La Terza sezione penale della Cassazione ha confermato la condanna nei confronti dell'ex militare Francesco Tuccia che nel febbraio 2011 aveva ridotto in fin di vita una studentessa fuori da una discoteca vicino l'Aquila. La Suprema Corte ha ridotto di 4 mesi la condanna d'appello per effetto della continuazione dei reati. «Il verdetto d'appello ha tenuto», ha commentato soddisfatto il pg Pietro Gaeta. «La cosa importante è che in questa vicenda così drammatica sia stata confermata in pieno tutta la ricostruzione fatta dai giudici di primo e secondo grado per quanto riguarda la condotta e la qualificazione del reato», ha sottolineato infine Gaeta.
La difesa di Tuccia aveva fatto ricorso in Cassazione contro la sentenza della Corte d'Appello dell'Aquila emessa il 6 dicembre 2013 con la quale era stata riconosciuta anche l'aggravante della crudeltà.
Quindi, la condanna per violenza sessuale è rimasta (circa 6 anni). Un anno e 8 mesi sarebbero per l'aggravante di crudeltà e sevizie (che pare non sia stato derubricato) e lesioni colpose (un controsenso, se è rimasta in piedi l'aggravante della crudeltà, allora c'è anche il dolo!).
Totale 7 anni e 8 mesi, di cui il Tuccia ne ha "scontati" (ai domiciliari e con permesso senza restrizioni) quasi 3 e gliene restano 4 e 8 mesi, ma per ogni anno di condanna, c'è uno sconto di pena di 3 mesi. Quindi in finale, Tuccia di carcere si farà sì e no 2 anni e 6 mesi
Per questo, al di là della soddisfazione espressa dal pm e dai legali di Rosa, e nostra per il fatto che è stato respinto l'appello dello stupratore, resta il nostro giudizio espresso al momento della condanna da parte del Tribunale de L'Aquila: una sentenza mite e vergognosa a fronte di uno stupro efferato e di un tentato omicidio.
Continueremo a lottare senza tregua contro questo sistema marcio e assassino, nella convinzione della necessità ineludibile della rivoluzione.
UN REPORT DAL PRESIDIO ALLA CASSAZIONE DEL 8 GEN. DALLE COMPAGNE DEL MFPR
"La mattina c'è stata una folta partecipazione di donne, molte di Tivoli, dell'associazione 8 marzo
2012, compagne di Roma, anche loro numerose, compagne di Pescara del collettivo Antigone, alcune donne del centro donnalisa. Da L'Aquila, alcune donne del centro antiviolenza e di "fuori genere". Appena siamo arrivate alla Cassazione abbiamo attaccato gli striscioni. Durante il presidio mentre la maggioranza delle donne, compagne sono salite in Tribunale, e altre di Roma dopo un brevissimo megafonaggio sono andate via per volantinare in altre zone, noi compagne del MFPR siamo rimaste in presidio, abbiamo distribuito i volantini alle poche persone che passavano e spiegato le motivazioni del presidio, tanti e soprattutto le donne sono rimasti colpiti della violenza accaduta e hanno augurato una pena esemplare a Tuccia. Alla fine del presidio quando le donne sono uscite dal tribunale per togliere gli striscioni abbiamo spiegato quanto era importante presidiare fuori nella piazza e che era necessaria la loro presenza non solo dentro il tribunale ma anche fuori. Le donne di Tivoli che conoscono direttamente la famiglia, poi ci hanno ringraziato."
2012, compagne di Roma, anche loro numerose, compagne di Pescara del collettivo Antigone, alcune donne del centro donnalisa. Da L'Aquila, alcune donne del centro antiviolenza e di "fuori genere". Appena siamo arrivate alla Cassazione abbiamo attaccato gli striscioni. Durante il presidio mentre la maggioranza delle donne, compagne sono salite in Tribunale, e altre di Roma dopo un brevissimo megafonaggio sono andate via per volantinare in altre zone, noi compagne del MFPR siamo rimaste in presidio, abbiamo distribuito i volantini alle poche persone che passavano e spiegato le motivazioni del presidio, tanti e soprattutto le donne sono rimasti colpiti della violenza accaduta e hanno augurato una pena esemplare a Tuccia. Alla fine del presidio quando le donne sono uscite dal tribunale per togliere gli striscioni abbiamo spiegato quanto era importante presidiare fuori nella piazza e che era necessaria la loro presenza non solo dentro il tribunale ma anche fuori. Le donne di Tivoli che conoscono direttamente la famiglia, poi ci hanno ringraziato."
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