Corrispondenza n.3 pomeriggio-sera del 27 luglio
Nel primo pomeriggio l’invito del sindaco a occupare
anche il municipio è raccolto da una decina di operai che salgono nel salone
degli specchi e vi si tratterranno fino a sera inoltrata.
Dopo il sindaco, tocca al parlamentare PD Vico venire a far
passerella tra gli operai ma trova molta meno tolleranza, a stento gli permettono
di parlare e viene allontanato sbrigativamente.
Nel frattempo, nella mattina erano maturati due fatti che
peseranno gravemente sulla conclusione della giornata di lotta.
Il primo è stata la conferenza stampa dei vertici della
Procura di Taranto. Qui il procuratore capo, il procuratore generale e l’avvocato
generale di corte d’appello hanno in qualche modo minimizzato il contenuto del
provvedimento di sequestro, quasi come mero atto dovuto, e, soprattutto, hanno sottolineato
un paio di passi dell’atto contro l’Ilva, in cui, da una parte, si specifica che
l’integrità degli impianti è uno degli scopi del provvedimento, dall’altra, si
garantisce che in presenza di un “ravvedimento operoso” da parte del destinatario
del sequestro, si possono trovare forme condivise di attenuazione degli effetti
e della portata del sequestro. In parole semplici: dateci un buon motivo per
lasciar cadere di fatto il sequestro e noi non ci lasceremo sfuggire l’occasione.
Il secondo fatto è stato l’incontro tra segreterie sindacali
e il nuovo direttore dello stabilimento, Ferrante, che, a detta dei confederali,
avrebbe invertito di 180° l’atteggiamento tenuto finora dal l’azienda in materia
ambientale, garantendo l’impegno a restare a Taranto e a rispettare tutte le
indicazioni della magistratura.
Tanto è bastato a rasserenare i sindacati confederali, che hanno
subito inviato rappresentanti per invitare i lavoratori
a “una nuova fase di lotta”, vale a dire: fine dei blocchi entro la serata,
fine dello sciopero per 7 di sabato mattina, e rientro in fabbrica fino a un nuovo sciopero di
24 ore giovedì prossimo il 2, la vigilia della pronuncia del tribunale del riesame,
prevista per venerdì 3. Fino ad allora potrebbero esserci al massimo degli
scioperi articolati di 2 ore a partire da lunedì. Uno scadenzario modellato
sulla difesa legale dell’azienda…
A portare la buona notizia al presidio più visibile, il simbolo della lotta, quello del ponte girevole, si è scomodato di persona il
segretario nazionale Uilm, Palombella. È arrivato intorno alle 5 del
pomeriggio, quando il caldo e le tante ore di blocco avevano già quasi dimezzato
le presenze. All’ombra di uno dei due ponteggi montati la mattina, tra le ripetute interruzioni, proteste e incontri ravvicinati mascella
contro mascella, con
ostinazione ha argomentato a lungo la fine dei blocchi e il ritorno in
fabbrica fino al giorno del riesame.
Tante le voci di dissenso: “non ti sono bastati i fischi che
hai preso stamattina? Con che diritto sei andato a parlare per noi e ora ci
dici di smettere? Smettila tu, tornatene a Roma!”; “Finora abbiamo creato disagi
alla città solo per essere sicuri che da venerdì possa ricominciare a crearli
Riva!”; “Fino a ieri ci avete fatto credere che c’erano i messi del tribunale
pronti con i sigilli, oggi ci vieni a dire che eravamo su ‘scherzi a parte’”. Alla
fine Palombella si è stancato di raccogliere dissensi, radunato il seguito che lo ha accompagnato
e spalleggiato, si è allontanato. Pochi minuti dopo sono stati frettolosamente smontati i ponteggi.
Intorno alle 18, è arrivata la notizia che nel
centro studi Ilva di Via Duomo, poche decine di metri dal ponte girevole, è in corso
la conferenza stampa di Ferrante. Alcuni tra gli operai più esperti e combattivi
rimasti al presidio e un gruppo di giovani solidali da poco arrivati hanno deciso
di fare un’improvvisata e la loro irruzione ha rotto il copione di sempre delle
“conferenze stampa” Ilva a Taranto, compiaciuti monologhi di fronte a giornalisti
che annuiscono mentre riempiono o taccuini o reggono microfoni. Hanno fatto
domande non scontate, a ribattuto alle risposte. Hanno scombinato i piani al
e in serata le tv locali hanno preferito mandare in onda interviste
di fortuna girate faccia a faccia mentre la sala rimbombava ancora dei commenti
degli invasori piuttosto che le immagini girate dal vivo della conferenza.
Quegli stessi operai, da tempo interlocutori dello
Slaicobas, nel pomeriggio, prima della svolta che ha messo fine ai presidi
avevano scritto un appello, che poi hanno preferito lasciar cadere e riportiamo per documentazione.
slai cobas per il sindacato di classe Taranto
27 luglio 2012
cobasta@libero.it
347-5301704
347-1102638
Allegato:
l’appello di alcuni tra gli operai più combattivi,
che hanno poi rinunciato a pubblicare
Con la presente i lavoratori dell’Ilva di Taranto
chiariscono che con i presidi posti in essere sulle arterie della città non
intendono difendere Riva o l’azienda dalle proprie responsabilità.
Vogliamo tutelare i diritti dei cittadini e dei lavoratori,
per questo confidiamo nella vicinanza e comprensione di tutti i cittadini.
Non vogliamo pagare sempre per le responsabilità dei soliti …
1. le reali colpe di una classe politica superficiale e accondiscendente,
a conoscenza delle problematiche che da 50 anni affliggono Taranto e i suoi
lavoratori, che ha atteso passivamente che si arrivasse alle 13.30 del 26 luglio
2012.
2. le reali colpe di uno Stato che gestisce lo stabilimento
per 36 anni, regalando poi lo stesso e sollevandosi da ogni responsabilità in
riferimento ai veleni fino ad allora prodotti.
3. le reali colpe del signor Riva, che ha gestito la propria
azienda con la logica del profitto ad ogni costo e della persecuzione in
fabbrica.
4. le reali colpe del sindacato, sempre più vicino al padrone, che si è allontanato dai
lavoratori, non curandosi dei diritti degli stessi e perdendo la loro fiducia.
Chiediamo scusa alla città di Taranto per i disagi causati,
il sindacato in questi giorni ha organizzato i blocchi delle arterie
principali. Allo stesso tempo, abbiamo saputo che in fabbrica si continua a
produrre regolarmente con la compiacenza dei confederali, al contrario Taranto
paga ancora una volta per colpe altrui.
Si chiede alla magistratura di svolgere il proprio ruolo
senza timori e senza regali.
Si chiede allo stato italiano di farsi carico della vertenza
di Taranto, evitando finanziamenti a un’azienda che produce utili, utilizzando
quelle risorse per garantire stipendi e occupazione.
Si chiede ai sindacati di iniziare a rappresentare i
lavoratori e i loro diritti.
Si chiede a tutti i lavoratori di liberare da subito la città
dai blocchi organizzati dai sindacati e di trasferire il nostro presidio all’interno
della fabbrica.
Appuntamento a tutti i lavoratori… per cominciare a
protestare contro i reali artefici della situazione. Si invitano tutti i
lavoratori non strumentalizzati a partecipare.
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