Stati Uniti-India: Washington, dialogo Esteri-Difesa “importante per rafforzare il nostro impegno”
Washington, 21 ago 11:38 - (Agenzia Nova) - Alice Wells, vicesegretaria di Stato Usa per gli Affari dell’Asia centrale e meridionale, parlando con la stampa estera a Washington in vista della conferenza sull’Oceano Indiano ospitata dall’India Foundation ad Hanoi, in Vietnam, il 27 e 28 agosto, ha sottolineato l’importanza del dialogo “2+2” tra i ministri degli Esteri e della Difesa di India e Stati Uniti, rispettivamente le indiane Sushma Swaraj e Nirmala Sitharaman e gli statunitensi Mike Pompeo e Jim Mattis, che si terrà a Nuova Delhi il 6 settembre: “È un’importante opportunità per discutere e rafforzare il nostro impegno su una serie di priorità diplomatiche e di sicurezza ed è davvero un’indicazione dell’approfondimento della partnership strategica di cui beneficiamo insieme all’India”. La rappresentante del dipartimento di Stato statunitense ha ribadito la centralità dell’India nella strategia per la sicurezza nazionale e in quelle per l’Asia del Sud e l’area indo-pacifica.
Anticipando i temi dell’incontro del 6 settembre, Wells ha affermato che la discussione si concentrerà su come rendere operativo lo status dell’India di “major partner” nella difesa, un
riconoscimento che risale al 2016 e non è stato attribuito a nessun altro paese, e ha sottolineato la crescita della cooperazione nella difesa: nel 2008 valeva “sostanzialmente zero dollari”; ora ha raggiunto un valore di 18 miliardi di dollari. Inoltre, gli Stati Uniti effettuano esercitazioni militari con l’India più che con qualsiasi altro paese. Ora l’obiettivo è “portare questa partnership a un nuovo livello, che non riguardi solo le acquisizioni per la difesa, ma davvero il modo di inquadrare le sfide e come vogliamo rispondere”.
Wells ha ricordato che la relazione India-Usa poggia sui valori democratici e sul riconoscimento di un ordine basato sul diritto. Inoltre, ha dichiarato che per la Casa Bianca aprire il commercio con l’India è “un obiettivo strategico”, dato il potenziale del mercato indiano, ammettendo che “le barriere tariffarie e non tariffarie sono motivo di preoccupazione, così come i diritti di proprietà intellettuale”, temi sui quali è in corso “un dialogo molto intenso” tra i partner. Gli scambi commerciali bilaterali attualmente valgono 126 miliardi di dollari, con un incremento annuo di dieci miliardi, con rilevanti acquisti da parte indiana nei settori dell’aviazione civile, dell’energia e della difesa.
Infine, la responsabile degli Affari dell’Asia centrale e meridionale del dipartimento di Stato Usa ha riferito che Washington intende collaborare con Nuova Delhi per individuare progetti comuni anche al di fuori dell’India, ad esempio in Nepal o nello Sri Lanka. “Uno dei nuovi grandi elementi della nostra relazione con l’India è che stiamo lavorando in paesi terzi”, ha spiegato Wells, citando come esempi alcuni interventi di assistenza allo sviluppo in Africa, con particolare riferimento alla sanità e all’addestramento nel peacekeeping, e programmi per la ricostruzione dell’Afghanistan. Il dialogo Esteri-Difesa è stato rimandato due volte quest’anno: ad aprile a causa dell’estromissione del segretario di Stato statunitense Rex Tillerson, poi sostituito da Pompeo, e a luglio a causa di altri impegni di quest’ultimo. L’incontro, concordato telefonicamente tra il primo ministro dell’India, Narendra Modi, e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sarà il primo tra i quattro interlocutori. Sitharaman e Mattis si sono incontrati due volte, una a Nuova Delhi e l’altra a Singapore; Swaraj e Pompeo si sono parlati solo per telefono.
