martedì 11 novembre 2014

pc 11 novembre - I tumori uccidono anche in Basilicata. NOCIVO E' IL CAPITALE NON LE FABBRICHE!

La Basilicata "felix" è assediata dai tumori
Aumentano patologie oncologiche, leucemie, linfomi e malattie croniche
di Giorgio Santoriello
http://basilicata.basilicata24.it/cronaca/basilicata-assediata-tumori-15546.php

Parlare di tumori in Basilicata è cosa delicata e complessa, tuttavia doveroso è partire dai dati oggettivi che si hanno e che in troppi casi provengono da fuori regione, tuttavia il quadro che ne emerge è preoccupante. 
La precisa vacuità del Crob. Il Crob sottolinea da sempre “che l’andamento dei tumori in Basilicata si è adeguato alla media nazionale e che tante cause sono da riscontrarsi negli stili di vita dei lucani.” Infatti le conclusioni del registro tumori della Regione Basilicata dicono che: “la media del Sud, storicamente bassa, oggi è in aumento per livellarsi con quella del Centro – Nord, la mortalità invece è in diminuzione al Nord-Centro e stabile al Sud: a 5 anni dalla diagnosi il tasso di sopravvivenza rimane più basso al Sud rispetto al resto del Paese. Non vi sono zone della Basilicata particolarmente significative dal punto di vista epidemiologico. Si sottolinea come le cause ambientali (inquinamento) spiegano solo il 5% di tutte le neoplasie contro un 45% delle abitudini di vita. Tale tendenza attesa e soprattutto la rapidità con cui si sta verificando l’annullamento del vantaggio preesistente rende evidente il problema a livello individuale ma difficilmente dimostrabile statisticamente a livello di popolazione con i dati esistenti. Il Crob ammette le difficoltà di interpretare alcuni dati epidemiologici, ma il discorso di autoanalisi si ferma per riprendere con:” L’incremento del numero di casi di tumore deriva anche dal progressivo miglioramento delle tecniche diagnostiche, dai programmi di screening (ma è solo un aumento delle diagnosi di casi misconosciuti in precedenza). Ben altro concetto è quello legato all’invecchiamento della popolazione e quello sopra espresso delle variazioni in negativo delle abitudini di vita.” In Basilicata la principale struttura oncologica dà una lettura precisa: invecchiamento della popolazione e stili di vita sono alla base del trend tumorale lucano. Restano alcune avvertenze: numerosità piccole con ampie fluttuazioni annuali (es. passare da 0-1 caso a 2 significa aumenti del 100-200%) che è un caso frequente per alcune sedi tumorali nei nostri comuni, impediscono valutazioni di trend su brevi periodi su microaree con una difficoltà ad evidenziare ‘epidemie’ di tumori o incrementi di ‘fattori di rischio noti’ in tempi e luoghi ben definiti con la necessità di attivare studi specifici su microaree che però dovranno poter attingere a risorse specificamente destinate come è stato fatto per la città di Melfi su inquinamento ambientale. Il Crob dice a denti stretti che si potrebbe monitorare meglio ma servono risorse specifiche: quindi come fa il Crob a ridurre al 5% i casi tumorali riconducibili all’inquinamento se la scienza ufficiale va nella direzione opposta?
Da Milano ci comparano alla Campania. L’Istituto Nazionale Tumori della Lombardia (Int) dispone di una banca dati epidemiologica on-line, che attualmente fornisce stime regionali e nazionali relative a 7 sedi tumorali sino al 2015. Le stime sono effettuate dal Reparto Epidemiologia dei Tumori del Cnesps, dell’Istituto Superiore della Sanità, ed attesta per la Basilicata relativamente alla mammella per le donne e al colon-retto per gli uomini un forte aumento, addirittura con dati superiori a quelli campani per i tumori alla mammella (vedi immagini). Anche il più noto studio Sentieri attesta che in Basilicata, come nel resto d’Italia, a ridosso dei siti Sin di Tito e della Val Basento si muore maggiormente per tumori al colon retto per le donne a Tito, per gli uomini colpito maggiormente l’apparato respiratorio con un eccesso anche per la mortalità perinatale. In Val Basento si presenta un eccesso di mortalità per tutte le cause, e per entrambi i sessi per tumori all’apparato respiratorio.
La mappa tumorale dei sindaci e dei medici, più cruda del Crob. Il sindaco di Sant’angelo le Fratte, Michele Laurino, accusa da tempo la spiccata mortalità anche tra i giovani per tumori e leucemie, come del resto anche l’ondivago sindaco di Pisticci, Di Trani, che ha più volte denunciato l’alta mortalità soprattutto della zona Scalo. Con loro tanti i medici di base che tra: Lavello - Melfi, Viggiano, Grumento, Spinoso e Marconia denunciano tassi d’incidenza e mortalità preoccupanti. Il Dott. Di Ciaula nel recente convegno organizzato a Matera dalla Aiea, ha evidenziato un'incidenza pesante per i tumori infantili: "Fra il 2007 e il 2011, in soli 5 anni, ben 204 bambini lucani (di età fra 0 e 14 anni ) hanno sviluppato un tumore maligno: in media ogni anno vengono ricoverati per tumore 40 bambini lucani". Come confermato dall’Osservatorio Epidemiologico Regionale (Oer) in aumento tra i bambini anche i disturbi dell’apprendimento nell’età evolutiva. Non studiati sono i casi di glioblastomi a Santa Laura, piccola contrada nei pressi dell’Itrec di Rotondella, ove una rara forma di tumore al cervello ha avuto diversi casi: proprio le radiazioni ionizzanti sono per la medicina ufficiale una delle cause scatenanti.
