Avvicinandosi il 25 novembre, sono le
notizie sullo sciopero delle donne che vengono da operaie delle fabbriche,
lavoratrici di tanti posti di lavoro precari, da tante delegate Rsu Cgil che
non seguendo l'indicazione della segreteria nazionale indicono sciopero sui
loro posti di lavoro, la "novità"più bella.
Dopo
l'indizione dello sciopero di 8 ore da parte della Rsu Fiom Cgil nella fabbrica
metalmeccanica N&W Global Vending, di Bergamo con oltre 1000 dipendenti, di
cui il 50% donne - nel loro comunicato dicono tra le altre cose: "senza il
rispetto per la nostra autodeterminazione e il nostro corpo non c'è società che
tenga"; arriva lo sciopero, anche questo di tutta la giornata, delle
lavoratrici alla Titan Italia di Crespellano che occupa 206 dipendenti; lo sciopero
proclamato dalla rsu Filcams Cgil di Centrale Adriatica, sito di Anzola
dell'Emilia che sottolinea l'importanza del loro sciopero "in un
territorio...dove nessuna categoria ha osato sfidare ufficialmente e
significativamente la retromarcia della segretaria generale, Camusso"; poi
lo sciopero delle donne lavoratrici che svolgono il servizio di pulizia negli
istituti scolastici della provincia di Varese, indetto dal sindacato di base
Al.Cobas-Cub. Inoltre La Camera del Lavoro di Pescara che informa che
"lunedi' 25 dalle 11.00 alle 11.30 ci sarà astensione dalle attivita' di
tutte le donne della Cgil - categorie, servizi e apparato".
L'altra importante
novità sono le lavoratrici immigrate, che a Marghera-Mestre stanno facendo di
tutto per la riuscita dello sciopero in fabbriche, servizi in Fincantieri,
settore calzaturiero, settore delle pulizie, ecc.
Queste si uniscono alle
lavoratrici di Palermo del policlinico, delle scuole e Comune, alle precarie
delle cooperative sociali; alle lavoratrici di Taranto delle pulizie nelle
scuole e negli asili, degli appalti comunali, alle operaie della
pasquinelli/Amiu, come alle operaie forestali della Puglia che faranno fermate
sul loro posto di lavoro; alle coraggiose commesse di Brico io de L'Aquila che
sfidano l'impossibile, ma lo fanno; poi a Milano le lavoratrici precarie della
scuola, della sanità, delle poste; in tanti Comuni grandi e piccoli
sciopereranno le lavoratrici comunali, come a Genova, Torino, Terni, ecc.
In una situazione in
cui, sia a livello nazionale sia in tante città, la cgil e la fiom, come le
altre categorie sindacali, non hanno voluto aderire allo "sciopero delle
donne" e hanno preferito al massimo le rituali iniziative istituzionali
che non cambiano nulla, è importante che in alcune realtà invece delegate,
strutture della cgil siano andate controcorrente: questo avviene con la Camera
del lavoro metropolitana di Bologna, avviene a Pescara, a Catanzaro, avviene
con la presa di posizione della Fisac Cgil, ecc.
Un'altro importante
schieramento sta avvenendo nei sindacati di base, dove si può dire che lo
"sciopero delle donne" sta diventando una decisiva "cartina di
tornasole" strategica, sia di linea che ideologica, su come si debba
intendere e praticare un sindacato e sindacalismo di classe e di massa e sul
ruolo centrale in esso delle donne, frutto anche della necessaria battaglia
autonoma - e quindi anche nel sindacalismo di base non è di poco conto nè può essere
ridotto a un si o un no ad "una iniziativa", aver sostenuto e indetto
lo "sciopero delle donne" o non averlo fatto.
In tante realtà, e non a caso, sono
proprio le lavoratrici che stanno già lottando ad aderire per prime allo
"sciopero delle donne".
Accade a Palermo, dove le lavoratrici del
policlinico e le precarie delle cooperative sociali nelle settimane, giorni
scorsi hanno fatto presidi, occupazioni di sedi istituzionali, imponendo a
miseri uomini la loro dignità di donne ribelli;
accade a Taranto dove le
lavoratrici delle pulizie delle scuole stanno bloccando la città, occupano i
Palazzi, e si scontrano con la polizia senza un minimo di paura; e dove le
operaie della Pasquinelli hanno conquistato il loro lavoro con grandi
lotte/scioperi; accade a Milano con le insegnanti precarie in lotta da mesi,
anni, sempre determinate; ecc. Lavoratrici che sempre nelle lotte portano le
ragioni di classe strettamente intrecciate alle ragioni di genere.
Questo entrata con
forza, coraggio, "sfida", ribellione, da parte delle operaie, delle
lavoratrici che si sono prese in mano lo "sciopero delle donne",
trasformandolo da "parola d'ordine", da avvenimento soprattutto simbolico,
in realtà vera - sia pure ancora piccola, dà il giusto segno di classe allo
"sciopero delle donne", uno sciopero che è soprattutto espressione
delle donne proletarie, delle donne più sfruttate e oppresse, quelle che non
hanno solo una catena da spezzare ma doppie/decine di catene; e quindi fa dello
"sciopero" l'arma giusta per cominciare a far pesare la forza della
lotta delle donne, perchè preoccupi seriamente padroni, governo, Stato, uomini
che odiano le donne.
Questo, insieme alla
ribellione di tante ragazze, donne disoccupate, donne già in lotta nei movimenti,
casalinghe, ecc., rende lo sciopero delle donne un "pericolo" per
questo sistema capitalista, di sfruttamento e oppressione, di morte. E noi
questo vogliamo.
VIVA LO SCIOPERO DELLE
DONNE!!
MFPR - 24.11.13
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