A luglio gli Stati Uniti hanno elevato lo status di partner commerciale dell’India allo stesso livello di gran parte degli alleati della Nato, l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, con l’obiettivo principale di accelerare la vendita di prodotti di difesa e non ad alta tecnologia soggetti a controlli e restrizioni. La concessione di questo tipo di autorizzazione potrebbe preludere alla firma del Communications Compatibility and Security Agreement (Comcasa), l’accordo per la compatibilità e la sicurezza delle comunicazioni, sottoscrivendo il quale l’India accetterebbe l’installazione di apparecchiature di comunicazione sulle piattaforme militari acquistate dagli Stati Uniti. Con la firma del Comcasa, inoltre, Washington potrebbe autorizzare la vendita a Nuova Delhi di droni armati Guardian; sarebbe la prima volta al di fuori della Nato; sarebbe anche la prima volta nella regione, dove la tensione tra India e Pakistan è alta.
Gli Stati Uniti negli ultimi anni hanno aumentato le esportazioni di armamenti in India, diventandone il secondo fornitore: tra il 2008-12 e il 2013-17 l’aumento, sempre secondo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), è stato del 557 per cento. Dal 2008 l’India ha comprato e ordinato asset per la difesa per 15 miliardi di dollari: aerei da trasporto Lockheed Martin C-130J Super Hercules e Boeing C-17 Globemaster III, aerei da pattugliamento marittimo Boeing P-8 Poseidon, missili Harpoon, elicotteri Boeing AH-64 Apache e Boeing CH-47 Chinook, obici M777.
La Russia, comunque, resta il primo fornitore di armamenti dell’India, col 68 per cento delle forniture tra il 2012 e il 2016, sempre secondo i dati del Sipri, e Washington teme che questo legame ostacoli il rafforzamento della cooperazione militare e l’interoperabilità tra Usa e India. Nuova Delhi sta concludendo con Mosca la trattativa per la compravendita dei sistemi d’arma antiaerei S-400 Triumf e ha accolto con sollievo l’approvazione da parte del Congresso degli Stati Uniti, nell’ambito del bilancio per la difesa, di un emendamento alla legge Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act (Caatsa), che prevede sanzioni per i paesi terzi che concludono “significative transazioni” con 39 entità russe, tra le quali Rosoboronexport, l’agenzia per le esportazioni militari.
Il tema sarà probabilmente tra i più rilevanti del dialogo, insieme al ritiro di Washington dall’accordo con l’Iran sul nucleare (il Pacg, Piano d’azione congiunto globale del 2015 firmato anche da Regno Unito, Germania, Russia, Francia e Cina) e alla reintroduzione di sanzioni contro Teheran. Potrebbero esserci contraccolpi, infatti, sullo sviluppo, con investimenti indiani, del porto iraniano di Chabahar: uno scalo strategico per aprire un corridoio di trasporto che permetta all’India di aggirare il Pakistan. Potrebbero esserci ripercussioni anche più rilevanti sulle importazioni petrolifere, dato che l’Iran è il terzo fornitore di petrolio dell’India, dopo l’Iraq e l’Arabia Saudita.
Per quanto riguarda il commercio, infine, il governo indiano ha rinviato al 18 settembre l’entrata in vigore dell’aumento dei dazi doganali su diversi beni importati dagli Stati Uniti, inizialmente prevista per il 4 agosto, un’iniziativa di ritorsione rispetto a quella statunitense sulle tariffe dell’acciaio (25 per cento) e dell’alluminio (dieci per cento). Tra i temi ancora non risolti c’è quello del Sistema generalizzato delle preferenze (Sgp), un regime di favore che consente l’ingresso senza dazi negli Stati Uniti di merci importate da alcuni paesi in via di sviluppo. L’India è tra i principali beneficiari: nell’ambito di questo regime, l’anno scorso ha esportato negli Usa beni per 5,6 miliardi di dollari, un quinto delle esportazioni totali verso il paese nordamericano. L’ufficio del rappresentante statunitense (Ustr) per il Commercio, però, ha contestato una serie di programmi pubblici indiani, generali o settoriali, a sostegno delle esportazioni.
