La Basilicata "felix" è assediata dai tumori
Aumentano patologie oncologiche, leucemie, linfomi e malattie croniche
di
Giorgio Santoriello
http://basilicata.basilicata24.it/cronaca/basilicata-assediata-tumori-15546.php
Parlare
di tumori in Basilicata è cosa delicata e complessa, tuttavia doveroso è partire
dai dati oggettivi che si hanno e che in troppi casi provengono da fuori
regione, tuttavia il quadro che ne emerge è preoccupante.
La
precisa vacuità del Crob. Il Crob sottolinea da sempre “che l’andamento dei
tumori in Basilicata si è adeguato alla media nazionale e che tante cause sono
da riscontrarsi negli stili di vita dei lucani.” Infatti le conclusioni del
registro tumori della Regione Basilicata dicono che: “la media del Sud,
storicamente bassa, oggi è in aumento per livellarsi con quella del Centro –
Nord, la mortalità invece è in diminuzione al Nord-Centro e stabile al Sud: a 5
anni dalla diagnosi il tasso di sopravvivenza rimane più basso al Sud rispetto
al resto del Paese. Non vi sono zone della Basilicata particolarmente
significative dal punto di vista epidemiologico. Si sottolinea come le cause
ambientali (inquinamento) spiegano solo il 5% di tutte le neoplasie contro un
45% delle abitudini di vita. Tale tendenza attesa e soprattutto la rapidità con
cui si sta verificando l’annullamento del vantaggio preesistente rende evidente
il problema a livello individuale ma difficilmente dimostrabile statisticamente
a livello di popolazione con i dati esistenti. Il Crob ammette le difficoltà di
interpretare alcuni dati epidemiologici, ma il discorso di autoanalisi si ferma
per riprendere con:” L’incremento del numero di casi di tumore deriva anche dal
progressivo miglioramento delle tecniche diagnostiche, dai programmi di
screening (ma è solo un aumento delle diagnosi di casi misconosciuti in
precedenza). Ben altro concetto è quello legato all’invecchiamento della
popolazione e quello sopra espresso delle variazioni in negativo delle abitudini
di vita.” In Basilicata la principale struttura oncologica dà una lettura
precisa: invecchiamento della popolazione e stili di vita sono alla base del
trend tumorale lucano. Restano alcune avvertenze: numerosità piccole con ampie
fluttuazioni annuali (es. passare da 0-1 caso a 2 significa aumenti del
100-200%) che è un caso frequente per alcune sedi tumorali nei nostri comuni,
impediscono valutazioni di trend su brevi periodi su microaree con una
difficoltà ad evidenziare ‘epidemie’ di tumori o incrementi di ‘fattori di
rischio noti’ in tempi e luoghi ben definiti con la necessità di attivare studi
specifici su microaree che però dovranno poter attingere a risorse
specificamente destinate come è stato fatto per la città di Melfi su
inquinamento ambientale. Il Crob dice a denti stretti che si potrebbe monitorare
meglio ma servono risorse specifiche: quindi come fa il Crob a ridurre al 5% i
casi tumorali riconducibili all’inquinamento se la scienza ufficiale va nella
direzione opposta?
Da
Milano ci comparano alla Campania. L’Istituto Nazionale Tumori della Lombardia
(Int) dispone di una banca dati epidemiologica on-line, che attualmente fornisce
stime regionali e nazionali relative a 7 sedi tumorali sino al 2015. Le stime
sono effettuate dal Reparto Epidemiologia dei Tumori del Cnesps, dell’Istituto
Superiore della Sanità, ed attesta per la Basilicata relativamente alla mammella
per le donne e al colon-retto per gli uomini un forte aumento, addirittura con
dati superiori a quelli campani per i tumori alla mammella (vedi immagini).
Anche il più noto studio Sentieri attesta che in Basilicata, come nel resto
d’Italia, a ridosso dei siti Sin di Tito e della Val Basento si muore
maggiormente per tumori al colon retto per le donne a Tito, per gli uomini
colpito maggiormente l’apparato respiratorio con un eccesso anche per la
mortalità perinatale. In Val Basento si presenta un eccesso di mortalità per
tutte le cause, e per entrambi i sessi per tumori all’apparato
respiratorio.
La
mappa tumorale dei sindaci e dei medici, più cruda del Crob. Il sindaco di
Sant’angelo le Fratte, Michele Laurino, accusa da tempo la spiccata mortalità
anche tra i giovani per tumori e leucemie, come del resto anche l’ondivago
sindaco di Pisticci, Di Trani, che ha più volte denunciato l’alta mortalità
soprattutto della zona Scalo. Con loro tanti i medici di base che tra: Lavello -
Melfi, Viggiano, Grumento, Spinoso e Marconia denunciano tassi d’incidenza e
mortalità preoccupanti. Il Dott. Di Ciaula nel recente convegno organizzato a
Matera dalla Aiea, ha evidenziato un'incidenza pesante per i tumori infantili:
"Fra il 2007 e il 2011, in soli 5 anni, ben 204 bambini lucani (di età fra 0 e
14 anni ) hanno sviluppato un tumore maligno: in media ogni anno vengono
ricoverati per tumore 40 bambini lucani". Come confermato dall’Osservatorio
Epidemiologico Regionale (Oer) in aumento tra i bambini anche i disturbi
dell’apprendimento nell’età evolutiva. Non studiati sono i casi di glioblastomi
a Santa Laura, piccola contrada nei pressi dell’Itrec di Rotondella, ove una
rara forma di tumore al cervello ha avuto diversi casi: proprio le radiazioni
ionizzanti sono per la medicina ufficiale una delle cause
scatenanti.
