Ancora una volta il discorso più
ipocrita sugli operai morti a Prato lo ha fatto Napolitano, che ha
scritto una lettera al governatore della Regione toscana dicendo
“mettere un freno a lavoro nero e sfruttamento”. Al solito, come
per la strage degli immigrati di Lampedusa fa il “ponzio pilato”,
la colpa è sempre degli altri. Ma come? Non stiamo parlando di
qualche fabbrichetta in cui le responsabilità e gli interventi
possono essere solo in loco, stiamo parlando di migliaia, si dice 5
mila, fabbriche, fabbriche nelle fabbriche, stiamo parlando del
distretto del tessile sommerso più grande d'Italia, in cui chiudere
qualche decina o anche centinaia di aziende è come svuotare il mare
con un cucchiaio; stiamo parlando di decine di migliaia di immigrati
cinesi, circa 50mila, la maggiorparte costretti alla clandestinità,
ad essere dei fantasmi nel nostro paese per le leggi dello Stato
italiano di cui Napolitano è presidente... E questi può fare il
“super partes”, quello che denuncia, indica e non c'entra nulla?!
Stiamo parlando di uno sfruttamento, di
una condizione di lavoro e di vita in schiavitù che non riguarda
affatto solo i maledetti padroni, grandi o piccoli cinesi, o i
proprietari di immobili italiani, ma le aziende italiane che
appaltano e subappaltano a queste fabbriche la produzione di massa
per tagliare di brutto i costi, le grandi catene commerciali italiane
che in questa maniera fanno miliardi di utili - i veri “assassini”!;
quei capi, quei vestiti “insanguinati” li troviamo ben in vista e
li possiamo comprare nei negozi italiani, come nei grandi
ipermercati, mica sulle bancarelle gestite anche da cinesi... e il
presidente di questo Stato fa ora la “voce burbera”?
Napolitano si presenta in realtà come
uno dei più “degni” e squallidi rappresentanti del sistema del
capitale, dell'imperialismo, che da un lato usa la repressione, le
leggi, il divieto di cittadinanza, anche le stragi per impedire che
gli immigrati vengano in Italia, dall'altro usa gli immigrati per
fare superprofitti. Per il modo diverso con cui arrivano i cinesi in
Italia, non ci sono i campi di concentramento dei Cie, ma ci sono le
“fabbriche di concentramento” gestite dai padroni e padroncini
cinesi al servizio dei padroni, dei mercati italiani ed europei.
Qualche giornalista ha scritto “il
terzo mondo è qui”, il capitale risparmia anche di fare chilometri
e chilometri, per abbattere il costo del lavoro e i diritti dei
lavoratori; e per il fatto che sono cinesi, immigrati, nessuna
segreteria nazionale del sindacato ha gridato e si mobiliterà contro
l'attacco dei diritti ai lavoratori, lasciando a volte anche qui ai
rappresentanti sindacali del luogo di barcamenarsi impotenti, o anche
loro colpevoli di non vedere.
La stessa situazione che abbiamo
denunciato in Bangladesh è in Italia, stessi salari da elemosina,
stessi orari fino a 19 ore al giorno, stesse condizioni di schiavitù
di vita. Lì si dice che succede perchè è il terzo mondo (banale e
criminale giustificazione visto che quei paesi sono al servizio del
primo mondo, dell'imperialismo, delle grandi multinazionali
americane, europee, italiane... che sono i veri assassini
responsabili delle stragi di operai/operaie, come avvenuto nella
primavera scorsa); e in Italia succede perchè viene creato qui, al
servizio sempre degli interessi capitalistici-imperialisti, un “terzo
mondo domestico”. Una produzione dei vestiti che si basa sulla
velocità di realizzazione dei capi – il just in time – e sulla
loro quantità. Così si abbattono i prezzi dei capi, con il marchio
Made in Italy anche quando le stoffe arrivano dall'Asia, venduti a
grossisti di ogni paese d'Europa.
Per il Bangladesh i giornali, i
politici potevano “mettersi la coscienza” a posto e parlare di
una strage del "terzo mondo", oggi il “vampiro”
capitale lo ha creato in Italia il “terzo mondo”; come lo a
creato a Rosarno o nelle campagne di Foggia, come lo ha creato in
Campania, ecc. E ora come fate a “mettervi la coscienza a posto”?
Come fate, Napolitano, Governo, partiti
in parlamento, Sindacati confederali, visto che alle condizioni di
schiavismo, di mancanza di diritti, di mancanza di sicurezza, via via
state facendo arrivare anche i lavoratori e le lavoratrici italiane?
Perchè, su questo sì, il profitto, il capitale non guarda al colore
della pelle, ma al colore dei soldi!
Si dice che quella di Prato è una
strage annunciata, noi diciamo “programmata”.
Finchè il capitalismo con la sua sete di profitti continua a sopravvivere è un inferno per i proletari, per gli immigrati, per l'umanità!
Finchè il capitalismo con la sua sete di profitti continua a sopravvivere è un inferno per i proletari, per gli immigrati, per l'umanità!
Gli operai, i lavoratori, le
lavoratrici italiane ora devono far sentire ai lavoratori immigrati
la loro solidarietà, che si è parte di una stessa classe.
I lavoratori, le lavoratrici cinesi
devono dire “Basta”, e guardare ai loro fratelli e sorelle che in
Cina, come in Bangladesh, o come fu a Rosarno due anni fa, alzano la
testa e scioperano; occorre respingere le pelose ipocrisie di questi
giorni, devono essere loro, gli operai, ad impedire che tutto torni
come prima.
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