AGGIORNAMENTI
Ore 14.20: Il corteo Difendere Bologna si continua ad ingrossare nonostante la giornata di lotta sia iniziata ormai da 5 ore. Adesso in piazza Verdi da sempre argine al razzismo e all'austerity in città, grazie alle lotte portate avanti dai collettivi universitari che già la liberarono dalla polizia nel maggio 2013 e che oggi hanno resistito a numerose cariche insieme a occupanti di case, al mondo del sindacalismo di base e a tutta la Bologna solidale!
Ore 14:05: Ascolta un primo commento dal corteo dopo le cariche
ore 13:45: il corteo è ora su ponte San Donato e si dirige verso il centro. A BOLOGNA PER SALVINI NON C'È POSTO!!
ore 13:30: dopo le cariche il corteo "difendere Bologna" riparte compatto spostandosi verso via del lavoro
Video delle cariche su ponte Stalingrado
La Bologna in lotta ogni giorno contro il neoliberismo e le sue peggiori conseguenze (razzismo, guerra tra poveri, sfruttamento a scuola e sul lavoro) l'aveva detto forte e chiaro: la presenza di Salvini in città, oggi 8 novembre, non sarebbe stata tollerata. Non sarebbe stato tollerato il messaggio salviniano, che si è appropriato di piazza Maggiore insieme a Berlusconi, Storace e Meloni per ricostruire un centrodestra a trazione leghista verso le prossime amministrative.
Sin dal mattino i numeri su ponte Stalingrado, sede del concentramento di "Difendere Bologna", sono stati altissimi, con migliaia di persone decise a raggiungere il centro cittadino blindato per l'occasione da un'ingente schieramento di polizia. Occupanti di case, studenti medi e universitari e precariato giovanile, docenti e personale tecnico del mondo della scuola, facchini della logistica e mondo del sindacalismo di base hanno voluto esprimere il loro rifiuto all'invasione leghista venendo fermati intorno all'altezza dei viali, mentre la polizia veniva circondata de facto con l'arrivo del corteo che si è mosso da XX Settembre verso porta Mascarella, corteo poi anch'esso caricato.
Ben 7 cariche contro il corteo che è rimasto compatto, per poi prendere la decisione di muoversi verso la periferia cittadina a tornare a comunicare nelle zone piu colpite dalla crisi e dalle retoriche razziste della guerra tra poveri.
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