Genova, detenuto si cuce la bocca
Il quarto da gennaio
La casa circondariale
di Marassi è una 'polveriera': 815 incarcerati contro una capienza
massima di 436 posti letto. Nelle prigioni della Liguria sempre più
detenuti nonostante le precedenti leggi svuota-carceri
di BRUNO PERSANO
Per cucirsi la bocca ha usato del filo di ferro abbandonato sul pavimento del cortile durante l'ora d'aria. Non è il primo detenuto nel carcere di Marassi che sceglie questo tipo di protesta estrema: prima di lui, da gennaio ad oggi, altri tre incarcerati si sono cuciti le labbra. Protestano contro il sovraffollamento, 815 detenuti contro una capienza massima di 436 posti letto.
E' in carcere da novembre del 2011 Baghouri Zied, condannato a 30 anni di reclusione perché a Sanremo ha ucciso la sua compagna con 16 coltellate. Si è cucito la bocca e poi ha tentato di impiccarsi.
Il carcere di Marassi è una 'polveriera': sette detenuti per cella dove dovrebbero starcene tre, distesi su brande impilate ' a castello'. L'ultimo, quello che dorme sulla branda più alta non ha neppure un palmo d'aria tra il naso e il soffitto: per venti ore al giorno - le altre 4 ore sono 'd'aria' -, in balia della rabbia e del panico e della noia.
Alessandra Ballerini, avvocato penalista, osservatrice di Antigone, associazione che si batte per la legalità nel sistema carcerario, ha visitato la casa circondariale di Marassi ad ottobre scorso. Ricorda le parole di un carcerato: "Guardi questo posto, abbiamo meno di quattro metri quadrati a disposizione per tutti e sette i compagni: questa è tortura. È lo Stato che viola la legge, come si può pretendere che noi la si rispetti?".
Il segretario generale del sindacato autonomo di polizia penitenziaria, il più rappresentativo tra la popolazione di agenti in servizio preso i carceri, snocciala dati allarmanti sul caso Liguria: "Il 31 dicembre 2010, i detenuti in Liguria - spiega Roberto Martinelli - erano 1.675 e lo scorso dicembre 2013, nonostante tre leggi svuota-carceri dal 2010 ad oggi, i detenuti sono saliti a 1.703.
"L'episodio del detenuto che si è cucito la bocca, il quarto da gennaio - conclude il sindacalista - è sintomatico della tensione che si vive nel carcere di Genova. La situazione è diventata insostenibile per il costante sovraffollamento della struttura e per il continuo verificarsi di eventi critici. Parlo di bocche cucite, tentati suicidi, colluttazioni, risse ed aggressioni. Bisogna dare un lavoro a questi detenuti. Lo Stato deve intervenire".
Lettera del Coordinamento detenuti
La
mobilitazione all’interno delle carceri, proclamata dal "coordinamento
dei detenuti" nel mese di settembre 2013 ha visto di migliaia di
detenuti partecipare ad una lotta come da anni non si vedeva. Nonostante
le difficoltà riscontrate nel coinvolgere tutti i penitenziari, i tanti
aspetti positivi della stessa ci dicono che la strada intrapresa è
quella giusta ed è unanime la convinzione che la protesta sia la sola ed
unica risposta contro un sistema inaccettabile; sistema definito da più
parti come inumano e degradante, fatto di abusi e pestaggi, che vede
tra le sue ultime vittime quella di Federico Perna morto per mano dello
stato nel carcere di Poggio Reale. È ora di dire basta!
Noi
non ci accontentiamo di aver creato un primo momento di conflitto, noi
vogliamo e possiamo fare di più e puntiamo ad una reale modifica di
questo sistema carcerario indicendo per il mese di aprile 2014 una nuova
mobilitazione con scioperi della fame battiture, rifiuto del vitto e
forme di lotta autodeterminate, tanto incisive quanto il contesto più lo
permetta, dal giorno 5 al giorno 20 dello stesso mese.
Con
questa nuova protesta è nostra intenzione mettere al centro delle
rivendicazione l’urgente necessità di un’amnistia generalizzata in nome
della libertà e l’abolizione dell’ergastolo. Ribadiamo il nostro no a
differenziazioni, trasferimenti punitivi e isolamento, rinnoviamo le
precedenti richieste quali migliori condizioni di vita, soluzioni alle
emergenza del sovraffollamento, il rispetto dei diritti naturali
dell’uomo che qui dentro ci vengono negati, l’abolizione dei regimi di
tortura legalizzati quali: 41bis, 14bis ed alta sorveglianza dei reati
ostativi e la liberazioni di tutti i malati cronici reclusi, riporre
speranze nei confronti di chi questo sistema lo ha creato e sostenuto
non serve a nulla così come lamentarsi o lagnarsi, noi e solo noi
possiamo spezzare queste catene e per farlo dobbiamo iniziare
dall’interno consapevoli che la lotta ci rende liberi.
Chiediamo
per tanto a tutti i detenuti di non restare indifferenti e contribuire
con il massimo delle proprie forze per far si che la mobilitazione del
prossimo aprile 2014 sia la più ampia e partecipata possibile. Ci
appelliamo inoltre a tutti i movimenti, alle organizzazioni, ai
famigliari dei detenuti e ogni singolo cittadino affinché siano indetti,
nelle settimane precedenti la mobilitazione presidi all’esterno delle
carceri per fare arrivare il nostro messaggio a quanti più detenuti.
La lotta non si arresta!
p.s.
consigliamo ai fratelli e alle sorelle reclus* di redigere comunicati
da diffondere e chiediamo ai solidali di tutt’Italia di far tuonare il
nostro grido di libertà sulla rete e nelle piazze.
da autprol.org
Nessun commento:
Posta un commento