Washington, 21 ago 11:38 - (Agenzia Nova) - Alice Wells, vicesegretaria di Stato Usa per gli Affari dell’Asia centrale e meridionale, parlando con la stampa estera a Washington in vista della conferenza sull’Oceano Indiano ospitata dall’India Foundation ad Hanoi, in Vietnam, il 27 e 28 agosto, ha sottolineato l’importanza del dialogo “2+2” tra i ministri degli Esteri e della Difesa di India e Stati Uniti, rispettivamente le indiane Sushma Swaraj e Nirmala Sitharaman e gli statunitensi Mike Pompeo e Jim Mattis, che si terrà a Nuova Delhi il 6 settembre: “È un’importante opportunità per discutere e rafforzare il nostro impegno su una serie di priorità diplomatiche e di sicurezza ed è davvero un’indicazione dell’approfondimento della partnership strategica di cui beneficiamo insieme all’India”. La rappresentante del dipartimento di Stato statunitense ha ribadito la centralità dell’India nella strategia per la sicurezza nazionale e in quelle per l’Asia del Sud e l’area indo-pacifica.
Anticipando i temi dell’incontro del 6 settembre, Wells ha affermato che la discussione si concentrerà su come rendere operativo lo status dell’India di “major partner” nella difesa, un
riconoscimento che risale al 2016 e non è stato attribuito a nessun altro paese, e ha sottolineato la crescita della cooperazione nella difesa: nel 2008 valeva “sostanzialmente zero dollari”; ora ha raggiunto un valore di 18 miliardi di dollari. Inoltre, gli Stati Uniti effettuano esercitazioni militari con l’India più che con qualsiasi altro paese. Ora l’obiettivo è “portare questa partnership a un nuovo livello, che non riguardi solo le acquisizioni per la difesa, ma davvero il modo di inquadrare le sfide e come vogliamo rispondere”.
Wells ha ricordato che la relazione India-Usa poggia sui valori democratici e sul riconoscimento di un ordine basato sul diritto. Inoltre, ha dichiarato che per la Casa Bianca aprire il commercio con l’India è “un obiettivo strategico”, dato il potenziale del mercato indiano, ammettendo che “le barriere tariffarie e non tariffarie sono motivo di preoccupazione, così come i diritti di proprietà intellettuale”, temi sui quali è in corso “un dialogo molto intenso” tra i partner. Gli scambi commerciali bilaterali attualmente valgono 126 miliardi di dollari, con un incremento annuo di dieci miliardi, con rilevanti acquisti da parte indiana nei settori dell’aviazione civile, dell’energia e della difesa.
Infine, la responsabile degli Affari dell’Asia centrale e meridionale del dipartimento di Stato Usa ha riferito che Washington intende collaborare con Nuova Delhi per individuare progetti comuni anche al di fuori dell’India, ad esempio in Nepal o nello Sri Lanka. “Uno dei nuovi grandi elementi della nostra relazione con l’India è che stiamo lavorando in paesi terzi”, ha spiegato Wells, citando come esempi alcuni interventi di assistenza allo sviluppo in Africa, con particolare riferimento alla sanità e all’addestramento nel peacekeeping, e programmi per la ricostruzione dell’Afghanistan. Il dialogo Esteri-Difesa è stato rimandato due volte quest’anno: ad aprile a causa dell’estromissione del segretario di Stato statunitense Rex Tillerson, poi sostituito da Pompeo, e a luglio a causa di altri impegni di quest’ultimo. L’incontro, concordato telefonicamente tra il primo ministro dell’India, Narendra Modi, e il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, sarà il primo tra i quattro interlocutori. Sitharaman e Mattis si sono incontrati due volte, una a Nuova Delhi e l’altra a Singapore; Swaraj e Pompeo si sono parlati solo per telefono.
