A
Milano un lungo
presidio - dalla mattina sino al primo pomeriggio - davanti a
Palazzo Marino. punto di
riferimento per le donne, lavoratrici
che hanno scioperato, “portiamo la nostra doppia ragione di
lotta”, avevamo
detto alla vigilia dello sciopero.
Lavoratrici delle
cooperative, della scuola,
poste, sanità, delle banche, dell'Agenzia delle Entrate, ma anche la lotta per il diritto alla casa, in un
bel clima di
solidarietà, lotta, determinazione; presenti compagne del Si.Cobas, del Usb. Tutte orgogliose! Alcune lavoratrici che non hanno potuto scioperare, come dell'Istituto Tumori, hanno mandato messaggi. Soprattutto è emersa
fortemente la
consapevolezza che questo sciopero è stato diverso, di rottura
e,
oggettivamente, cambia e ha cambiato lo scenario abituale, ha
posto la
necessità della lotta a tutto campo contro violenze,
femminicidi, ma contro
tutta la condizione delle donne.
“A
casa non
ci torniamo” perché vogliamo cambiare tutta la vita.
Le
ragioni
stanno nella precarietà del lavoro, nelle condizioni sempre più
opprimenti di
chi un lavoro ce l’ha, nella schiavitù, per le donne, nella
famiglia.
Un
presidio
a cui hanno partecipato anche lavoratrici arrivate
dall’hinterland - pur nell’oggettivo
oscuramento dei mass media che hanno dato grande risalto alle
iniziative
istituzionali e\o di testimonianza - perché ha rappresentato un
punto di reale
organizzazione della lotta delle donne.
Decine
le
donne che si sono fermate al banchetto, molte hanno lasciato i
contatti per organizzare
le prossime iniziative, molte le turiste incuriosite che hanno
chiesto, contente di sapere di questo importante sciopero delle donne.
Centinaia i
volantini distribuiti, Interventi al megafono hanno animato il
presidio.
“Contro
governi,
istituzioni che odiano le donne”: mentre organizzano iniziative
di
facciata “pro-donne” promuovono “fatti” che contribuiscono ad
alimentare l’humus
maschilista, le concezioni contro le donne: proprio alla vigilia
del 25
novembre il Comune di Milano decide di assegnare l’ambrogino alla presidente del CAV.
Prima
della
chiusura del presidio una delegazione si è recata dalla
consigliera Sonego per invitarla
a venire al presidio per ricevere la piattaforma dello sciopero.
Perché non è
che l’inizio! Questa, in sintesi, la parola d'ordine emersa
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