giovedì 5 dicembre 2013

pc 5 dicembre - L'AQUILA, CONTINUA IL VENTO ROSSO DEL 25 NOVEMBRE

a sinistra, che regge lo striscione, la madre di "Rosa" il 6 luglio a Roma
Il 6 dicembre si terrà a L’Aquila la prima udienza del processo di appello per lo stupro di “Rosa”, una giovane studentessa di Tivoli, che la notte del 12 febbraio 2012 venne barbaramente stuprata, seviziata e lasciata agonizzante nella neve fuori di una discoteca di Pizzoli, da militari impiegati nell’operazione “Strade sicure” a L’Aquila.
Dei 3 militari coinvolti, solo FrancescoTuccia non ha potuto evitare condanne, dato che gli è stato trovato addosso il sangue della vittima. Ciò nonostante gli sono state riconosciute tutte le attenuanti ed è stato condannato per il solo reato di stupro a 8 anni di reclusione.
Ma dai primi di giugno Tuccia è ai domiciliari senza nessuna restrizione di sorta: esce per lavorare, non ha controlli sul telefono, può incontrare chiunque e tutto questo tempo in cui Tuccia se ne sta pacificamente in libertà, conta come periodo di pena…
Esiste un enorme rischio di derubricazione del reato per Tuccia; da violenza aggravata a violenza sessuale per il mancato ritrovamento di liquido seminale. Questo vuol dire che dagli 8 anni comminati dal tribunale di L’Aquila il Tuccia potrebbe cavarsela al massimo con 2 anni.

Sicure? Da morire, ma in fondo è colpa nostra!
Le atrocità commesse sul corpo di Rosa, gli stupri, i femminicidi in continuo aumento e sempre più efferati nel nostro paese, rendono questa vicenda emblematica di quale “sicurezza” questo Stato parli.
•    quella delle aule di tribunale, dove la donna viene stuprata e offesa una seconda volta con affermazioni del tipo “se succede le donne se la sono cercata", "si è trattato di un rapporto amoroso consensuale"…
•    delle questure, dove le donne vengono scoraggiate a denunciare i loro stupratori, soprattutto se appartenenti alle forze dell’ordine: “non è il caso di sporgere denuncia”, hanno risposto dalla Questura di L’Aquila a una ragazza che voleva denunciare il tentativo di stupro da parte dell’amico e commilitone di Tuccia, Stefano Buccella, poi coinvolto insieme a Tuccia nello stupro di Pizzoli.
•    delle procure, dove si va dagli arresti domiciliari per gli stupri anche reiterati, all’istigazione allo stupro e ai femminicidi, con affermazioni come quella del Procuratore di Bergamo, Francesco Dettori: "sarebbe bene che di sera le donne non uscissero da sole..."
•    delle caserme, delle carceri e dei cie, dove sempre più donne, senza diritti (perché prostitute, o immigrate, o semplicemente prigioniere), vengono ricattate e stuprate impunemente
•    della chiesa, che giustifica il femminicidio con “l'atteggiamento provocante delle donne” (vedi Don Corsi, parroco di San Terenzo a Lerici)
•    del governo, dello Stato dei padroni, della sacra famiglia, embrione e puntello di questo sistema sociale, dove si amplificano le contraddizioni e si concentra la violenza (7 donne su 10 uccise in famiglia) e i governi di destra e di sinistra, continuano a propinare pacchetti sicurezza camuffati come norme anti-femminicidi e interventi a favore della “sacra” famiglia con licenziamenti (soprattutto di donne) carovita, tagli a scuola, sanità, servizi sociali ecc., ricacciando le donne tra le mura domestiche, condannandole al continuo ricatto, ad un futuro senza prospettive di emancipazione e di liberazione dalla violenza domestica.
Intanto fuori, con la militarizzazione, creano città invivibili e desertificate, in cui sono bandite le normali libertà, la socialità tra i giovani, tra le persone, spingendo a una concezione individualista, antisociale della vita, compagna di strada della sopraffazione, di una ideologia comunque reazionaria, razzista e fascista che nei confronti delle donne si esprime sempre come maschilismo e violenza... Le violenze contro le donne poi si amplificano negli ambienti militari, improntati costituzionalmente al machismo, al rambismo, ad una ideologia maschilista e fascista, in cui gli stupri, le violenze sulle donne sono considerati “normali”,  “medaglie” da mettersi sul petto e coperte da tutta la struttura militare e poliziesca (vedi tutta la feccia emersa dal caso di Melania Rea).