Il registro regionale è incompleto, lento e non accreditato. Nel registro 1997-2005, i comuni della Val D’Agri, come tutto il resto della regione, sono aggregati, in quanto i piccoli numeri avrebbero reso illeggibile ogni descrizione soprattutto quando i dati sono stati analizzati per trienni al fine di delinearne i trend, tuttavia spalmare i dati in maniera comprensoriale riduce la visione analitica del fenomeno che in questo modo non può definire il rischio sanitario su base comunale. Manca un archivio dei referti istologici e citologici che molto direbbe sulla natura dei tumori ed i tempi di raccolta dati e relativa analisi in Basilicata sono elevati rispetto la media nazionale, infatti i dati dal 2008/10 sono crudi, privi di analisi e poco leggibili e si riferiscono ad anni antecedenti. Il registro lucano non è accreditato Airtum, ossia con l’Associazione Nazionale dei Registri Tumori; manca altresì la georeferenziazione epidemiologica che permetterebbe di delineare il rischio oncologico da fattori ambientali.
I numeri della guerra. Dal 1997 al 2005 le Asl n.4/5 ( Matera - Val Basento e Metapontino – Montalbano J.) la fanno da padrona per colon retto e mammella. Nel Medio Agri i tumori al colon per le donne risultano aumentati ( si intende sempre il tasso di incidenza) del 29,4% tra il 1997/2005; il pancreas aumenta del 17,6% e per i maschi il colon del 35,7%; la prostata del 29,7% e la leucemia mieloide dell’11,9%. Nell’Alto Agri: la mammella del 49,6%, il retto del 13,4% e la vescica nei maschi del 19,9%. Nel solo periodo 2003/05, Alto e Medio Agri hanno la maggior incidenza regionale di tumori al colon e stomaco per le femmine. L’usl n.4 nel 2000/02 primeggia per la mammella: le donne sono le più colpite tra le usl n.4/5. Anche per i maschi nel periodo 2000-02 l’usl 4 si conferma quella più colpita mentre tra il 1997/99 sono le usl n.1 (Venosa) e n.2 Potenza. Il tutto senza contare l’organo più colpito in assoluto, ossia il polmone, che è la vittima preferita ove occorrerebbe capire con urgenza i casi non dovuti al fumo attivo/passivo. Si affacciano anche i linfomi di Hodgkin e non, con un aumento medio tra donne e uomini del 7% circa tra Medio ed Alto Agri, con casi sempre più numerosi tra i 15 ed i 24 anni. Così come il tumore alla mammella che dal 1997 al 2005 si è presentato sempre più in giovani donne, età 40-44 anni: sicuramente merito delle campagne di screening ma l’epidemiologia dovrebbe farci capire fino a che punto la diagnostica è merito della scienza medica, e dove invece iniziano i fattori ambientali. Nei maschi del Medio Agri tra il 2003/05 diagnosticati più casi di tumori ai testicoli e leucemia linfatica tra i 20-29 anni, così come forte l’aumento anche di tumori allo stomaco.
Troppo giovani per ammalarsi, troppo vecchi per curarsi. Molto interessante sarebbe altresì capire perché in Basilicata la “vecchiaia” per l’età tumorale pare abbassarsi ai 50 anni: vitale sarebbe fare un biomonitoraggio sul bioaccumulo degli inquinanti nella catena alimentari e nella popolazione residente. I dati del registro tumori di Basilicata non sempre si intersecano con altri studi, esempio l’Oer traccia dal 2007 per la Basilicata, un chiaro superamento della media italiana per i disturbi cronico-degenerativi del sistema nervoso, infatti nel 2008 il tasso lucano è stato del 7,10% contro il 4,60 dell’Italia. È dal 2007 che la Basilicata ha superato la media italiana per disturbi cronici neurologici, cardio-circolatori, allergici, gastrici, osseo – respiratori, diabete ed in costante aumento quelli tiroidei, anche se l’Oer non mappa quest’ultimi sino al 2009, ma lo si evince dal numero di esenzioni ticket: ipotiroidismo, tiroide di Hashimoto nonché Parkinson, quest’ultimo ormai ampiamente correlato, per gli agricoltori, all’uso di determinati fitofarmaci. La Basilicata non compare nel portale Itacan della Airtum, né nel Setil, e le patologie civetta non sono ancora epidemiologicamente studiate. In Basilicata sulla sorveglianza sanitaria in senso stretto si è fatto troppo poco, soprattutto in raffronto alle attività presenti e future che si preannunciano: non vi è totale credibilità dei dati epidemiologici ad oggi conseguiti, dubbi sui metodi di raccolta dati e loro interpretazione, nonché sulla presunta imparzialità del personale medico. Legalità vorrebbe che prima di continuare impattanti disegni economici ci fermassimo a studiare cosa è già accaduto. Articolo scritto da Giorgio Santoriello e Gian Paolo Farina (medico)
Ven, 07/11/2014 

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