lunedì 19 maggio 2014

pc 19 maggio - India un fascista e genocida MODI a capo del regime indiano - necessaria la mobilitazione internazionale

La “più grande democrazia del mondo” elegge primo ministro il genocida Narendra Modi, capo del partito fascista nazionalista indù.
L’arresto del Prof Saibaba dell’Università di Delhi segna un salto di qualità nella caccia alle streghe contro ogni voce di opposizione interna.
È urgente il rilancio della solidarietà e mobilitazione internazionale contro il regime indiano per il rilascio dei prigionieri politici.

Il 21 maggio prossimo sarà proclamata ufficialmente la schiacciante vittoria elettorale (340 seggi su 543) del partito della destra nazionalista indù Bharatiya Janata Party (BJP) e l’insediamento del suo candidato premier Narendra Modi.
Dopo il fallimento del governo del Congresso, travolto da scandali e inettitudine, le classi dominanti indiane e l’imperialismo giocano la carta Modi per andare avanti col “modello Gujarat” (lo stato in cui Modi era capo del governo).
Modi, e il suo “modello Gujarat”, significano ancora più liberismo, privatizzazioni, globalizzazione, impastate di culto del leader, ideologia fascista e intolleranza politica e religiosa.
“Modello Gujarat” significa mano libera allo squadrismo fascista indù e ai massacri di minoranze e oppositori politici. Nel 2002 Modi, allora dirigente dell’organizzazione fondamentalista indù Rashtriya Swayamsevak Sangh (RSS), fu accusato di non aver fermato, anzi di aver fomentato i pogrom che costarono la vita a oltre 1000 persone, in maggioranza musulmani, morte nei pogrom scatenati dal RSS in Gujarat, poco dopo l’ascesa al governo dello stesso Modi. Modi finì sotto inchiesta, ma la Corte Suprema lo scagionò per “insufficienza di prove”.
Significa anche impunità e protezione per le bande paramilitari, come il famigerato Salwa Judum, ufficialmente disciolte ma ricostituite con altri nomi, che affiancano polizia ed esercito nella “Operazione Green Hunt”, la sporca guerra al popolo che dal 2009 insanguina, vittime quasi sempre contadini inermi, le regioni della guerra popolare diretta dai maoisti, dove le popolazioni tribali resistono ai piani di evacuazione forzata dalla loro terra per far posto ai grandi progetti delle multinazionali.
Già alla vigilia della vittoria di Modi, il clima sempre più reazionario che monta nella politica indiana si è fatto sentire. Il 9 maggio agenti in borghese della polizia di Godchiroli (Maharastra) hanno segretamente sequestrato, arrestato e trasferito nella prigione centrale di Nagpur il prof GN Saibaba, docente di inglese all’Università di Delhi, accusato di connessione con i maoisti. Saibaba, segretario aggiunto del Fronte Democratico Rivoluzionario, una delle voci più note, inflessibili e coraggiose di opposizione alla Operazione Green Hunt e a tutte le discriminazioni e ingiustizie contro i popoli dell’India, era da tempo oggetto di persecuzione, montature e intimidazioni. Già in settembre la sua abitazione era stata perquisita, a gennaio era stato formalmente interrogato, senza che emergessero elementi per l’arresto.
Prima di lui, in circostanze simili, erano stati arrestati, ad agosto-settembre Hem Mishra, studente della DU e attivista culturale, il noto giornalista indipendente Prashant Rahi (accusati di tenere i contatti tra Saibaba e i dirigenti maoisti) e, tre giorni prima, il segretario del FDR in Uttarakhand, Jeevan Chandra.
Il prof Saibaba è costretto su una sedia a rotelle, soffre di disabilità al 90%, abbisogna di assistenza anche per le più elementari necessità quotidiane ed è sotto costante terapia cardiaca. Le scarse notizie che trapelano sulla sua situazione dicono che è stato rinchiuso in isolamento, in una spoglia cella “a uovo”, in un carcere nient’affatto attrezzato ad ospitare dignitosamente detenuti nella sua condizione.
Da tutto il mondo organizzazioni democratiche, antimperialiste e rivoluzionarie condannano con forza il suo arresto ed esigono la liberazione sua e degli altri prigionieri politici in India.
In tutto il mondo si stanno organizzando petizioni, iniziative a consolati e ambasciate per fare pressione sul governo indiano.
In Italia si sono raccolte le prime forme alla petizione allegata e una prima iniziativa di controinformazione si è tenuta all’Università di Palermo. Altre proteste sono previste all’ambasciata di Roma e al Consolato di Milano
Organizziamo ovunque possibile altre iniziative e azioni di solidarietà, nelle Università, alle sedi diplomatiche, nei luoghi di lavoro e quartieri frequentati da immigrati indiani.

Il prof Saibaba e gli altri prigionieri politici non sono soli!
Lottiamo per la loro liberazione!
Fermiamo la mano del regime indiano e del fascismo indù!
Fermiamo la Operazione Green Hunt!
Difendiamo il diritto del popolo indiano a lottare per un nelle proprie mani!

comitato internazionale di sostegno alla guerra popolare in india - Italia
cspindia@gmail.com
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19 maggio 2014

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