Priorità sulla crescita, a Genova
firmano sindacati e Confindustria
Il documento è stato sottoscritto alla Festa del Pd poco prima dell'inizio del dibattito tra Squinzi, Camusso, Bonanni e Angeletti. Fisco, politica economica e distribuzione dei redditi tra i punti dell'accordo necessario per la crescita: in primo luogo per lavoro e giovani
UNA
LEGGE DI STABILITÀ PER L’OCCUPAZIONE E LA CRESCITA
Documento
Confindustria, Cgil, Cisl e Uil
Genova, 2 settembre 2013
In
questi giorni sono in fase di definizione i provvedimenti conseguenza
degli accordi politici che hanno dato vita all'attuale Governo.
Oggi
la governabilità è un valore da difendere, perchè vuol dire
stabilità, condizione determinante per riavviare un ciclo positivo
della nostra società. Essa però assume un significato concreto solo
se genera adesso soluzioni ai problemi reali del Paese, delle imprese
e del lavoro. Le iniziative promosse in questi giorni per assicurarla
hanno però sottratto per la loro realizzazione risorse che sarebbero
state meglio impiegate per misure più efficaci per il rilancio delle
imprese e il sostegno dei lavoratori.
Il
Governo ha più volte dichiarato l'intenzione di uscire dalla crisi
puntando sul ruolo dell’industria e sul lavoro. È questo
l’obiettivo su cui far convergere l’azione di Governo e delle
parti sociali per la crescita incoerenza con gli insegnamenti
derivati dalla crisi finanziaria e con gli indirizzi e gli
orientamenti elaborati anche in sede di Unione Europea.
Da
adesso, quindi, ci aspettiamo iniziative governative sostanziali,
coerenti con le intenzioni più volte dichiarate e utili a rimettere
al centro la scommessa della crescita.
La
centralità dell’industria e del lavoro quale snodo attorno al
quale costruire il rilancio deve passare per una nuova e più
efficace articolazione delle politiche fiscali e industriali, con
l'obiettivo della crescita e in un'ottica di redistribuzione del
reddito, e per una riflessione sull'assetto istituzionale in chiave
di maggiore efficienza della PA e di effettiva razionalizzazione
della spesa pubblica.
Sono
queste le priorità su cui chiediamo un impegno preciso al Governo
nei prossimi mesi, a partire dalla legge di stabilità, che andranno
declinate attraverso un confronto permanente con le forze sociali,
con al centro delle politiche economiche il tema della crescita e
dello sviluppo industriale per rilanciare l’occupazione e ridare
fiducia al paese in un quadro di accordo sulle scelte strategiche di
medio-lungo periodo.
Politiche
fiscali
Per
tornare a creare lavoro e benessere e per restituire una prospettiva
alle giovani generazioni, a
corollario
di una nuova strategia di politica industriale, il fisco assume un
ruolo chiave.
Un
fisco esoso, complesso e incerto, che non guarda alle attività
lavorative e alla competitività delle imprese, soffoca la crescita.
E poca crescita significa disoccupazione, scarsa produttività,
povertà.
Gli
interventi di politica fiscale capaci di promuovere tali obiettivi
sono chiari da tempo.
Occorre
innanzitutto un sistema fiscale efficiente, semplice, trasparente e
certo, con poche e stabili scadenze, non ostile all’attività di
impresa e alla creazione di lavoro e che non scoraggi le scelte degli
investitori. Un fisco stabile, che non complichi la vita ai
contribuenti onesti, è il presupposto essenziale per restituire
attrattività al Paese ed è un obiettivo improcrastinabile, perché
a costo zero per le finanze pubbliche. Per queste ragioni sosteniamo
i provvedimenti volti ad ammodernare, dare certezza e stabilità al
sistema fiscale - tra i quali la delega fiscale e il DDL di
semplificazione fiscale - e ne auspichiamo una approvazione e
attuazione in tempi rapidi.
Occorre
ridurre il carico fiscale su lavoro e imprese, per aumentare il
reddito disponibile delle persone e riequilibrare la tassazione sui
fattori produttivi.
Per
questo:
va
ridotto il prelievo sui redditi da lavoro - esigenza non più
rinviabile, soprattutto per ragioni di equità e di redistribuzione
del reddito - attraverso le detrazioni per lavoratori e pensionati,
così da aumentare il reddito disponibile e rilanciare i consumi;
• va
eliminata la componente lavoro dalla base imponibile IRAP, così da
favorire e non penalizzare, come accade oggi, le imprese che assumono
e investono in capitale umano, e ripensata la tassazione dei beni
immobili dell'impresa che siano strumentali all'attività produttiva;
•
vanno rese strutturali le attuali misure
sperimentali di detassazione e decontribuzione per l'incremento della
produttività del lavoro.
Bisogna
continuare la lotta all'evasione fiscale e approvare un provvedimento
legislativo che destini alla riduzione delle tasse quanto recuperato
ogni anno.
Infine,
per concorrere efficacemente in mercati globali sempre più esigenti
e competitivi, occorre utilizzare la leva fiscale per rilanciare gli
investimenti produttivi e il rinnovo tecnologico delle imprese,
nonché il loro rafforzamento patrimoniale.
Politiche
industriali
I
numerosi tavoli di confronto aperti al Ministero dello Sviluppo
Economico sono stati in questi anni lo specchio delle difficoltà che
stanno caratterizzando il nostro sistema industriale.