Il
registro regionale è incompleto, lento e non accreditato. Nel registro
1997-2005, i comuni della Val D’Agri, come tutto il resto della regione, sono
aggregati, in quanto i piccoli numeri avrebbero reso illeggibile ogni
descrizione soprattutto quando i dati sono stati analizzati per trienni al fine
di delinearne i trend, tuttavia spalmare i dati in maniera comprensoriale riduce
la visione analitica del fenomeno che in questo modo non può definire il rischio
sanitario su base comunale. Manca un archivio dei referti istologici e
citologici che molto direbbe sulla natura dei tumori ed i tempi di raccolta dati
e relativa analisi in Basilicata sono elevati rispetto la media nazionale,
infatti i dati dal 2008/10 sono crudi, privi di analisi e poco leggibili e si
riferiscono ad anni antecedenti. Il registro lucano non è accreditato Airtum,
ossia con l’Associazione Nazionale dei Registri Tumori; manca altresì la
georeferenziazione epidemiologica che permetterebbe di delineare il rischio
oncologico da fattori ambientali.
I
numeri della guerra. Dal 1997 al 2005 le Asl n.4/5 ( Matera - Val Basento e
Metapontino – Montalbano J.) la fanno da padrona per colon retto e mammella. Nel
Medio Agri i tumori al colon per le donne risultano aumentati ( si intende
sempre il tasso di incidenza) del 29,4% tra il 1997/2005; il pancreas aumenta
del 17,6% e per i maschi il colon del 35,7%; la prostata del 29,7% e la leucemia
mieloide dell’11,9%. Nell’Alto Agri: la mammella del 49,6%, il retto del 13,4% e
la vescica nei maschi del 19,9%. Nel solo periodo 2003/05, Alto e Medio Agri
hanno la maggior incidenza regionale di tumori al colon e stomaco per le
femmine. L’usl n.4 nel 2000/02 primeggia per la mammella: le donne sono le più
colpite tra le usl n.4/5. Anche per i maschi nel periodo 2000-02 l’usl 4 si
conferma quella più colpita mentre tra il 1997/99 sono le usl n.1 (Venosa) e n.2
Potenza. Il tutto senza contare l’organo più colpito in assoluto, ossia il
polmone, che è la vittima preferita ove occorrerebbe capire con urgenza i casi
non dovuti al fumo attivo/passivo. Si affacciano anche i linfomi di Hodgkin e
non, con un aumento medio tra donne e uomini del 7% circa tra Medio ed Alto
Agri, con casi sempre più numerosi tra i 15 ed i 24 anni. Così come il tumore
alla mammella che dal 1997 al 2005 si è presentato sempre più in giovani donne,
età 40-44 anni: sicuramente merito delle campagne di screening ma
l’epidemiologia dovrebbe farci capire fino a che punto la diagnostica è merito
della scienza medica, e dove invece iniziano i fattori ambientali. Nei maschi
del Medio Agri tra il 2003/05 diagnosticati più casi di tumori ai testicoli e
leucemia linfatica tra i 20-29 anni, così come forte l’aumento anche di tumori
allo stomaco.
Troppo
giovani per ammalarsi, troppo vecchi per curarsi. Molto interessante sarebbe
altresì capire perché in Basilicata la “vecchiaia” per l’età tumorale pare
abbassarsi ai 50 anni: vitale sarebbe fare un biomonitoraggio sul bioaccumulo
degli inquinanti nella catena alimentari e nella popolazione residente. I dati
del registro tumori di Basilicata non sempre si intersecano con altri studi,
esempio l’Oer traccia dal 2007 per la Basilicata, un chiaro superamento della
media italiana per i disturbi cronico-degenerativi del sistema nervoso, infatti
nel 2008 il tasso lucano è stato del 7,10% contro il 4,60 dell’Italia. È dal
2007 che la Basilicata ha superato la media italiana per disturbi cronici
neurologici, cardio-circolatori, allergici, gastrici, osseo – respiratori,
diabete ed in costante aumento quelli tiroidei, anche se l’Oer non mappa
quest’ultimi sino al 2009, ma lo si evince dal numero di esenzioni ticket:
ipotiroidismo, tiroide di Hashimoto nonché Parkinson, quest’ultimo ormai
ampiamente correlato, per gli agricoltori, all’uso di determinati fitofarmaci.
La Basilicata non compare nel portale Itacan della Airtum, né nel Setil, e le
patologie civetta non sono ancora epidemiologicamente studiate. In Basilicata
sulla sorveglianza sanitaria in senso stretto si è fatto troppo poco,
soprattutto in raffronto alle attività presenti e future che si preannunciano:
non vi è totale credibilità dei dati epidemiologici ad oggi conseguiti, dubbi
sui metodi di raccolta dati e loro interpretazione, nonché sulla presunta
imparzialità del personale medico. Legalità vorrebbe che prima di continuare
impattanti disegni economici ci fermassimo a studiare cosa è già accaduto.
Articolo scritto da Giorgio Santoriello e Gian Paolo Farina (medico)
Ven,
07/11/2014
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