giovedì 22 maggio 2014

pc 22 maggio - I padroni della Confindustria vogliono ancora di più. Squinzi dichiara guerra alla classe operaia, presenta il suo programma al governo per "contratti più flessibili"...

I padroni incassano, nonostante la crisi, nonostante i governi più o meno traballanti e capi di governo (non eletti) si diano il cambio come si fa con la staffetta!
Hanno “Incassato il primo “importante passo avanti” con l’approvazione del decreto che liberalizza i contratti a termine e semplifica l’apprendistato” riporta il giornalista sul Sole 24 Ore di oggi, ma “ora il governo deve andare avanti con una ulteriore modernizzazione delle regole sul mercato del lavoro nella logica della flexicurity”.
I padroni incassano, ma non gli basta mai. Hanno capito che è il momento di chiedere di più e infatti “Lo chiede il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che ieri ha consegnato al ministro giuliano Poletti un documento articolato con le proposte degli industriali per completare il percorso di riforma avviato.”, per chi non avesse capito chi ha il potere reale in questo paese e non vede o non vuol vedere che l’attacco alla classe operaia, alle sue conquiste, è una necessità per i padroni perché possano continuare a fare più profitti e quindi diventa il cuore della politica.
Le chiamano regole più “moderne” e il programma dei padroni, in questo momento guidati da Squinzi, è infatti complesso e articolato. Nella sostanza e come viene dichiarato in questo articolo, i padroni adesso vogliono:
1. la definitiva abolizione dell’art. 18
“…agire sulle regole in uscita e limitare la reintegra ai soli casi di licenziamento discriminatorio o nullo, prevedendo la tutela indennitaria in caso di “erronea applicazione dei criteri di scelta nell’’ambito della procedura prevista per i licenziamenti collettivi”.

2. il massimo della flessibilità nelle mansioni
“…rendere più flessibile la definizione di equivalenza delle mansioni lavorative anche attraverso la contrattazione collettiva e aggiornare la disciplina dei controlli a distanza, “limitando il divieto alle apparecchiature che hanno la finalità esclusiva di controllare a distanza l’attività di lavoratori”.

3. la riforma degli ammortizzatori sociali con cancellazione della cassa in deroga
“… arrivare a due sole forme di tutela universali, obbligatori e finanziate in parte con la contribuzione e in parte con la fiscalità generale: la cassa integrazione per le crisi temporanee e un’Aspi di durata più lunga per chi ha perso il posto ed è attivamente alla ricerca di uno nuovo. Bisogna uscire in tempi brevi, sottolineano gli industriali, dall’esperienza degli ammortizzatori in deroga”

4. abolizione di fatto della contrattazione nazionale
“… riforma della contrattazione da completare lungo la strada di un più forte decentramento della contrattazione favorendo ancor di più quella di livello aziendale, “a condizione di legare i salari ai risultati di redditività e produttività”.

“Insomma un piano di riforma a tutto campo che vale come anticipo di quello che Confindustria illustrerà al Senato quando partirà l’esame del ddl delega. Squinzi ieri ha incontrato anche il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi… [capitalista e figlia di capitalista, alla faccia del conflitto di interessi]”.
E questo piano viene presentato PRIMA delle elezioni, per dire che non importa se questo governo sarà ancora in carica oppure no, non importa quanto Renzi sia veloce, per i padroni è sempre troppo lento… queste sono le richieste della Confindustria e sono un avvertimento per qualsiasi governo.

È un chiaro avvertimento, anzi una vera e propria dichiarazione di guerra alla classe operaia nel suo complesso perché queste richieste significano espressamente un ulteriore fortissimo attacco alle sue condizioni di lavoro e di vita.

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“Servono contratti più flessibili”
Squinzi presenta a Poletti le proposte per un mercato del lavoro più moderno

Incassato il primo “importante passo avanti” con l’approvazione del decreto che liberalizza i contratti a termine e semplifica l’apprendistato, ora il governo deve andare avanti con una ulteriore modernizzazione delle regole sul mercato del lavoro nella logica della flexicurity. Lo chiede il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che ieri ha consegnato a ì ministro giuliano Poletti un documento articolato con le proposte degli industriali per completare il percorso di riforma avviato.
L’obiettivo dichiarato è uscire dal blocco generato dalla lunga crisi che ha fatto esplodere la disoccupazione e ulteriormente segmentato un mercato già diviso tra insider e outsider. E per raggiungerlo servono regole certe, capaci di incoraggiare le imprese a utilizzare il contratto a tempo indeterminato. Per Confindustria, che suggerisce di soppesare con attenzione la prospettiva del contratto a tutele progressive contenuta nel ddl delega (“non dev’essere comunque considerato sostitutivo di tutte le altre tipologie esistenti”) bisogna ora intervenire con coraggio sul contratto standard. Per renderlo più flessibile occorrerebbe secondo gli industriali, agire sulle regole in uscita e limitare la reintegra ai soli casi di licenziamento discriminatorio o nullo, prevedendo la tutela indennitaria in caso di “erronea applicazione dei criteri di scelta nell’’ambito della procedura prevista per i licenziamenti collettivi”. Bisognerebbe rendere più flessibile la definizione di equivalenza delle mansioni lavorative anche attraverso la contrattazione collettiva e aggiornare la disciplina dei controlli a distanza, “limitando il divieto alle apparecchiature che hanno la finalità esclusiva di controllare a distanza l’attività di lavoratori”.
Ma le proposte di Confindustria affrontano anche i temi del riordino degli ammortizzatori sociali e la riforma della contrattazione da completare lungo la strada di un più forte decentramento della contrattazione favorendo ancor di più quella di livello aziendale, “a condizione di legare i salari ai risultati di redditività e produttività”.
Sul fronte degli ammortizzatori l’obiettivo è arrivare a due sole forme di tutela universali, obbligatori e finanziate in parte con la contribuzione e in parte con la fiscalità generale: la cassa integrazione per le crisi temporanee e un’Aspi di durata più lunga per chi ha perso il posto ed è attivamente alla ricerca di uno nuovo. Bisogna uscire in tempi brevi, sottolineano gli industriali, dall’esperienza degli ammortizzatori in deroga e si avanza una proposta di “avvicinamento al pensionamento” per i lavoratori più anziani con costi ripartiti tra aziende, i lavoratori interessati e gli enti previdenziali. Importanti anche le proposte in tema di politiche attive, dove si punta sul massimo coordinamento tra soggetti pubblici (i centri per l’impiego) e i privati (le agenzie per il lavoro accreditate) con la proposta, tra le altre, di collaborare fattivamente al programma Garanzia Giovani anche attraverso i fondi interprofessionali.
Insomma un piano di riforma a tutto campo che vale come anticipo di quello che Confindustria illustrerà al Senato quando partirà l’esame del ddl delega. Squinzi ieri ha incontrato anche il ministro dello Sviluppo, Federica Guidi, anche in vista dell’assemblea di Confindustria di giovedì prossimo.

Il sole 24 ore

22 maggio 14

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