Quando non dovranno raccontare solo le loro illusioni, i loro silenzi, l'accettazione negli anni del peggioramento delle condizioni di lavoro?
Quando cacceranno i funzionari dei sindacati confederali che hanno firmato negli anni accordi svendita, su aumento della produttività, accettazione di attacco ai diritti in cambio di "sicurezza del lavoro", spianando la strada agli attuali attacchi al salario e ai licenziamenti? Quando metteranno a tacere i loro portavoce in fabbrica?
Quando sarà chiaro, attraverso anche l'esperienza delle sconfitte degli altri operai in altre fabbriche, che la "crisi" non è per tutti, che per i grassi padroni, multinazionali, la crisi internazionale significa anche più profitti, opportunità per tagliare salari, aumentare lo sfruttamento, per legittimare attacchi ai diritti fondamentali, per prima dividere gli operai dei vari paesi e poi unificare le loro condizioni alla svendita più bassa possibile di forza-lavoro e alle condizioni di maggior sfruttamento?
Quando gli operai capiranno che se vi sono operai in Polonia che hanno più bassi salari e meno diritti questo tocca anche loro, e che è un avvisaglia pesante che prima o poi verrà attuata anche per gli operai italiani, quando impugneranno l'arma dell'unità proletaria internazionale per rispondere all'unità internazionale reazionaria del capitale e dei suoi governi?
Quando gli operai impareranno che a dare diritti in cambio della garanzia di lavoro è l'inizio della perdita sia di salario che di posti di lavoro?
Quando gli operai la smetteranno di fare lotte anche forti ma con idee sempre riformiste, illusorie sulla natura e volontà inevitabilmente rapace dei capitalisti anche quando concedono qualcosa agli operai; o idee spesso moraliste e impotenti su governi e partiti dei padroni?
Quando gli operai, imparando anche dalle esperienze più avanzate che pur ci sono oggi, faranno una lotta di classe e svilupperanno una coscienza di classe, un sindacato di classe, un partito della classe, allora non saranno ridotti a tanti operai pur incazzati, pur esasperati, pur determinati nella lotta/resistenza, ma impotenti, ma si eleveranno come classe operaia e faranno paura.
DA ALCUNE DICHIARAZIONI DI OPERAI DELLA ELECTROLUX IN LOTTA:
"...Diomiora lavora in Electrolux dal 1994. È rassegnata, stanca. Triste. Dice che in cuor suo credeva ci fosse una soluzione, ma adesso ritiene che non ci sia salvezza, perché «siamo senza una vera classe di governanti. Noi saremmo anche disposti ad accettare la riduzione degli stipendi, ma allora si abbassino anche le tasse e il costo della vita. Altrimenti davvero non ce la facciamo a campare»...
"...«Quando siamo entrate per la prima volta da questi cancelli facevamo 50 pezzi all’ora. Adesso siamo a 94. Il lavoro è aumentato, la paga diminuita. Ora vogliono anche il sangue». Marinella e Sabrina si stringono nei cappotti di pile e sfregano le mani guantate.
... il loro posto di lavoro rischia di sparire perché sono troppo efficienti. La lavatrice che esce da queste linee costa 30 euro di troppo al pezzo. E siccome i ritmi di produzione sono già al massimo, più di 7,5 euro ad elettrodomestico non si riesce a risparmiare. Non rimane altro che mandare a casa le persone..."
"... Maggiori ritmi significa solo maggiore stress e condizioni peggiori di lavoro, accompagnate da aumento delle malattie professionali da sforzi ripetuti. I riflessi e i costi poi sono scaricati sulla collettività...".
"...Nel 2009 come sindacato, unitariamente, abbiamo sostenuto che non ci poteva essere un peggioramento dei ritmi di lavoro. Ora lo stesso sindacato chiede il mandato per passare da 85 pezzi ora a 91 pezzi ora (siamo oltre la produzione di una lavatrice ogni 30 secondi), l'azienda è ferma sui suoi 99 pezzi. In pochi anni il limite massimo di 60 pezzi ora è stato polverizzato. Sembra evidente che se la strada del peggioramento della condizione prestativa, già grave, non è un punto fermo nell'orizzonte sindacale, la mediazione può avvenire su qualsiasi numero e su qualsiasi condizione. Siamo tornati alla rappresentazione reale di "Tempi moderni" di Charlie Chaplin. Tanto a lavorare poi dobbiamo pensarci noi operai! Una strategia mercatocentrica di subordine sbagliata...".
MC
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