martedì 10 novembre 2015

pc 10 novembre - Dopo EXPO: i padroni ordinano, il governo esegue: 150 milioni all'anno per 10 anni


Renzi: «Dopo Expo un centro ricerca, dal governo 150 milioni l’anno»

Il premier ribadisce quanto anticipato al Corriere. «Non lascio il progetto in mano ai campanili». Genomica e big data. A Sala: «Grazie Beppe, e non posso dire di più» 


Matteo Renzi mostra un volume de «I Quindici»,  enciclopedia per bambini (Fotogramma)Matteo Renzi mostra un volume de «I Quindici», enciclopedia per bambini (Fotogramma)
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha presentato martedì pomeriggio a Milano, in via Rovello, sede della società Expo 2015 e del Piccolo Teatro, il progetto del governo per il dopo Expo, «Human Technopole. Italy 2040», anticipato alCorriere, un centro di ricerca e tecnologia applicata sulle scienze della vita da realizzare sull’area dell’esposizione universale: «Un grande centro di ricerca mondiale, il simbolo di un nuovo Umanesimo», ha
sintetizzato il premier in serata, con un tweet.
IL PROGETTO
Renzi ha spiegato: «L’Area Expo si compone di due grandi progetti: uno immobiliare che vede protagonisti gli enti locali, noi interveniamo se il nostro aiuto viene richiesto, l’altro di natura evocativa. Noi non pensiamo per quell’area a un federal building per uffici pubblici, noi pensiamo a un forte valore scientifico e culturale. Da questo punto di vista pensiamo che il Governo possa fare la propria parte, se richiesta. Siamo pronti dal consiglio di ministri di venerdì: vorremmo che Palazzo Italia non si fermasse neanche un secondo». «La proposta che fa il governo è quella di un grande centro di ricerca mondiale sulla genomica, il big data, la nutrizione, il cibo, l’eco-sostenibilità», ha detto Renzi. Un progetto che «può portare da subito 1600 persone a lavorare» nel polo. «Questo progetto dia il senso dell’ambizione di Expo e di Milano. Lo Stato è pronto a investire 150 milioni l’anno per i prossimi 10 anni. Dobbiamo evitare che questa diventi l’area del nostro rimpianto», ha concluso Renzi. «Siamo in condizione di accettare ogni suggerimento ma l’unica cosa che non sono disposto a fare è lasciare questo progetto in mano ai campanili. È inaccettabile per l’Italia e particolarmente inaccettabile per Milano. Sarebbe sbagliato consegnare il dopo Expo ai campanilismi, perché Milano per il suo ruolo capitale culturale dovrà essere non solo la locomotiva d’Italia, ma d’Europa».

Expo, che fine faranno i padiglioni dopo il 31 ottobre: rimontati, distrutti o all?asta
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Cosa rimane sul sito dopo il 31 ottobre?

OGGETTI D’EPOCA
Per parlare del dopo Expo, Renzi a un certo punto ha estratto alcuni oggetti «d’epoca» per sfidare la platea a pensare in grande: prima un vecchio cellulare di grosse dimensioni anni ‘90 e poi un volume de «I Quindici», enciclopedia per bambini e un registratore «Walkman» con le cassette. Per immaginare l’Italia dei prossimi 20 anni, Renzi ha quindi chiesto alla classe dirigente milanese di guardare a quelli passati, di «puntare il compasso sul 2015 e tracciare una linea fino al 1990». «Il presidente del Consiglio era Andreotti e il riferimento sportivo Totò Schillaci - ha sottolineato Renzi con un sorriso -. Se volevate telefonare avevate uno strumento come questo, uno dei vecchi 337. E se dovevate fare una ricerca, non c’era Google ma uno di questi, i Quindici. Era un mondo totalmente diverso, 25 anni fa. C’era anche un certo fascino ad aspettare il postino che portava una lettera. Ora tutto è cambiato».
I PRESENTI E LA CONTESTAZIONE
Il premier è stato accolto da applausi e si è fermato a stringere la mano ai cittadini. Tra le personalità presenti in via Rovello il commissario unico di Expo Giuseppe Sala, il ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina, il presidente di Regione Lombardia Roberto Maroni, il sindaco di Milano Giuliano Pisapia, il presidente di Fondazione Cariplo, Giuseppe Guzzetti, l’ideatore del Padiglione Zero di Expo, Davide Rampello, l’ex presidente del Tribunale di Milano, Livia Pomodoro, il coordinatore lombardo del Pd, Alessandro Alfieri, diversi assessori della giunta Pisapia. In attesa, dietro alle transenne posizionate in via Rovello, anche un gruppo di cittadini con i cartelli «Area Expo. No IIT». L’IIT è l’Istituto Italiano di Tecnologia con sede a Genova, che dovrebbe avere un ruolo di regia nel progetto del governo per il dopo Expo.

