La “più grande democrazia del mondo”
elegge primo ministro il genocida Narendra Modi, capo del partito
fascista nazionalista indù.
L’arresto del Prof Saibaba
dell’Università di Delhi segna un salto di qualità nella caccia
alle streghe contro ogni voce di opposizione interna.
È urgente il rilancio della
solidarietà e mobilitazione internazionale contro il regime indiano
per il rilascio dei prigionieri politici.
Il 21 maggio prossimo sarà proclamata
ufficialmente la schiacciante vittoria elettorale (340 seggi su 543)
del partito della destra nazionalista indù Bharatiya Janata Party
(BJP) e l’insediamento del suo candidato premier Narendra Modi.
Dopo il fallimento del governo del
Congresso, travolto da scandali e inettitudine, le classi dominanti
indiane e l’imperialismo giocano la carta Modi per andare avanti
col “modello Gujarat” (lo stato in cui Modi era capo del
governo).
Modi, e il suo “modello Gujarat”,
significano ancora più liberismo, privatizzazioni, globalizzazione,
impastate di culto del leader, ideologia fascista e intolleranza
politica e religiosa.
“Modello Gujarat” significa mano
libera allo squadrismo fascista indù e ai massacri di minoranze e
oppositori politici. Nel 2002 Modi, allora dirigente
dell’organizzazione fondamentalista indù Rashtriya Swayamsevak
Sangh (RSS), fu accusato di non aver fermato, anzi di aver fomentato
i pogrom che costarono la vita a oltre 1000 persone, in maggioranza
musulmani, morte nei pogrom scatenati dal RSS in Gujarat, poco dopo
l’ascesa al governo dello stesso Modi. Modi finì sotto inchiesta,
ma la Corte Suprema lo scagionò per “insufficienza di prove”.
Significa anche impunità e protezione
per le bande paramilitari, come il famigerato Salwa Judum,
ufficialmente disciolte ma ricostituite con altri nomi, che
affiancano polizia ed esercito nella “Operazione Green Hunt”, la
sporca guerra al popolo che dal 2009 insanguina, vittime quasi sempre
contadini inermi, le regioni della guerra popolare diretta dai
maoisti, dove le popolazioni tribali resistono ai piani di
evacuazione forzata dalla loro terra per far posto ai grandi progetti
delle multinazionali.
Già alla vigilia della vittoria di
Modi, il clima sempre più reazionario che monta nella politica
indiana si è fatto sentire. Il 9 maggio agenti in borghese della
polizia di Godchiroli (Maharastra) hanno segretamente sequestrato,
arrestato e trasferito nella prigione centrale di Nagpur il prof GN
Saibaba, docente di inglese all’Università di Delhi, accusato di
connessione con i maoisti. Saibaba, segretario aggiunto del Fronte
Democratico Rivoluzionario, una delle voci più note, inflessibili e
coraggiose di opposizione alla Operazione Green Hunt e a tutte le
discriminazioni e ingiustizie contro i popoli dell’India, era da
tempo oggetto di persecuzione, montature e intimidazioni. Già in
settembre la sua abitazione era stata perquisita, a gennaio era stato
formalmente interrogato, senza che emergessero elementi per
l’arresto.
Prima di lui, in circostanze simili,
erano stati arrestati, ad agosto-settembre Hem Mishra, studente della
DU e attivista culturale, il noto giornalista indipendente Prashant
Rahi (accusati di tenere i contatti tra Saibaba e i dirigenti
maoisti) e, tre giorni prima, il segretario del FDR in Uttarakhand,
Jeevan Chandra.
Il prof Saibaba è costretto su una
sedia a rotelle, soffre di disabilità al 90%, abbisogna di
assistenza anche per le più elementari necessità quotidiane ed è
sotto costante terapia cardiaca. Le scarse notizie che trapelano
sulla sua situazione dicono che è stato rinchiuso in isolamento, in
una spoglia cella “a uovo”, in un carcere nient’affatto
attrezzato ad ospitare dignitosamente detenuti nella sua condizione.
Da tutto il mondo organizzazioni
democratiche, antimperialiste e rivoluzionarie condannano con forza
il suo arresto ed esigono la liberazione sua e degli altri
prigionieri politici in India.
In tutto il mondo si stanno
organizzando petizioni, iniziative a consolati e ambasciate per fare
pressione sul governo indiano.
In Italia si sono raccolte le prime
forme alla petizione allegata e una prima iniziativa di
controinformazione si è tenuta all’Università di Palermo. Altre
proteste sono previste all’ambasciata di Roma e al Consolato di
Milano
Organizziamo ovunque possibile altre
iniziative e azioni di solidarietà, nelle Università, alle sedi
diplomatiche, nei luoghi di lavoro e quartieri frequentati da
immigrati indiani.
Il prof Saibaba e gli altri
prigionieri politici non sono soli!
Lottiamo per la loro liberazione!
Fermiamo la mano del regime indiano
e del fascismo indù!
Fermiamo la Operazione Green Hunt!
Difendiamo il diritto del popolo
indiano a lottare per un nelle proprie mani!
comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in india - Italia
cspindia@gmail.com
blog
guerrepopolari.blogspot.com
blog internazionale
icspwindia.wordpress.com
19 maggio 2014
comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in india - Italia
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19 maggio 2014
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