domenica 8 novembre 2015

pc 8 novembre - MAO: "O E' LA GUERRA CHE PROVOCA LA RIVOLUZIONE O E' LA RIVOLUZIONE CHE IMPEDISCE LA GUERRA" - OGGI SEMPRE PIU' VERO

Da un intervento nell'assemblea sul 7 novembre/Rivoluzione d'Ottobre del circolo proletari comunisti di Taranto.

I comunisti non vedono come uno spettro la guerra; nè la possono analizzare da un punto di vista morale, ma solo da un punto di vista scientifico, di analisi storico materialistica, e rispetto al ruolo del proletariato.
La Rivoluzione d'Ottobre si sviluppò nel contesto della I Guerra Mondiale; la rivoluzione cinese e stessa Resistenza antifascista italiana avvennero nel corso della II Guerra Mondiale.
Mao aveva detto che "O la guerra provoca la rivoluzione o è la rivoluzione che impedisce la guerra".
Mao per questo è stato anche accusato di essere una sorta di "guerrafondaio", come se fosse un indiretto sostenitore delle guerre. Ma chi affermava questo, in realtà attaccava l'analisi scientifica dell'imperialismo; che l'imperialismo produce le guerre ma che queste guerre alimentano i fattori di rivoluzione; e la rivoluzione impedisce o mette fine alla guerra.

Posizioni, presenti anche oggi, dicono che la rivoluzione non si può fare perchè l'imperialismo è egemone.
I comunisti, invece, dicono che l'imperialismo genera inevitabili contraddizioni, anche interimperialiste, e che queste creano le condizioni per la rivoluzione. E mai come oggi questo si conferma, sia nello sviluppo delle guerre popolari, sia nelle sollevazioni delle masse (benchè spesso prive di una direzione comunista) lì dove l'imperialismo porta i suoi artigli e venti di guerra, ma infognandosi sempre più tra le sue contraddizioni e le rivolte dei popoli.

Oggi non c'è una guerra in corso in cui non stiano presenti tutti i paesi imperialisti.
Oggi è in corso la più grande esercitazione della Nato, Trident Juncture.
Oggi stanno aumentando i fattori di guerra, intrecciati al fenomeno dell'immigrazione, che negli anni passati c'è sempre stato, ma che ora assume dimensioni epocali.
Dimostra che l'imperialismo arriva all'ultimo stadio; l'immiserimento del sistema mondiale, l'aumento degli interventi di guerra in tanti paesi, provocano fughe massicce da questi paesi.

I comunisti in questo contesto non alzano la "bandiera della pace" ma la bandiera della rivoluzione.

Renzi è un avventuriero politico, per questo è più pericoloso. Sposa ogni avventura per esserci, l'importante è che abbia visibilità - tipo Mussolini.  Ci sta trascinando passo dopo passo in tutte le guerre. Questo da un lato i proletari e le masse popolari devono comprenderlo; dall'altro noi auspichiamo che questo protagonismo riceva duri colpi dai popoli.
I comunisti in Italia devono capire e mobilitarsi subito. Occorre rovesciare il governo Renzi.

Oggi, 7 novembre dobbiamo riprendere la straordinaria lezione di Lenin.

Nella II Internazionale comunista di fronte al fatto che stava scoppiando la I Guerra Mondiale, molti cambiarono posizione, ponendosi di fatto a sostegno del propria borghesia. Pochi si opposero, prima tra tutti il partito di Lenin. Per questo oggi, nell'anniversario della Rivoluzione d'Ottobre, vogliamo mettere al centro il rapporto tra imperialismo/guerra - imperialismo/popoli e necessità della rivoluzione proletaria.
La rivoluzione dipende dalla forza del proletariato, ma anche dal fatto che il nemico è debole, non è più in grado di bloccare le lotte delle masse.
 

E oggi per entrambe queste cose dobbiamo lavorare. 

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