Putin è arrivato a Roma con cinque aerei, accompagnato da un corteo blindato di cinquanta macchine che paralizzava zone intere della città.
Una delegazione impressionante, praticamente tutto il vertice del potere politico ed economico russo, undici ministri.
Uno sfoggio anche visivo di grande potenza, che ha le mani dovunque dal governo con un Letta ancora più inginocchiato e a mani giunte, dall'amico di "merende" del centrodestra all'amico del centrosinistra, al nuovo papa.
La sostanza della venuta di Putin è chiaramente economica: affari, soldi! 7 accordi istituzionali e 20 accordi commerciali. A Trieste, si sono presentanti in fila il Fondo strategico di Cdp, Unicredit, Eni ed Enel, Poste italiane e Mediobanca, Fincantieri e Cremonini, ecc. guidati dal presidente della confindustria Squinzi.
Putin ha ricevuto la promessa di Letta che «l’Italia sostiene l’idea di una piattaforma multipolare e rappresentativa di tutti i nuovi attori dello scacchiere internazionale, dove prendere decisioni a livello globale»; cui si aggiunge la promessa della Bonino che «l’Italia farà del rapporto con Mosca un punto importante del suo semestre di guida della Ue». Queste promesse significano miliardi per le industrie italiane della difesa, infrastrutture ed energia, per l’interscambio commerciale che quest’anno volerà da 28 a 30 miliardi di euro; ma soprattutto affari per la Russia; pur se la stampa lo riporta a mo di trafiletto, si è parlato oltre che dell'interesse di Putin per l'Alitalia, anche della possibilità di prendersi l'Ilva di Taranto
Ma ciò che in particolare Putin si porta a casa è un guadagno sul piano politico e del ruolo internazionale; e su questo terreno l'incontro che più ha pesato non è stato con Letta o Napolitano ma quello con papa Bergoglio.
E' soprattutto con Bergoglio che Putin ha parlato della Siria, di un intervento per una "soluzione pacifica del conflitto che privilegi la via negoziale e coinvolga le varie componenti etniche e religiose", ponendosi nei fatti come polo imperialista alternativo agli Usa; ha parlato del ruolo della sua potenza imperialista nel Medio Oriente e in merito alla questione del nucleare iraniano
Ma si è parlato anche della famiglia e dell'attacco al diritto d'aborto, "la promozione dei valori riguardanti la dignità della persona e la tutela della vita umana e della famiglia». Un argomento evidentemente in cui si intrecciano, sotto una comune ideologia reazionaria, gli interessi economico/politici di Putin - che poche ore prima di incontrare Bergoglio, aveva firmato una legge che vieta la promozione di servizi medici o pratiche tradizionali per abortire, con lo scopo di restringere l'accesso all'interruzione volontaria di gravidanza e tentare di aumentare il tasso di natalità» - e il ruolo della Chiesa in questo campo, sempre centrale e di conservazione, e dove la "novità portate da papa Bergoglio" restano fuori dalla "porta". Come bellamente fuori dalla "porta" è rimasta tutta la vicenda dei diritti umani verso i gay, della repressione anche del mero dissenso.
Mentre fuori la polizia caricava delle femministe che protestavano per la carcerazione delle "pussy riot".
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