TARANTO
– Operaio rappresentante della Cementir
La
Cementir produce cemento per le grandi opere. Come siamo entrati in
contatto con lo Slai cobas per il sindacato di classe. In Cementir
c'era una storia consolidata di sindacati confederali a braccetto con
l'azienda. Il gruppo che è internazionale nasce in Italia con 5
stabilimenti. Quando il mercato in Italia era fiorente e la Cementir
faceva introiti esagerati, il proprietario, il famoso Caltagirone,
decide di frazionare la Cementir in holding e Cementir Italia, e di
costruire le fabbriche in paesi dove il costo del lavoro era nullo ed
erano possibili violazioni ambientali. Questo ha determinato il fatto
che all'estero era in attivo spaventoso, in Italia in passivo
spaventoso.
Tutto
il gruppo Cementir Italia inizia, quindi, con gli ammortizzatori
sociali. Accettati dai sindacati confederali. Questi si trovavano
bene quando c'era da discutere per il “buono pasto”, ma per la
difesa del lavoro e del salario firmavano tutti gli accordi
presentati dall'azienda.
Stanchi
di questo, un gruppo di noi operai si rivolge allo Slai cobas sc.
L'azienda
all'inizio non ci voleva riconoscere, dopo presidi, picchetti,
denunce la Cementir
subisce la presenza dello slai cobas, fin quando non arriva il giorno delle elezioni delle Rsu. La Cementir prima fa ostruzionismo, dicendo che aveva perso i documenti da noi inviati per partecipare alle elezioni, poi ha dovuto accettare. La nostra presenza alle elezioni si conclude con il fatto che lo Slai cobas diventa il secondo sindaco per voti presi, purtroppo insieme alla Cisl, e quindi alla fine, con l'accordo di Cgil, e Uil, passa il delegato cisl. Ma questa battaglia sull'Rsu resta una importante vittoria. Nonostante da pochi mesi presente in fabbrica, e nonostante soprattutto il boicottaggio che azienda e sindacati confederali fanno per impedire la nostra partecipazione alle elezioni, cercando con minacce anche di convincere i lavoratori che avevano firmato la lista a ritirare la loro firma, e poi durante le elezioni, in particolare la Cgil, andando a prendere da “casa” i lavoratori per votare (mai, a ricordo degli operai, vi è stata una partecipazione così “bulgara” alle elezioni: 93 su 96),lo Slai cobas è risultata il secondo sindacato – tra l'altro, prima esperienza vincente a livello nazionale che ha rotto il patto OO.SS-confindustria sulle nuove regole Rsu.
subisce la presenza dello slai cobas, fin quando non arriva il giorno delle elezioni delle Rsu. La Cementir prima fa ostruzionismo, dicendo che aveva perso i documenti da noi inviati per partecipare alle elezioni, poi ha dovuto accettare. La nostra presenza alle elezioni si conclude con il fatto che lo Slai cobas diventa il secondo sindaco per voti presi, purtroppo insieme alla Cisl, e quindi alla fine, con l'accordo di Cgil, e Uil, passa il delegato cisl. Ma questa battaglia sull'Rsu resta una importante vittoria. Nonostante da pochi mesi presente in fabbrica, e nonostante soprattutto il boicottaggio che azienda e sindacati confederali fanno per impedire la nostra partecipazione alle elezioni, cercando con minacce anche di convincere i lavoratori che avevano firmato la lista a ritirare la loro firma, e poi durante le elezioni, in particolare la Cgil, andando a prendere da “casa” i lavoratori per votare (mai, a ricordo degli operai, vi è stata una partecipazione così “bulgara” alle elezioni: 93 su 96),lo Slai cobas è risultata il secondo sindacato – tra l'altro, prima esperienza vincente a livello nazionale che ha rotto il patto OO.SS-confindustria sulle nuove regole Rsu.
Purtroppo
la condizione della Cementir Taranto resta molto incerta. Ieri
sappiamo che hanno ottenuto nuovi tre mesi di cigo. I lavoratori
dicono siamo stanchi di vivere sull'assistenzialismo, e non dobbiamo
adagiarci a queste condizioni. Lo Slai cobas ha coinvolto
l'Ispettorato del lavoro, la Procura, recentemente ha fatto incontri
col prefetto.