Non di isolate "mele marce", dunque, si tratta, ma di una guerra sistemica contro le donne!
Non è quindi questo Stato che può difendere noi donne, che può reprimere i “suoi” stupratori e impedire le violenze sessuali. Questo Stato borghese è la causa, non la soluzione del clima moderno fascista che alimenta stupri e femminicidi.
Solo noi donne possiamo e dobbiamo invertire questa rotta! Con la nostra lotta complessiva e radicale contro questa violenza che è sistemica, contro questo sistema sociale, che produce e si alimenta di violenze sessuali e femminicidi, che ci vuole “puttane” o “angeli del focolare” ricacciandoci in un moderno medioevo.
Il 25 novembre, con il primo sciopero delle donne in Italia, abbiamo acceso un’altra scintilla che incendierà la prateria e il 6 dicembre saremo al fianco di Rosa con la forza e il coraggio delle lavoratrici che hanno scioperato per dire basta alla guerra contro le donne!

Per ogni donna uccisa, stuprata e offesa, siamo tutte parte lesa!
movimento femminista proletario rivoluzionario (L’Aquila) 

LE LAVORATRICI CHE A L'AQUILA HANNO FATTO LO "SCIOPERO DELLE DONNE" SI MOBILITANO PER "ROSA"

Il 25 novembre 2013 le lavoratrici del Brico io di L’Aquila, hanno attuato uno sciopero bianco contro stupri e femminicidi. Lo hanno fatto tingendosi di rosso, come il colore della passione e della lotta, sfidando il muro di silenzio e omertà che si nasconde dietro ogni violenza sulle donne, sia essa commessa da un uomo in divisa che senza.
Con la stessa passione e la stessa solidarietà vogliamo dire a “Rosa”, la ragazza appena ventenne stuprata e quasi uccisa a L’Aquila il 12 febbraio del 2012 dal militare Francesco Tuccia (congedato dall'Esercito non per demerito, ma perché arrivato a fine contratto), che non è sola, le donne di L’Aquila sono con lei.
“Rosa” ha pagato anche per il nostro silenzio e noi, dal 25 novembre, abbiamo deciso di non restare più zitte. Saremo con lei anche il 6 dicembre. Ci saremo con il cuore e non solo

Le lavoratrici del Brico io
Cinzia Mastropietro, Luigia De Biasi, Nisia Cocciolone, Stefania Pietrostefani, Candida Valentini,Mara Caruso, Adele Zulli, Serenella Damiani, Lidia Lauruti, Giulia Aleandri, Verena Baiocco,Tiziana Di Paolo, Elisabetta Aleandri, Teresa Dell'Omo, Tarquini Orietta, Claudia Dell'Omo

La lettera firmata verrà consegnata alla Madre di Rosa e le colleghe che potranno saranno presenti al processo per sostenere Rosa

ALTRE INIZIATIVE E COMUNICATI

A Bologna stiamo preparando un presidio di solidarietà a Rosa , stuprata da dei militari all' Aquila.
L'appuntamento è in piazza Nettuno, davanti alla Linea  il 6 dicembre alle 17, giorno del processo
di appello.

Milano - "...Il 25 novembre nello sciopero delle donne a Milano abbiamo voluto portare al presidio lo striscione usato davanti al tribunale de L’Aquila in occasione dell’udienza conclusiva del processo, come caso emblematico perché, come abbiamo detto il 25 novembre, “sono stata violentata e uccisa una seconda volta dalle sentenze pro-stupratori e quelli che hanno stuprato o ucciso sono protetti da questa società”, ma, soprattutto, nello sciopero delle donne abbiamo portato forte la denuncia e la ribellione per l’uso strumentale delle violenze contro le donne per giustificare la militarizzazione, un clima securitario, di controllo sociale; la denuncia e la ribellione per i processi per stupro che si trasformano in atti d’accusa e indagine sulla “morale” delle donne.
Dopo il 25 novembre continuiamo, rafforziamo la nostra lotta delle donne contro femminicidi e stupri e tutta la condizione di doppia oppressione che questa società ci impone.
STUPRATORE NON LO DIMENTICARE LA FURIA DELLE DONNE DOVRAI SCONTARE!
PER OGNI DONNA UCCISA STUPRATA E OFFESA SIAMO TUTTE PARTE LESA!
LA VITA DELLE DONNE NON SI DEVE SPEZZARE, TUTTA LA VITA DEVE CAMBIARE!
LA VIOLENZA SULLE DONNE SI DEVE FERMARE, QUESTO SISTEMA SI DEVE ROVESCIARE!..."

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