UN TEATRO SIMBOLO
«Essere qui al Piccolo è un’emozione particolare», ha esordito Renzi, soprattutto perché è «il luogo in cui il sindaco Greppi nel 1947 ebbe l’intuizione di ripartire», dopo che era stato sede di torture da parte dei nazifascisti. « Il teatro è il simbolo di una città che ripartiva attraverso la cultura», ha detto Renzi. «Ho chiesto al ministro cultura di accelerare le procedure perché il Piccolo possa avere l’autonomia che merita come grande realtà teatrale». Renzi rispetto al Piccolo ha confermato «l’impegno» del governo.

IL SALUTO A SALA
Poi il saluto al commissario Expo Giuseppe Sala: «Dico grazie a Beppe. Non posso dire altro per ovvi motivi; grazie di cuore per la dedizione con cui ha seguito l’Expo», ha detto Renzi, alludendo alla questione della candidaturadell’ad di Expo a sindaco di Milano, molto dibattuta in questi giorni.

L’ORGOGLIO DELL’IMPRESA
«L’Italia non può essere considerata come un concentrato di problemi, un elenco di difficoltà. L’Italia ha molti problemi, ma anche un grande patrimonio che spesso non viene considerato», ha detto Renzi. «Expo ci ha restituito l’orgoglio di organizzare l’impresa, di crederci quando tutto intorno sembra remare contro, è diventato il simbolo di chi non si rassegna», ha commentato, ricordando le cattedrali medievali. «Non abbiamo portato qui i leader europei per fargli mangiare il risotto», ha scherzato Renzi, ma «pensavamo che l’Expo dovesse essere un momento di riflessione sulle sfide del futuro». «Dopo la celebrazione del 31 ottobre con oggi inizia la nuova storia che dobbiamo costruire e scrivere in perfetta coerenza con la potenza del tema», ha detto Renzi.

IL CORTEO NO EXPO E LA REAZIONE DEI CITTADINI
«L’Expo non l’ha vinta Milano, voglio provocarvi: l’hanno vinta le persone che hanno visitato quel sito, che hanno fatto ore di coda». Renzi poi ha ricordato il corteo del 1° maggio, di chi ha voluto «sporcare» l’evento, e la risposta della domenica successiva, con la mobilitazione civica dei milanesi per ripulire la zona imbrattata. A questo punto è scattato l’applauso. L’Italia, ha ricordato Renzi, non è una superpotenza militare, ma «siamo oggettivamente una superpotenza culturale». La qualità «delle nostre università e dei nostri centri di ricerca straordinaria - ha aggiunto - ma dobbiamo fare di più e meglio. Dobbiamo essere capaci di attrarre i talenti e generare qualità. Dobbiamo capire che la globalizzazione è il più grande asset che abbiamo e se capiamo questo smettiamo di avere paura dei fantasmi».

Redazione Milano online - 10 novembre 2015 | 16:47

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