Per
affrontare in modo organico e coordinato le diverse situazioni di
crisi occorre istituire una cabina di regia nazionale sulla crisi
d’impresa che preveda la partecipazione del Governo, di tutte le
forze sociali e degli altri soggetti coinvolti (principalmente il
sistema delle banche e l’amministrazione fiscale) con il compito di
individuare strumenti e soluzioni adeguate alla drammaticità della
situazione.
Sul
piano più diretto delle politiche industriali dovranno essere poste
al centro dell’azione del Governo e della parti sociali quattro
questioni strategiche per il futuro dell’industria italiana:
1.
il rafforzamento degli investimenti nell’innovazione a 360 gradi,
per affrontare e vincere la competizione globale, attraverso:
•
l'introduzione di una misura stabile ed
automatica di agevolazione fiscale (anche nella forma del credito
d’imposta) per gli investimenti delle imprese in ricerca e
sviluppo;
• una
strategia moderna e coerente con Horizon 2020 di ricerca e sviluppo
per le imprese;
• la
definizione di un meccanismo di garanzia pubblica per favorire la
partecipazione del sistema finanziario al finanziamento di grandi
progetti di innovazione industriale realizzati da filiere o reti di
imprese;
• la
rapida attuazione dell’Agenda digitale italiana.
2.
lo sviluppo della green economy, per garantire un rapporto
equilibrato tra attività produttive / tutela della salute e
dell’ambiente e crescita di nuove attività economiche, attraverso:
• la
definizione di un piano strutturale di sostegno all’efficienza
energetica e allo sviluppo delle rinnovabili in grado di valorizzare
le potenzialità industriali e le competenze del sistema produttivo
italiano;
• la
definizione di un piano nazionale di intervento sulle bonifiche dei
siti di interesse nazionale nella logica di favorire il riuso del
territorio a fini industriali e produttivi;
•
interventi per il consolidamento e lo
sviluppo delle filiere produttive collegate al recupero e al riciclo
di materie prime da rifiuti.
3.
la creazione di una nuova finanza per lo sviluppo, per favorire una
maggiore capitalizzazione delle imprese e il rilancio degli
investimenti produttivi, attraverso:
• il
rafforzamento dei meccanismi di detassazione degli utili reinvestiti
a partire dall’ACE;
• il
rafforzamento dei meccanismi di sostegno all’accesso al credito da
parte delle imprese;
•
l'istituzione di un nuovo fondo per la
ristrutturazione industriale con la partecipazione della CDP e di
altre istituzioni finanziarie per la realizzazione di interventi
temporanei nel capitale di rischio di imprese in difficoltà, ma con
potenzialità di sviluppo.
4.
la riduzione del costo dell’energia, per il miglioramento della
competitività delle imprese nel contesto europeo e globale,
attraverso:
• lo
sviluppo delle infrastrutture energetiche con la razionalizzazione
degli assetti decisionali per
l’autorizzazione
di infrastrutture energetiche in un'ottica nazionale e di
integrazione con gli altri mercati europei e globali;
• la
riduzione delle componenti parafiscali della bolletta attraverso una
rimodulazione temporale degli incentivi pagati dagli utenti;
• la
resa strutturale della convergenza dei prezzi del gas italiani e
internazionali attraverso lo sbottigliamento delle principali
infrastrutture di interconnessione;
• la
revisione delle modalità di funzionamento del mercato elettrico
coordinando in modo efficiente la produzione di energia da fonti
rinnovabili e da fonti termiche convenzionali che manterranno un
ruolo essenziale per lo sviluppo manifatturiero.
Revisione
degli assetti istituzionali ed efficienza della spesa pubblica
Le
complicazioni normative, i ritardi procedurali, le inefficienze delle
amministrazioni pubbliche
costituiscono
un peso insostenibile per cittadini e imprese ed incidono
negativamente sulla spesa pubblica, determinando sprechi di risorse,
che potrebbero essere più utilmente impiegate in iniziative a favore
della crescita.
Per
questo é urgente intervenire, in via prioritaria, attraverso:
la
revisione del Titolo V della Costituzione, per restituire allo Stato
la possibilità di intervenire unitariamente su alcune materie di
interesse generale, come la semplificazione, le infrastrutture,
l’energia, le comunicazioni, il commercio estero. Conseguentemente
vanno rivisti i livelli istituzionali creando enti dimensionati ai
nuovi compiti e in grado di gestire con efficienza le funzioni
attribuite.
Questo
significa abolire le Province, aumentare la soglia dimensionale dei
piccoli Comuni, istituire le Città metropolitane e, coerentemente,
ridurre drasticamente il numero dei componenti degli Organi elettivi
a tutti i livelli di Governo;
una
seria politica di revisione della spesa pubblica per garantire
servizi di qualità a cittadini e imprese.
Una
spending review diversa rispetto a quella finora attuata, non più
basata su una logica di tagli lineari, che hanno colpito
indistintamente tutti gli enti, quelli virtuosi e quelli
inefficienti, rischiando cosi' non solo di non eliminare le
inefficienze, ma di ridurre l’efficienza di quelle parti della PA
virtuosa, e scaricando i tagli su aumenti di tariffe e imposte
locali.
Occorre
ora svolgere un’analisi selettiva della spesa pubblica a tutti i
livelli di governo, coinvolgendo la revisione delle funzioni svolte
dalle amministrazioni centrali e da quelle decentrate, riducendo i
costi impropri della politica e definendo i “costi standard”, che
vanno attuati rapidamente come metodo di finanziamento delle
amministrazioni pubbliche.
Tutto
ciò va realizzato in un quadro di riforma della PA e dell'erogazione
dei servizi pubblici.
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