A luglio gli Stati Uniti hanno elevato lo status di partner commerciale dell’India allo stesso livello di gran parte degli alleati della Nato, l’Organizzazione del Trattato dell’Atlantico del Nord, con l’obiettivo principale di accelerare la vendita di prodotti di difesa e non ad alta tecnologia soggetti a controlli e restrizioni. La concessione di questo tipo di autorizzazione potrebbe preludere alla firma del Communications Compatibility and Security Agreement (Comcasa), l’accordo per la compatibilità e la sicurezza delle comunicazioni, sottoscrivendo il quale l’India accetterebbe l’installazione di apparecchiature di comunicazione sulle piattaforme militari acquistate dagli Stati Uniti. Con la firma del Comcasa, inoltre, Washington potrebbe autorizzare la vendita a Nuova Delhi di droni armati Guardian; sarebbe la prima volta al di fuori della Nato; sarebbe anche la prima volta nella regione, dove la tensione tra India e Pakistan è alta.
Gli Stati Uniti negli ultimi anni hanno aumentato le esportazioni di armamenti in India, diventandone il secondo fornitore: tra il 2008-12 e il 2013-17 l’aumento, sempre secondo i dati dello Stockholm International Peace Research Institute (Sipri), è stato del 557 per cento. Dal 2008 l’India ha comprato e ordinato asset per la difesa per 15 miliardi di dollari: aerei da trasporto Lockheed Martin C-130J Super Hercules e Boeing C-17 Globemaster III, aerei da pattugliamento marittimo Boeing P-8 Poseidon, missili Harpoon, elicotteri Boeing AH-64 Apache e Boeing CH-47 Chinook, obici M777.
La Russia, comunque, resta il primo fornitore di armamenti dell’India, col 68 per cento delle forniture tra il 2012 e il 2016, sempre secondo i dati del Sipri, e Washington teme che questo legame ostacoli il rafforzamento della cooperazione militare e l’interoperabilità tra Usa e India. Nuova Delhi sta concludendo con Mosca la trattativa per la compravendita dei sistemi d’arma antiaerei S-400 Triumf e ha accolto con sollievo l’approvazione da parte del Congresso degli Stati Uniti, nell’ambito del bilancio per la difesa, di un emendamento alla legge Countering America’s Adversaries Through Sanctions Act (Caatsa), che prevede sanzioni per i paesi terzi che concludono “significative transazioni” con 39 entità russe, tra le quali Rosoboronexport, l’agenzia per le esportazioni militari.
Il tema sarà probabilmente tra i più rilevanti del dialogo, insieme al ritiro di Washington dall’accordo con l’Iran sul nucleare (il Pacg, Piano d’azione congiunto globale del 2015 firmato anche da Regno Unito, Germania, Russia, Francia e Cina) e alla reintroduzione di sanzioni contro Teheran. Potrebbero esserci contraccolpi, infatti, sullo sviluppo, con investimenti indiani, del porto iraniano di Chabahar: uno scalo strategico per aprire un corridoio di trasporto che permetta all’India di aggirare il Pakistan. Potrebbero esserci ripercussioni anche più rilevanti sulle importazioni petrolifere, dato che l’Iran è il terzo fornitore di petrolio dell’India, dopo l’Iraq e l’Arabia Saudita.
Per quanto riguarda il commercio, infine, il governo indiano ha rinviato al 18 settembre l’entrata in vigore dell’aumento dei dazi doganali su diversi beni importati dagli Stati Uniti, inizialmente prevista per il 4 agosto, un’iniziativa di ritorsione rispetto a quella statunitense sulle tariffe dell’acciaio (25 per cento) e dell’alluminio (dieci per cento). Tra i temi ancora non risolti c’è quello del Sistema generalizzato delle preferenze (Sgp), un regime di favore che consente l’ingresso senza dazi negli Stati Uniti di merci importate da alcuni paesi in via di sviluppo. L’India è tra i principali beneficiari: nell’ambito di questo regime, l’anno scorso ha esportato negli Usa beni per 5,6 miliardi di dollari, un quinto delle esportazioni totali verso il paese nordamericano. L’ufficio del rappresentante statunitense (Ustr) per il Commercio, però, ha contestato una serie di programmi pubblici indiani, generali o settoriali, a sostegno delle esportazioni.
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