Mentre Letta taceva il “dettaglio” nella conferenza stampa tenuta in serata a San Pietroburgo, da indiscrezioni si apprendeva che l’Italia, insieme ad altri nove paesi, aveva sottoscritto un documento proposto dall’amministrazione USA. Il documento, firmato da Stati Uniti, Australia, Canada, Francia, Italia, Giappone, Corea del Sud, Arabia Saudita, Turchia, Gran Bretagna e Spagna, come al solito è intriso di ambiguità (qualcuno ricorda il famigerato documento di Rambouillet sul Kosovo che spianò la strada ai bombardamenti del 1999 su Belgrado?). Da un lato afferma che dovranno essere le Nazioni Unite ad avallare un eventuale intervento militare contro la Siria, dall’altro si appiattisce sulla versione statunitense secondo cui è certo che le armi chimiche siano state usate dalle forze armate del governo siriano e non dalle milizie ribelli. L’Italia annuncia che – per ora – non parteciperà ad azioni militari ma avalla la posizione statunitense contribuendo a delineare una “coalizione dei volenterosi” secondo cui il regime di Assad va punito. Infine, detto in conferenza stampa, Letta ha riaffermato che pur in presenza di una divisione nell'Unione Europea (solo quattro paesi hanno firmato il documento USA) occorre salvaguardare i rapporti transatlantici ovvero i vincoli della Nato (anche se questa non è stata nominata). E' evidente che ad esempio il sistema di basi militari USA/Nato in Italia si prepara a fornire tutto l'appoggio logistico che gli USA chiederanno nella guerra alla Siria. Una ipotesi questa negata fino a tre giorni fa.
Mentre Letta taceva questa giravolta ai giornalisti, alcuni ministri e tutto il neo-democristianume di governo aderiscono al digiuno contro la guerra convocata dal Papa per sabato. Non solo. La nave da guerra italiana Andrea Doria partita da Taranto è arrivata nelle acque del Mediterraneo orientale. Ufficialmente per dare copertura alle centinaia di soldati italiani schierati in Libano dal 2006, ma alla luce del documento statunitense sottoscritto da Letta e dal governo italiano nulla può più escludere l’ennesima doppiezza. Di fronte alle dichiarazioni del presidente russo Putin di questa sera – “La Russia aiuterà la Siria in caso di attacco militare esterno contro Damasco. Anche adesso l'aiutiamo, forniamo armi, cooperiamo in campo economico, mi auguro che ci sia più cooperazione in campo umanitario" – è evidente che l’ennesima navigazione nell’ambiguità del governo italiano espone il nostro paese a rischi serissimi di coinvolgimento in un conflitto di portata assai più ampia e grave di quelli avvenuti in questi venti anni. La priorità della mobilitazione è quella di fermare l’aggressione alla Siria ma anche di impedire che l’Italia se ne renda complice in qualunque modo.
(da contropiano)
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