I padroni incassano, nonostante la crisi, nonostante i
governi più o meno traballanti e capi di governo (non eletti) si diano il
cambio come si fa con la staffetta!
Hanno “Incassato il primo “importante passo avanti” con
l’approvazione del decreto che liberalizza i contratti a termine e semplifica
l’apprendistato” riporta il giornalista sul Sole 24 Ore di oggi, ma “ora il
governo deve andare avanti con una ulteriore modernizzazione delle regole sul
mercato del lavoro nella logica della flexicurity”.
I padroni incassano, ma non gli basta mai. Hanno capito che
è il momento di chiedere di più e infatti “Lo chiede il presidente di
Confindustria Giorgio Squinzi, che ieri ha consegnato al ministro giuliano
Poletti un documento articolato con le proposte degli industriali per
completare il percorso di riforma avviato.”, per chi non avesse capito chi ha
il potere reale in questo paese e non vede o non vuol vedere che l’attacco alla
classe operaia, alle sue conquiste, è una necessità per i padroni perché
possano continuare a fare più profitti e quindi diventa il cuore della
politica.
Le chiamano regole più “moderne” e il programma dei padroni,
in questo momento guidati da Squinzi, è infatti complesso e articolato. Nella
sostanza e come viene dichiarato in questo articolo, i padroni adesso vogliono:
1. la definitiva abolizione dell’art. 18
“…agire sulle regole in uscita e limitare la reintegra ai
soli casi di licenziamento discriminatorio o nullo, prevedendo la tutela
indennitaria in caso di “erronea applicazione dei criteri di scelta nell’’ambito
della procedura prevista per i licenziamenti collettivi”.
2. il massimo della flessibilità nelle mansioni
“…rendere più flessibile la definizione di equivalenza delle
mansioni lavorative anche attraverso la contrattazione collettiva e aggiornare
la disciplina dei controlli a distanza, “limitando il divieto alle
apparecchiature che hanno la finalità esclusiva di controllare a distanza
l’attività di lavoratori”.
3. la riforma degli ammortizzatori sociali con cancellazione
della cassa in deroga
“… arrivare a due sole forme di tutela universali,
obbligatori e finanziate in parte con la contribuzione e in parte con la
fiscalità generale: la cassa integrazione per le crisi temporanee e un’Aspi di
durata più lunga per chi ha perso il posto ed è attivamente alla ricerca di uno
nuovo. Bisogna uscire in tempi brevi, sottolineano gli industriali,
dall’esperienza degli ammortizzatori in deroga”
4. abolizione di fatto della contrattazione nazionale
“… riforma della contrattazione da completare lungo la
strada di un più forte decentramento della contrattazione favorendo ancor di
più quella di livello aziendale, “a condizione di legare i salari ai risultati
di redditività e produttività”.
“Insomma un piano di riforma a tutto campo che vale come
anticipo di quello che Confindustria illustrerà al Senato quando partirà
l’esame del ddl delega. Squinzi ieri ha incontrato anche il ministro dello
Sviluppo, Federica Guidi… [capitalista e figlia di capitalista, alla faccia del
conflitto di interessi]”.
E questo piano viene presentato PRIMA delle elezioni, per
dire che non importa se questo governo sarà ancora in carica oppure no, non
importa quanto Renzi sia veloce, per i padroni è sempre troppo lento… queste
sono le richieste della Confindustria e sono un avvertimento per qualsiasi
governo.
È un chiaro avvertimento, anzi una vera e propria
dichiarazione di guerra alla classe operaia nel suo complesso perché queste
richieste significano espressamente un ulteriore fortissimo attacco alle sue condizioni
di lavoro e di vita.
***
“Servono contratti più flessibili”
Squinzi presenta a Poletti le proposte per un mercato del
lavoro più moderno
Incassato il primo “importante passo avanti” con
l’approvazione del decreto che liberalizza i contratti a termine e semplifica
l’apprendistato, ora il governo deve andare avanti con una ulteriore
modernizzazione delle regole sul mercato del lavoro nella logica della
flexicurity. Lo chiede il presidente di Confindustria Giorgio Squinzi, che ieri
ha consegnato a ì ministro giuliano Poletti un documento articolato con le
proposte degli industriali per completare il percorso di riforma avviato.
L’obiettivo dichiarato è uscire dal blocco generato dalla
lunga crisi che ha fatto esplodere la disoccupazione e ulteriormente segmentato
un mercato già diviso tra insider e outsider. E per raggiungerlo servono regole
certe, capaci di incoraggiare le imprese a utilizzare il contratto a tempo
indeterminato. Per Confindustria, che suggerisce di soppesare con attenzione la
prospettiva del contratto a tutele progressive contenuta nel ddl delega (“non
dev’essere comunque considerato sostitutivo di tutte le altre tipologie esistenti”)
bisogna ora intervenire con coraggio sul contratto standard. Per renderlo più
flessibile occorrerebbe secondo gli industriali, agire sulle regole in uscita e
limitare la reintegra ai soli casi di licenziamento discriminatorio o nullo, prevedendo
la tutela indennitaria in caso di “erronea applicazione dei criteri di scelta
nell’’ambito della procedura prevista per i licenziamenti collettivi”. Bisognerebbe
rendere più flessibile la definizione di equivalenza delle mansioni lavorative
anche attraverso la contrattazione collettiva e aggiornare la disciplina dei
controlli a distanza, “limitando il divieto alle apparecchiature che hanno la
finalità esclusiva di controllare a distanza l’attività di lavoratori”.
Ma le proposte di Confindustria affrontano anche i temi del
riordino degli ammortizzatori sociali e la riforma della contrattazione da
completare lungo la strada di un più forte decentramento della contrattazione
favorendo ancor di più quella di livello aziendale, “a condizione di legare i salari
ai risultati di redditività e produttività”.
Sul fronte degli ammortizzatori l’obiettivo è arrivare a due
sole forme di tutela universali, obbligatori e finanziate in parte con la
contribuzione e in parte con la fiscalità generale: la cassa integrazione per
le crisi temporanee e un’Aspi di durata più lunga per chi ha perso il posto ed
è attivamente alla ricerca di uno nuovo. Bisogna uscire in tempi brevi,
sottolineano gli industriali, dall’esperienza degli ammortizzatori in deroga e
si avanza una proposta di “avvicinamento al pensionamento” per i lavoratori più
anziani con costi ripartiti tra aziende, i lavoratori interessati e gli enti
previdenziali. Importanti anche le proposte in tema di politiche attive, dove
si punta sul massimo coordinamento tra soggetti pubblici (i centri per
l’impiego) e i privati (le agenzie per il lavoro accreditate) con la proposta,
tra le altre, di collaborare fattivamente al programma Garanzia Giovani anche
attraverso i fondi interprofessionali.
Insomma un piano di riforma a tutto campo che vale come
anticipo di quello che Confindustria illustrerà al Senato quando partirà
l’esame del ddl delega. Squinzi ieri ha incontrato anche il ministro dello
Sviluppo, Federica Guidi, anche in vista dell’assemblea di Confindustria di giovedì
prossimo.
Il sole 24 ore
22 maggio 14
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