Nella
regione di Petrich salari da fame nell’industria tessile: 129 euro al
mese. A Batman, in Turchia, donne kurde e siriane al lavoro dalle 9 alle
24. La denuncia di Clean Clothes: aziende che producono per Adidas,
H&M, Hugo Boss e Zara
Una lavoratrice, occupata da 18 anni in una fabbrica che produce per Tom Tailor e Zara, ha riferito ai ricercatori della campagna Clean Clothes di guadagnare 179 euro netti, comprese cinque ore di straordinario medie al giorno. Un’altra ha raccontato di cucire a domicilio perline sulle camicette di Benetton o Max Mara e di ricevere non più di un euro e mezzo per un’ora e mezza di lavoro. Una donna slovacca ha spiegato ai ricercatori che il suo salario è stato ridotto da 430 euro a 330...
in molti casi i committenti sono, col solito meccanismo del lavoro in subappalto, multinazionali dell’abbigliamento...
Quello che emerge dal dossier è che i paesi post-socialisti funzionano come bacino di lavoro a buon mercato per i marchi e i distributori occidentali della moda. A essere impiegate sono nella stragrande maggioranza donne (in Turchia addirittura il 90 per cento) che, come racconta una ricercatrice georgiana, «sono retribuite per quantità di prodotto realizzato e le loro paghe non superano i 104–124 euro al mese», mentre gli uomini lavorano «prevalentemente nel taglio e nella logistica e hanno un salario fisso di 124–145 euro mensili»...
a guadagnarci, in questi anni, sono state solo le multinazionali che hanno spostato la produzione dove il lavoro costa meno, i sindacati sono più deboli e i controlli meno stringenti. I ricercatori mettono in evidenza come i più noti marchi della moda siano riusciti a guadagnare dalla crisi economica. I profitti per le big companies sono schizzati alle stelle: dagli 11,8 miliardi di fatturato del 2008 ai 16,98 del 2013 per H&M; da 10,41 miliardi del 2008 a 16,72 per Adidas, i cui lavoratori ricevono nove euro al giorno (per dieci ore di lavoro) in Bosnia e cinque (per otto ore di lavoro) in Georgia...
Fra il maggio 2013 e il gennaio 2014 sono state intervistate 40 lavoratrici in diverse aziende croate e turche che producono vestiario per conto del marchio Hugo Boss. Le denunce riguardano i salari da fame, l’abuso degli straordinari, la libertà di associazione negata e l’assenza di contrattazione collettiva, la repressione dell’attività sindacale, con molestie, atti intimidatori e tentativi di corruzione, l’obbligo per le donne di non avere gravidanze. I ricercatori sono andati nella città turca di Batman, dove esiste un sistema di subfornitura simile a quello bulgaro di Petrich. In un piccolo laboratorio che impiega una ventina di donne kurde e alcune siriane hanno scoperto condizioni di lavoro al limite della schiavitù: dalle 9 di mattina fino a mezzanotte, senza straordinari e, in caso di ordini urgenti, fino al mattino successivo. Al nero e per 130 euro al mese... (da Il Manifesto)
Nessun commento:
Posta un commento