giovedì 12 novembre 2015

pc 12 novembre - Mentre in Francia/Calais i migranti si rendono "invisibili" ristrutturando "l'immagine della città" con un luna-park, in Italia/Sicilia negli hotspot si mettono in atto distinzioni arbitrarie tra migranti "economici" e rifugiati, espulsioni lampo, metodi ingannevoli... Spazzare via la falsa accoglienza imperialista con la lotta rivoluzionaria

Il governo francese propone un mese di accoglienza e l’esame della richiesta di asilo agli stranieri accampati nella cittadina, purché vadano lontano dalla zona. Hanno già accettato 850 su 6.000. Per rilanciare l’immagine il comune pensa a un parco divertimenti da 270 milioni

10 novembre 2015
“Invisibilizzare” e “disperdere”: è la nuova strategia della Francia per gli accampamenti di migranti nella città e nei dintorni di Calais. Come rivela il quotidiano online Médiapart, il governo propone loro di usufruire di un mese di ospitalità in uno dei centri allestiti sul territorio francese, a patto che si allontanino dalla zona e decidano di inoltrare la domanda d’asilo sul territorio francese.
Lo scorso 1 novembre il giudice del tribunale amministrativo di Lille, sollecitato da varie associazioni e Ong attive nella zona, aveva ordinato al prefetto del Pas de Calais e al comune di Calais di adottare delle misure d’urgenza in favore dei circa 6.000 stranieri che stazionano nell’area circostante la cittadina in attesa del momento favorevole per attraversare la Manica, denunciando la grave situazione d’emergenza. “In ragione di un accesso manifestamente insufficiente all’acqua potabile e ai bagni, e a causa dell’assenza di servizi per la rimozione dei rifiuti, la popolazione del campo è di fronte a una presa in carico insufficiente rispetto ai bisogni elementari e si trova esposta al rischio d’insalubrità”, aveva scritto il magistrato nell’ordinanza, parlando di “un’offesa grave al diritto di non subire trattamenti inumani e degradanti”.
Secondo Médiapart, circa 850 migranti avrebbero già accettato di abbandonare la zona. Alcuni sarebbero stati inviati a le Bouches-du-Rhône (a sud del paese), altri verso la zona di La Guerche-de-Bretagne in Ille-et-Vilaine. In tutta la Francia le prefetture si sarebbero mobilitate per convincere i comuni ad accettare la nuova proposta di “accoglienza” voluta dal ministro dell’Interno Bernard Cazeneuve. Lo stesso ministro, che ha già militarizzato l’area di Calais accrescendo da 1.125 a 1.760  le unità delle forze dell’ordine dispiegate nella zona, continua a tenere la linea dura sulla frontiera nord. Come ha affermato lo scorso 2 novembre il direttore della polizia di frontiera francese David Skully, “il ministro ci ha detto: zero passaggi significa zero passaggi. Soprattutto sotto al tunnel della Manica, la facoltà di poter passare così è quasi nulla ad oggi”.
Sempre riguardo Calais, da qualche giorno è spuntata un’altra proposta avanzata da Natacha Bouchart, sindaco della cittadina e senatrice del partito dell’ex presidente francese Sarkozy: quella di costruire un parco di attrazioni dal nome “Heroic Land” da 275 milioni di euro per “ristrutturare” l’immagine della città. In questi giorni si sta discutendo se aprire un dibattito pubblico sulla questione.
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Il racconto dall’interno del centro di Pozzallo di un operatore di Medici senza frontiere: distinzioni arbitrarie tra migranti economici e richiedenti protezione internazionale, espulsioni lampo, metodi ingannevoli per ottenere le impronte, informativa inesistente sui diritti. “Siamo disorientati, quello che accade è raccapricciante”
06 novembre 2015
ROMA – Distinzioni arbitrarie tra migranti economici e richiedenti protezione internazionale, espulsioni lampo, metodi ingannevoli per ottenere le impronte, poche informazioni ai profughi sui loro diritti e il loro destino.
A raccontare quello che accade da un mese nell’hotspot di Pozzallo ( uno dei cinque centri di smistamento per le domande di asilo identificati dal ministero dell’Interno) è Francesco Rita, psicologo di Medici Senza Frontiere, che lavora nel centro di prima accoglienza.“Quello che succede è raccapricciante” sintetizza senza mezzi termini, durante un convegno organizzato a Roma dall'associazione Laboratorio 53. In particolare, Francesco spiega qual è ormai la prassi da quando un barcone in difficoltà lancia l'allarme a quando i profughi vengono portati in Puglia o in Sicilia con una nave militare. “Al porto ci sono tutti, carabinieri, polizia, Croce Rossa, funzionari di Frontex –afferma-. Prima sale l'Usmaf (Ufficio di sanità marittima, ndr) che controlla lo stato di salute dei naufraghi, che poi scendono in fila indiana, a piedi nudi, frastornati. La polizia fotografa il viso di ciascuno e fornisce un braccialetto. Poi i profughi sono portati in pullman per i 20 metri che separano dalla tenda triage di Msf”. Qui si indaga sulle condizioni di salute, per isolare eventuali casi di tbc o scabbia, e poi vengono perquisiti, “tolgono tutto, lacci, cintura, monete”. Al Cpsa (centro di primo soccorso e accoglienza), poi, “un funzionario di Frontex fa le domande anagrafiche, a cui negli ultimi tempi ne è stata aggiunta una: 'perché sei qui?' se la risposta è 'per lavorare' saranno espulsi in due giorni, anche se non sanno perché, anche se non sanno cosa significa asilo, anche se sono costretti a rispondere dopo giorni di mare, in cui hanno rischiato di morire”...
Le impronte? Si ottengono con l’inganno. Uno dei problemi centrali resta quello delle identificazione: molti profughi, infatti, non vogliono farsi prendere le impronte in Italia per poter proseguire il viaggio verso i paesi del Nord Europa.“Gli inganni per ottenere le impronte, soprattutto per gli eritrei che sono più restii, è dire che non saranno usate, oppure il trattenimento a oltranza – continua Francesco Rita, operatore di MSF -. I migranti considerati economici in due giorni vengono messi alla porta con un decreto di espulsione con mezzi propri: ma non capiscono, e restano davanti al cancello finché non dicono loro di andare via, e allora si disperdono nelle campagne circostanti, andando a ingrossare le fila del lavoro nero. 38 espulsi hanno vagato per Pozzallo sotto la pioggia finché il sindaco è intervenuto facendoli rientrare, un altro si è lamentato talmente tanto che il poliziotto gli ha stracciato il decreto e lo ha fatto rientrare. Il fatto è che alcuni poliziotti ci hanno detto informalmente che hanno delle quote di espulsione da rispettare, indipendentemente da chi arriva”.
Poche informazioni ai migranti: non sanno niente su cosa li aspetta. E finiscono nei Cie...
Redattore Sociale

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