sabato 18 febbraio 2012

pc 17-febbraio - grandioso assedio giovanile e popolare al tribunale di taranto per un processo all'iva di padron riva



AMBIENTE Ilva, processo alla diossina
Il tribunale preso d'assalto. Centinaia di persone hanno assistito all'incidente probatorio con al centro la maxi perizia che ha accertato la correlazione tra l'inquinamento record e lo stabilimento e i pericoli per la salute. I legali dell'azienda: "Indagine inattendibile".

di MARIO DILIBERTO: Palazzo di giustizia assediato nel giorno del processo all'Ilva.
Centinaia di persone, rispondendo all'appello delle associazioni ambientaliste, si sono presentate dinanzi al Tribunale di via Marche di Taranto per essere presenti durante l'incidente probatorio con al centro la maxi perizia sull'inquinamento targato Ilva. In camera di consiglio i quattro periti del pool incaricato dal gip Patrizia Todisco hanno relazionato sul loro lavoro durato più di un anno. Il gigantesco rapporto mette sotto accusa la grande fabbrica dell'acciaio per le emissioni incontrollate di fumi e polveri che piovono sulla città. Molti dei manifestanti, che hanno esposto alcuni striscioni, hanno indossato fasce bianche al braccio.
In programma la discussione proprio sulle inquietanti conclusioni alle quali sono giunti i quattro esperti, che hanno puntato il dito contro le ciminiere Ilva per la contaminazione di terreni e animali di Taranto. Come si ricorderà nel 2008 migliaia di capi allevati nelle masserie vicine al capoluogo ionico, vennero abbattute perché nelle loro carni venne riscontrata la presenza di diossine. L'inchiesta vede indagati i vertici dello stabilimento siderurgico Ilva accusati di disastro ambientale, avvelenamento colposo di sostanze alimentari e getto pericoloso di cose,
inquinamento atmosferico e altri reati. Titolari dell'inchiesta sono il pm Mariano Buccoliero e il procuratore capo Franco Sebastio. Le indagini sono partite circa tre anni fa, in seguito al ritrovamento di pericolose tracce di sostanze inquinanti nei formaggiprovenienti dagli allevamenti di pecore che pascolavano vicino alla zona
industriale.
Nel corso del confronto in camera di consiglio, i legali dell'Ilva hanno puntato a sostenere l'inattendibilità della perizia. Al termine della discussione, l'avvocato Francesco Perli ha dichiarato: "Nel loro lavoro i periti hanno fatto riferimento ai parametri di una direttiva europea che entrerà in vigore entro il 2018. A noi preme dimostrare che l'Ilva opera nel rispetto delle normative vigenti".

Rosella Balestra, del Comitato Donne per Taranto, ha spiegato che la presenza dei cittadini ha l'intento "di far capire che comunque Taranto c'è, che la città è sveglia e non è disposta a subire supinamente quello che abbiamo subito per anni. Ci saremo a tutte le udienze sempre in maggior numero - ha promesso - con una presenza silenziosa e dignitosa. Vogliamo manifestare poi fiducia nella giustizia e solidarietà agli allevatori che si sono costituiti parte civile e alle vittime da inquinamento da diossina". La maxiperizia richiesta dal gip Patrizia Todisco individua, oltre alla diossina, anche un mix di emissioni inquinanti. "Le conclusioni della perizia sono molto gravi", ha detto la donna.
Il tutto mentre si è in attesa dell'indagine epidemiologica, affidata a tre specialisti, che dovrà accertare l'esistenza del nesso causale tra quell'inquinamento e le patologie riscontrate sul territorio. Verrà depositata entro l'1 marzo e sarà discusso in camera di consiglio nell'udienza del 30 marzo. Nel procedimento risultano indagati Riva, suo figlio Nicola, Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento siderurgico, e Angelo Cavallo, responsabile dell'area agglomerato. A loro carico sono ipotizzate le accuse disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose e inquinamento atmosferico.(17 febbraio 2012)

L'INCHIESTA Taranto, i periti del tribunale "Inquinamento, è colpa dell'Ilva".
Per la prima volta, nero su bianco, la correlazione tra i veleni record della città e l'insediamento siderurgico. Nell'inchiesta sono indagati i vertici del colosso, accusati tra l'altro di disastro colposo e avvelenamento.
L'azienda: "Emissioni nei limiti". di GIOVANNI DI MEO e GIULIANO FOSCHINI