Per
il 2015 il nostro obiettivo è far crescere lo Slai cobas in
fabbrica. Per gli operai, quello che li frena verso lo Slai cobas è
la politica di scegliere il male minore. Il nostro impegno è di far
aprire gli occhi ai lavoratori che si trovano oggi in condizioni
molto ristrette, e speriamo che avremo sempre più consenso.
MARGHERA
– Operaio Eni, ex raffinazione.
In
Eni siamo riusciti ad entrare dentro gli appalti, abbiamo attivato il
tavolo di crisi in Provincia, e siamo riusciti a stablizzare degli
operai. I lavoratori del cobas in Fincantieri dopo un 2014 fiacco in
cui hanno subito una batosta di licenziamenti, in parte sono stato
reintegrati ma a tempo determinato, e stiamo lottando per
stabilizzarli.
Noi
aspettiamo dal 2010 una conferenza delle Istituzioni sullo schiavismo
nelle cooperative. Abbiamo avuto due attacchi fisici: un capoturno
che ha aggredito una nostra iscritta e un tentativo di investimento.
Abbiamo
in corso una collaborazione con immigrati che hanno occupato delle
case sfitte, per ora resistono ma bisogna vedere come il comune
grillino si comporta con la norma Lupi.
A
livello nazionale, gli ultimi rinnovi contrattuali arrivano in
fabbrica già firmati senza passare per le assemblee (per es.
l'accordo per riduzione della maggiorazione del turno notte, e in più
si aumenta il numero del monte ore di straordinario obbligatorio). I
confederali devono finirla di fare accordi senza neanche farli
passare dai lavoratori.
PALERMO
– rappresentante giovani disoccupati.
L'idea
a Palermo di provare a costruire un movimento dei giovani disoccupati
è nata dopo che i giovani hanno avuto a che fare con il famoso e
inutile piano giovani Sicilia.
Come
prima cosa vedendo che c'erano già un paio di gruppi su facebook di
protesta contro la presa in giro di questo progetto, si è pensato di
lanciare un primo appello per riunire i giovani disoccupati in una
riunione, per cercare di iniziare a ragionare su qualcosa
qualitativamente migliore e di più pratico, che andasse oltre il
semplice gruppo su facebook. Quindi nei primi di settembre abbiamo
lanciato un primo appello, a cui arrivano un pò di risposte online
favorevoli alla partecipazione. Nella prima riunione è stato
spiegato il perché i giovani oggi hanno la necessità di
organizzarsi in lotta, se si vuole raggiungere dei risultati concreti
sul piano giovani Sicilia, che è solo una presa di tempo del governo
regionale sui giovani disoccupati.
Dopo
questa prima riunione si è deciso di fare un secondo appello, ma
questa volta con un volantino da distribuire ai giovani nel centro di
Palermo. Nel
volantino viene descritta la situazione odierna dei giovani
disoccupati che non hanno speranza per un futuro, e denunciato il
governo che prende tempo con finti progetti tipo “Garanzia
giovani”, che in realtà sono miseri progetti che non risolvono
affatto la disoccupazione, ma che non vengono neanche portati a buon
fine. Quindi, era scritto, i giovani devono necessariamente costruire
un movimento dei giovani disoccupati in lotta.
I
dati della disoccupazione parlano chiaro, nel novembre del 2014 la
disoccupazione è arrivata al 13,4 % aumentando dello 0,2% rispetto
il mese precedente, e come numeri siamo a 3 milioni e 457 mila
disoccupati e solo un milione in Sicilia.
Nella
seconda riunione la presenza dei giovani era aumentata e il dato
evidente è che le donne sono sempre in maggioranza e più motivate
degli uomini. La disoccupazione delle donne quest'anno ha raggiunto
il suo record con il 14%, considerando il fatto che lo Stato non
considera le casalinghe disoccupate. Riportiamo anche un esempio di
una giovane compagna che in molti colloqui ha avuto l'esperienza di
domande assolutamente di stampo maschilista, come queste: Hai
intenzione di sposarti? Sei fidanzata? Hai intenzione di fare figli?
