispetto ai migranti sta nel fatto "che il ministro rappresenta una istituzione dello Stato. L'Italia ha firmato la Convenzione europea sui diritti dell'uomo, che indica come la libertà di espressione sia sì libera. Ma debba essere rispettosa degli altri".
L'ESPOSTO DEI CITTADINI DI TREVISO
• LA DENUNCIA DEGLI ATTIVISTI DI BAOBAB EXPERIENCE
Una analoga denuncia, depositata il 1 agosto da un gruppo di sedici cittadini e attivisti romani, era
stata annunciata dal portavoce dell'associazione Baobab Experience, Roberto Viviani, dall'avvocato Francesco Romeo e dall'attivista Paule Yao. "Il ministro - aveva spiegato Romeo - ha giurato sulla Costituzione che vieta ogni forma di discriminazione".
La denuncia aveva preso il via da un tweet del Ministro e vicepremier leghista dello scorso 12 luglio: "Andate via, andate via, andate via "era il suo commento a una senteza della Cassazione secondo cui frasi come "dovete andare via" rivolte ai migranti "sono espressive della volontà" che i migranti "lascino i territorio italiano a cagione della loro identità razziale". Per gli attivisti romani quel tweet di Salvini "aveva delegittimato la sentenza della Suprema Corte".
Pochi giorni dopo a rivogersi alla procura sempre ipotizzando l'istigazioe all'odio razziale era stato un trentenne "cittadino italiano di etnia rom", Aliesvki Musli.
QUANDO SALVINI DISSE: "PER I MIGRANTI È FINITA LA PACCHIA"
Nella denuncia si evidenzia che le dichiarazioni del ministro Salvini avrebbero suscitato e alimentato sul web decine di "commenti xenofobi e razzisti". "Le affermazioni del Ministro, singolarmente e complessivamente considerate - rilevano i firmatari della denuncia -, hanno travalicato scientemente il limite del legittimo esercizio del diritto di manifestazione del pensiero previsto dall'art. 21 della Costituzione, e non sono pertanto tutelate dalla libertà d'espressione".
L'esposto (di cui ha dato notizia la Tribuna di Treviso) è stato presentato in procura da Luigi Calesso, Gabriella Casagrande, Marta Cassano, Said Chaibi, Renato Zanivan, volti noti della politica e delle istituzioni trevigiane. Chaibi, in particolare, ex consigliere comunale della maggioranza che appoggiava l'allora sindaco Giovanni Manildo, è stato anche candidato sindaco (non eletto) alle ultime comunali, per la coalizione civica 'Sinistra per Treviso'. Zanivan ha ricoperto il ruolo di segretario cittadino di Sel. Calesso proviene dal mondo dell'associazionismo trevigiano.
"Non siamo contro la libertà di opinione - ha spiegato Calesso - ma riteniamo che certe espressioni privino quella degli altri e favoriscano l'odio e un certo rischio sociale". "Il nostro - rileva - è un gesto che non vuole influenzare la magistratura, ma sensibilizzare l'opinione pubblica e far capire che in Italia non tutti la pensano come Salvini".
Secondo Calesso, l'aggravante delle affermazioni di Salvini rispetto ai migranti sta nel fatto "che il ministro rappresenta una istituzione dello Stato. L'Italia ha firmato la Convenzione europea sui diritti dell'uomo, che indica come la libertà di espressione sia sì libera. Ma debba essere rispettosa degli altri".
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