E ha scritto:
(dalla lettera): "Ci sono momenti... in cui è necessario prendere decisioni coraggiose, nonostante la prudenza e la razionalità suggeriscano di aspettare. Oggi è uno di quei momenti.
Per questo ho sentito il bisogno di scrivervi direttamente. La Fiat ha deciso di proseguire nel programma di investimenti in Italia, malgrado le precarie condizioni del contesto economico e politico in cui ci troviamo ad operare...
Ma che bravo! Tutti, dal governo, ai mass media, ai suoi sindacati (Cisl, Uil, Fismic) gli stendono i tappeti d'oro... come se questa decisione fosse un "regalo non dovuto" della Fiat, come se i fondi portati via dall'Italia non fossero stati prodotti dallo sfruttamento degli operai di Mirafiori come degli altri stabilimenti, come se in questi anni non avesse goduto di benefici statali per fare tranquillamente i suoi piani di ristrutturazione, ridimensionamento drastico delle fabbriche, ecc. ecc.
(dalla lettera): Non è la prima volta che ci troviamo nel mezzo di una crisi, costretti a riscrivere il nostro futuro. Nel 2004 abbiamo avviato un processo per permettere la rinascita della Fiat, una Fiat che allora era sull'orlo del fallimento. Abbiamo rifondato l'azienda, le abbiamo dato una nuova cultura e nuovi principi di gestione, l'abbiamo strappata alle condizioni disastrose in cui si trovava, portandola, qualche anno dopo, a raggiungere il più alto livello di redditività in oltre un secolo di storia. Tutto questo l'abbiamo fatto insieme.
Poi è arrivata la crisi del 2008 e del 2009, che ha stravolto le condizioni di base su cui avevamo disegnato i nostri piani e ci ha spinti a cambiare completamente strategia. I mercati erano stravolti e disorientati e noi abbiamo sfruttato quel disorientamento per andare a cercare un'opportunità unica: abbiamo trovato la Chrysler in America e creato insieme un gruppo automobilistico di livello mondiale.
In questo modo, siamo riusciti a proteggere la nostra azienda da impatti che avrebbero potuto essere devastanti...
Marchionne è un esempio esemplare di come i padroni raccontano la "loro storia", in cui come in un film western, la storia la fanno gli eroi, i buoni (i padroni) che si adoperano tanto per far andare bene la situazione, mentre gli operai, tutto quello che ai lavoratori è successo in questi anni diventa invisibile. Marchionne scrive: "tutto questo l'abbiamo fatto insieme...", lì dove "insieme" è della serie "ciò che tuo è mio, ciò che mio è mio", e la Fiat ha protetto non "la nostra azienda", ma i suoi profitti, mentre gli operai hanno dovuto piegare la testa, accettare uno stravolgimento dei diritti (in primis il diritto di sciopero), delle condizioni di lavoro in contrasto con leggi, contratti (vedi, una per tutte, la malattia); hanno dovuto subire reparti/fabbriche confino (come a Nola); cassintegrazione, riduzione del salario
(dalla lettera): Il contratto collettivo di lavoro Fiat, sottoscritto dalla maggioranza delle organizzazioni sindacali che vi rappresentano, e i referendum con cui avete scelto di condividere i nostri progetti di rilancio e andare verso un futuro di modernità ed eccellenza, sono le uniche cose che ci servono ora. Rappresentano l'impegno a guardare al mondo in un modo nuovo, come una straordinaria opportunità che si apre per i nostri prodotti e per noi stessi...
...L'unica cosa che vi chiedo è di continuare a tenere fede agli impegni presi nel contratto, nonostante la mancanza di certezze normative che si è creata a seguito della recente pronuncia della Consulta.... abbiate fiducia in voi stessi, l'uno nell'altro e nel progetto che stiamo realizzando..."
Firmato Sergio Marchionne
Quindi, è confermato, il modello-guida è Pomigliano: contratto diverso (in peggio) da quelli nazionali, ristrutturazione con "cura dimagrante", e soprattutto lavoro in un clima continuo di ricatto, di umiliazione - parlare, come scrive Marchionne, di "referendum con cui avete scelto di condividere i nostri progetti" è come fare dello spirito ad un funerale, tutti si dovrebbero ricordare il clima di pesante ricatto con cui furono svolti i referendum a Pomigliano e Mirafiori, nascondendo tra l'altro che tanti operai e operai si rifiutarono di andare a votare con la corda al collo.
E ora si rinnova quello sporco ricatto, si rinnova il fascismo padronale che da un lato bleffa (la "straordinaria opportunità" è solo per i profitti Fiat), dall'altro dice agli operai di farsi controllori di sè stessi se vogliono lavorare ("abbiate fiducia in voi stessi, l'uno nell'altro" = guardatevi a vista...!).
Ma quale è la realtà. A Mirafiori, attualmente delle 5600 persone, 800 di questi sono in fabbrica 3 giorni al mese per la produzione della Mito, altri 500 sono in prestito alle Officine Maserati di Grugliasco (stabilimento alle porte di Torino), per oltre 4000 invece c’è la cassa integrazione a zero ore”. Il 30 settembre scade la cig. E mentre l’azienda annuncia un roseo futuro produttivo ed occupazionale chiede altri 6 mesi di cassa integrazione straordinaria per riorganizzazione. E saranno gli ultimi, perché alla scadenza bisognerebbe chiedere la cassa in deroga. A Melfi, alla Sata è stata chiesta la cassa integrazione straordinaria per ristrutturazione aziendale dal prossimo 11 febbraio al 31 dicembre 2014.
Ma i servi di Marchionne evidentemente vedono solo la realtà che vuole il loro padrone.
Uno per tutti. Bonanni della Cisl dice: "Oggi è una giornata importante per i lavoratori di Mirafiori e di tutta la Fiat, frutto degli accordi e di positive relazioni sindacali... La partenza degli investimenti e la conferma dell'impegno del Lingotto a proseguire gli investimenti Fiat in Italia- aggiunge-, ha effetti sulle economie dei territori e favorisce la ripresa dell'occupazione nel nostro Paese. È soprattutto il risultato degli impegni che la Fiat ha assunto con gli accordi sindacali sottoscritti con noi..."
Su questo non avevamo dubbi..,
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