Domande che non hanno niente a che fare con il lavoro ma solo per
avere la sicurezza di non pagare nessuna maternità in futuro (anche
per questo le donne hanno maggiore difficoltà a lavorare).
Si
iniziano a decidere iniziative da portare avanti. Una delle
iniziative era quella di fare un sit-in alla Regione, ma per motivi
di numero non si è mai potuta realizzare. Dunque iniziamo a capire
che il nostro lavoro si doveva basare più sulla propaganda per far
conoscere l'organizzazione, e si decide di continuare con il
volantino per vedere di coinvolgere all'altra riunione più giovani.
Alla terza riunione si presentano in numero minore perché molti
giovani anche se aderivano alla necessità della lotta, erano un pò
scoraggiati e rassegnati.
Nel
seguirsi delle settimane ogni martedì ci incontravamo per fare il
punto della situazione e per ragionare sulle iniziative. Prima di
tutto abbiamo pensato che era molto utile aggiungere oltre al
semplice volantinaggio, anche vari attacchinaggi in giro per la città
di locandine firmate “Per un movimento dei giovani disoccupati in
lotta” con un impatto più grafico verso chi leggeva. Quindi ci
troviamo verso metà ottobre e si iniziò a far girare la locandina
che come titolo aveva “Contro
la disoccupazione i giovani lanciano l'appello ad organizzarsi”.
Abbiamo
concentrato l'attenzione più sulla disoccupazione giovani in
generale e non solo sul piano giovani Sicilia che ormai se ne parla
meno. Abbiamo, quindi, creato una lista di lotta dove raccogliere
tutti i contatti dei giovani .
Durante
le iniziative di propaganda, abbiamo avuto diversi incontri con molti
giovani che ci davano pieno appoggio e ci lasciavano il contatto e ci
facevano i complimenti per la nostra iniziativa. Ma il problema è
che questi giovani una volta che si contattavano per le iniziative o
riunioni non si presentavano mai, anche perché in questo momento,
come già ho detto prima, tra i giovani c'è un senso di sconforto
che li blocca nell'immergersi nella lotta pratica. Ma noi comunque
continuiamo perché crediamo che prima o poi i giovani saranno
obbligati a muoversi per forza di cose e anche perché non possono
lasciarsi morire davanti un futuro senza futuro.
Abbiamo
fatto un sit-in al centro per l'impiego con un banchetto, volantini,
cartelli, locandine e raccolta firme per la lista di lotta.
L'esperienza qui è stata molto utile per confrontarci con tutta la
realtà dei giovani disoccupati, molti infatti incuriositi si sono
avvicinati e hanno creato dei dibattiti, dicendo che questa
situazione è insostenibile e che tutto questo non si può accettare,
ma nello stesso tempo molti ribadivano che non si muove nessuno nelle
piazze a protestare. Anche molte madri si informavano, perché hanno
figli a casa senza lavoro.
Abbiamo
partecipato anche allo sciopero del 14 novembre con volantini e uno
striscione con scritto “Basta
disoccupazione, lavoro per i giovani”,
anche se allo sciopero non c'erano giovani disoccupati oltre noi.
Nei
giorni seguenti continuando con il lavoro di propaganda abbiamo
creato anche una locandina con scritto “Vuoi
lavorare? Organizzati!!!”.
Infine per natale abbiamo creato una locandina con un albero di
natale che ha delle palline con scritto “disoccupazione,
emergenza casa, precarietà”,
e nella parte inferiore dell'albero “buon
natale sta mi....”.
Nella punta dell'albero ci sta la testa di Crocetta (presidente della
regione Sicilia) e la testa di Renzi.
Il
lavoro che finora è stato fatto viene notato all'esterno, e già si
da l'idea ai giovani che devono andare oltre la semplice spontaneità
facebookiana, e concentrare le forze più su una lotta pratica nelle
piazze contro questo governo che ci nega un normale futuro
lavorativo.
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