lunedì 3 febbraio 2014

pc 3 febbraio - carcere di genova carcere assassino come tutti gli altri - sosteniamo la mobilitazione e la lettera del coordinamento detenuti

Genova, detenuto si cuce la bocca
Il quarto da gennaio

La casa circondariale di Marassi è una 'polveriera': 815 incarcerati contro una capienza massima di 436 posti letto. Nelle prigioni della Liguria sempre più detenuti nonostante le precedenti leggi svuota-carceri

Per cucirsi la bocca ha usato del filo di ferro abbandonato sul pavimento del cortile durante l'ora d'aria. Non è il primo detenuto nel carcere di Marassi che sceglie questo tipo di protesta estrema: prima di lui, da gennaio ad oggi, altri tre incarcerati si sono cuciti le labbra. Protestano contro il sovraffollamento, 815 detenuti contro una capienza massima di 436 posti letto.

E' in carcere da novembre del 2011 Baghouri Zied, condannato a 30 anni di reclusione perché a Sanremo ha ucciso la sua compagna con 16 coltellate. Si è cucito la bocca e poi ha tentato di impiccarsi.   

Il carcere di Marassi è una 'polveriera': sette detenuti per cella dove dovrebbero starcene tre, distesi su brande impilate ' a castello'. L'ultimo, quello che dorme sulla branda più alta non ha neppure un palmo d'aria tra il naso e il soffitto: per venti ore al giorno - le altre 4 ore sono 'd'aria' -, in balia della rabbia e del panico e della noia.

Alessandra Ballerini, avvocato penalista, osservatrice di Antigone, associazione che si batte per la legalità nel sistema carcerario, ha visitato la casa circondariale di Marassi ad ottobre scorso. Ricorda le parole di un carcerato: "Guardi questo posto, abbiamo meno di quattro metri quadrati a disposizione per tutti e sette i compagni: questa è tortura. È lo Stato che viola la legge, come si può pretendere che noi la si rispetti?".

Il segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria, il più rappresentativo tra la popolazione di agenti in servizio preso i carceri, snocciala dati allarmanti sul caso Liguria: "Il 31 dicembre 2010, i detenuti in Liguria - spiega Roberto Martinelli - erano 1.675 e lo scorso dicembre 2013, nonostante tre leggi svuota-carceri dal 2010 ad oggi, i detenuti sono saliti a 1.703.

"L'episodio del detenuto che si è cucito la bocca, il quarto da gennaio - conclude il sindacalista - è sintomatico della tensione che si vive nel carcere di Genova. La situazione è diventata insostenibile per il costante sovraffollamento della struttura e per il continuo verificarsi di eventi critici. Parlo di bocche cucite, tentati suicidi, colluttazioni, risse ed aggressioni. Bisogna dare un lavoro a questi detenuti. Lo Stato deve intervenire".


Lettera del Coordinamento detenuti


carcereLa mobilitazione all’interno delle carceri, proclamata dal "coordinamento dei detenuti" nel mese di settembre 2013 ha visto di migliaia di detenuti partecipare ad una lotta come da anni non si vedeva. Nonostante le difficoltà riscontrate nel coinvolgere tutti i penitenziari, i tanti aspetti positivi della stessa ci dicono che la strada intrapresa è quella giusta ed è unanime la convinzione che la protesta sia la sola ed unica risposta contro un sistema inaccettabile; sistema definito da più parti come inumano e degradante, fatto di abusi e pestaggi, che vede tra le sue ultime vittime quella di Federico Perna morto per mano dello stato nel carcere di Poggio Reale. È ora di dire basta!
Noi non ci accontentiamo di aver creato un primo momento di conflitto, noi vogliamo e possiamo fare di più e puntiamo ad una reale modifica di questo sistema carcerario indicendo per il mese di aprile 2014 una nuova mobilitazione con scioperi della fame battiture, rifiuto del vitto e forme di lotta autodeterminate, tanto incisive quanto il contesto più lo permetta, dal giorno 5 al giorno 20 dello stesso mese.
Con questa nuova protesta è nostra intenzione mettere al centro delle rivendicazione l’urgente necessità di un’amnistia generalizzata in nome della libertà e l’abolizione dell’ergastolo. Ribadiamo il nostro no a differenziazioni, trasferimenti punitivi e isolamento, rinnoviamo le precedenti richieste quali migliori condizioni di vita, soluzioni alle emergenza del sovraffollamento, il rispetto dei diritti naturali dell’uomo che qui dentro ci vengono negati, l’abolizione dei regimi di tortura legalizzati quali: 41bis, 14bis ed alta sorveglianza dei reati ostativi e la liberazioni di tutti i malati cronici reclusi, riporre speranze nei confronti di chi questo sistema lo ha creato e sostenuto non serve a nulla così come lamentarsi o lagnarsi, noi e solo noi possiamo spezzare queste catene e per farlo dobbiamo iniziare dall’interno consapevoli che la lotta ci rende liberi.
Chiediamo per tanto a tutti i detenuti di non restare indifferenti e contribuire con il massimo delle proprie forze per far si che la mobilitazione del prossimo aprile 2014 sia la più ampia e partecipata possibile. Ci appelliamo inoltre a tutti i movimenti, alle organizzazioni, ai famigliari dei detenuti e ogni singolo cittadino affinché siano indetti, nelle settimane precedenti la mobilitazione presidi all’esterno delle carceri per fare arrivare il nostro messaggio a quanti più detenuti.
La lotta non si arresta!
p.s. consigliamo ai fratelli e alle sorelle reclus* di redigere comunicati da diffondere e chiediamo ai solidali di tutt’Italia di far tuonare il nostro grido di libertà sulla rete e nelle piazze.

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