.....Bisogna combattere. È la
fine dei distinguo, dei dubbi, del rifiuto della violenza in senso
generale, morale, etico. È l'altra faccia dell'improntitudine
fascio-leghista-lepenista, che cavalca lo spirito del tempo con l'aria
di chi “l'avevamo sempre detto”. Una sola distinzione tra i due
schieramenti dominanti: i democratici perbenisti combattenti si affidano
pienamente all'intelligence per condurre una guerra delle cui
tecniche nulla sanno né vogliono sapere (Abu Ghraib disturba ancora le
loro coscienze...), i secondi chiedono di esser lasciati liberi di
“agire” senza intelligenza, scaricando sugli immigrati in generale –
senza stare a fare distinzioni per loro troppo complicate come
nazionalità, provenienza, religione, ecc – un'ansia di battaglie da
“vincere facile”. Alla fine, come sempre, si disporranno a fare le
truppe per conto dei primi, per uno stipendio.
... Quale
occasione migliore per riproporre la “grande alleanza democratica
anti-barbarie”, come fu per la seconda guerra mondiale? Ci avevano
provato anche dopo l'11 settembre, con qualche risultato, ma non con la
vittoria piena.
....Senza ricordare
insomma che l'integralismo islamico combattente ha preso corpo e forma
solo agli inizi degli anni '80, dopo l'invasione sovietica
dell'Afghanistan; quando si creò la momentanea ma per loro utilissima
alleanza tra intelligence occidentale e foreign fighters sunniti-wahabiti; o meglio, tra capitalismo occidentale e petromonarchie del Golfo.
... Soprattutto bisogna delegare agli apparati
appositi la conduzione della guerra. “Noi” non sapremmo come e cosa
fare, loro sì. “Noi” non sapremmo distinguere tra un normale lavavetri e
un potenziale jihadista, loro sì. Quindi combattere significa lasciare
che gli apparati facciano, cambino le regole della nostra vita civile
(leggi, controlli, poteri d'invadenza, limitazioni della “critica” e
dell'informazione, ecc), dispongano di tutti noi (quelli del “mondo di
sotto”) come meglio credono............Se bisogna combattere, la democrazia è un intralcio.
... bisogna sapere e capire che proprio questi “dirigenti” sono i primi responsabili di una guerra pluridecennale che ora – soltanto ora, dopo tanta “delocalizzazione” - torna con impatto devastante in casa nostra. E che non avremo mai pace – né benessere diffuso e duraturo - fin quando accetteremo passivamente un modo di produrre ricchezza che genera rapina, strage, povertà, discriminazione, disuguaglianze, tortura sotto l'ombrello delle “libertà”; e quindi anche reazioni rabbiose, cieche, stragiste, sotto ombrelli altrettanto propagandistici. La guerra, anche quella di "civiltà", per quanto asimmetrica, si combatte tra due soggetti. E prima o poi ti arriva dentro casa.
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