4 settembre 2013
Giù le reti, la guerra non è di casa
Sono mesi che i reticolati militari dell’esercito statunitense a Vicenza vanno giù. Prima Site Pluto; poi base Fontega. Lo scorso 30 giugno, ancora Site Pluto, con l’intera zone d’ingresso dell’installazione militare aperta. Oggi, gli attivisti NoDalMolin, sono arrivati al cuore della 173° Brigata Aerotrasportata di stanza nella città berica, lasciando all’interno un proprio, inequivocabile, messaggio: uno striscione con scritto “Stop war in Siria” e alcune bandiere NoDalMolin.
Duecento attivisti del Presidio Permanente NoDalMolin sono entrati a mezzogiorno all’interno della nuova base Usa al Dal Molin dopo aver tagliato alcune centiaia di metri di recinzione. Una volta all’interno, hanno piantato bandiere e uno striscione con scritto "Stop war in Siria".
L’iniziativa è una risposta concreta e diretta contro l’ipotesi dell’ennesima guerra umanitaria, questa volta in Siria, che non porterebbe altro che nuovi lutti e distruzioni. In questo senso l’Italia è - volente o nolente - ancora una volta in prima linea, grazie alle sue basi militari piegata ai desideri statunitensi e territorio a disposizione dei militari a stelle e strisce.
La manifestazione si inserisce nella campagna contro le servitù militari lanciata dal Presidio Permanente NoDalMolin dopo l’inaugurazione della nuova basa Usa a Vicenza. Già lo scorso giugno centinaia di attivisti avevano violato un’altra installazione militare, site Pluto. "Fino a quando gli statunitensi avranno un piede a Vicenza - promettono i NoDalMolin - continueremo a violare le base militari presenti nel nostro territorio: Vicenza libera dalle servitù militari non è uno slogan, è una pratica".
E’ a partire dalla smilitarizzazione di quell’area – che oggi è diventata patrimonio della città – che la mobilitazione vicentina guarda al futuro, cercando strumenti e pratiche per liberare la propria terra dalle basi di guerra; e le cesoie, da molti mesi, hanno sostituito le pignatte, divenendo simbolo di una comunità per la quale liberare la propria città non è uno slogan, ma una pratica. Da costruire nel proprio territorio e da condividere con altre comunità in lotta; come, per esempio, quella siciliana che si batte contro il Muos e che, lo scorso 9 agosto, ha violato la base di Niscemi. O i movimenti di Giappone, Korea, Hawaii, Stati Uniti, Filippine, e tanti altri Paesi incontrati domenica scorsa grazie alla global conference internazionale che si è svolta all’interno del Festival NoDalMolin.
Sabato, intanto, è in programma una nuova manifestazione che partirà dal Festival NoDalMolin alle 15.30 e raggiungerà, ancora una volta, l’area del Dal Molin. "Essere contro la guerra - hanno concluso i NoDalMolin - significa battersi contro le basi in tutti i territori, come fanno i NoMuos in Sicilia e come abbiamo condiviso, con movimenti di tutto il mondo, domenica scorsa durante la global conference internazionale".
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