TARANTO - Oltre 500 pagine per mettere nero su bianco che dall'Ilva di Taranto vengono emesse in atmosfera sostanze come diossine e Pcb, pericolose per i lavoratori e la popolazione. E' la prima verità sull'inquinamento a Taranto, dove è stata depositata la relazione dei periti chimici che costituisce la prima parte della maxi perizia sull'Ilva, disposta nell'ambito di un incidente probatorio, che dovrà accertare se le emissioni di fumi e polveri dallo stabilimento siderurgico siano nocive alla salute umana nell'inchiesta al maxi colosso. I documenti sono ora al vaglio del gip Patrizia Todisco, che nominato gli esperti e disposto l'accertamento peritale durato oltre un anno. Ad essere indagati sono Emilio Riva,
presidente dell'Ilva spa sino al 19 maggio 2010, Nicola Riva presidente dell'Ilva dal 20 maggio 2010, Luigi Capogrosso, direttore dello stabilimento Ilva, Ivan Di Maggio, dirigente capo area del reparto cokerie, Angelo Cavallo, capo area del reparto Agglomerato. Le accuse sono disastro colposo e doloso, avvelenamento di sostanze alimentari, omissione dolosa di cautele contro gli infortuni sul lavoro, danneggiamento aggravato di beni pubblici, getto e sversamento di sostanze pericolose, inquinamento atmosferico.
La perizia dove stabilire se le emissionidi fumi e polveri dallo stabilimento siderurgico siano nocive alla salute sia degli operai che lavorano nel siderurgico sia dei cittadini di Taranto e dei comuni limitrofi, e se all'interno della fabbrica siano rispettate le misure di sicurezza per evitare la dispersione di diossina, Pcb e benzoapirene. Nelle risposte dei periti le prime verità. Nel documento si legge nero su bianco per la prima volta le risposte a queste domande.

Per quanto riguarda il primo quesito concernente "se dallo stabilimento si diffondano gas, vapori, sostanze aeriformi e sostanze solide (polveri ecc.), contenenti sostanze pericolose per la salute dei lavoratori operanti all'interno
degli impianti e per la popolazione del vicino centro abitato di Taranto e,
eventualmente, di altri viciniori, con particolare, ma non esclusivo, riguardo a Benzo(a)pirene, Ipa di varia natura e composizione nonché diossine, Pcb, polveri di minerali ed altro la risposta è affermativa", scrive nelle conclusione della propria perizia il pool di periti chimici chiamato ad analizzare l'aria di Taranto, ed i veleni che respirano i tarantini.
Per quanto riguarda il secondo quesito concernente "se i livelli di diossina e Pcb rinvenuti negli animali abbattuti, appartenenti alle persone offese indicate nell'ordinanza ammissiva dell'incidente probatorio del 27.10.2010, e se i livelli di diossina e Pcb accertati nei terreni circostanti l'area industriale di Taranto, siano riconducibili alle emissioni di fumi e polveri dello stabilimento Ilva la risposta è affermativa" rimarcano gli uomini del pool. E ancora, rispondendo agli altri "quesiti" del gip: per quanto riguarda il terzo quesito concernente "se all'interno dello stabilimento Ilva di Taranto siano osservate tutte le misure idonee ad evitare la dispersione incontrollata di fumi e polveri nocive alla salute dei lavoratori e di terzi la risposta è negativa".
Ma non solo. I periti spiegano cosa andrebbe fatto, da subito, per l'aria di Taranto: "Per quanto riguarda il fenomeno dello slopping si ritiene necessario, al fine di ridurne l'entità, che si proceda rapidamente da parte di Ilva nell'implementazione del sistema esperto di regolazione del processo di soffiaggio dell'ossigeno e dell'altezza della lancia nel convertitore, così da svincolare, per quanto possibile, il controllo dell'operazione dall'intervento dell'operatore. Solo attraverso la registrazione di tutti gli eventi occorsi si potrà verificare l'efficacia delle procedure adottate per pervenire, se non all'eliminazione, almeno alla riduzione del fenomeno". "Altro adeguamento necessario" è la chiosa degli esperti "è rappresentato dall'adozione dei sistemi di monitoraggio in continuo dei parametri inquinanti alle emissioni derivanti da impianti in cui sono trattati termicamente rifiuti, in cui i medesimi dovevano essere installati a partire dal 17 agosto 1999".
"Non posso esprimere giudizi troppo articolati, la perizia è di molte pagine e ho potuto leggere solo le sintesi finali dei sei quesiti - commenta l'ingegner Aldolfo Buffo, rappresentante della Direzione per la qualità, l'ambiente e la sicurezza dell'Ilva - ma mi pare di poter dire che vi sia una constatazione inequivocabile sul fatto che i livelli emissivi dell'Ilva sono tutti nei limiti di legge, incluse le diossine. Oggi si è consumato solo il primo atto, la perizia del gip, ci saranno altri passaggi, tra cui le risposte dei nostri consulenti. Non vi sono evidenze certe, ma solo ipotesi che saranno oggetto di ulteriori approfondimenti. Aspettiamo la fine del confronto per esprimere giudizi definitivi".
Sulla questione è in corso infatti anche una perizia medico-legale da parte di tre consulenti.

comunicato Slai cobas per il sindacati di classe

Assediato il tribunale a Taranto
Una marea di migliaia di persone, con una massiccia partecipazione studentesca ha assediato oggi per diverse ore il tribunale di Taranto; tutta la zona è stata praticamente bloccata, polizia in assetto antisommossa per impedire che si entrasse in massa in Tribunale, come sarebbe stato anche giusto.
Cosa ha provocato tutto questo? Un processo per inquinamento e devastazione ambientale nei confronti di Riva ed alti dirigenti dello stabilimento; c'era l'incidente probatorio ordinato dalla giudice Partizia Todisco per convalidare una perizia che è molto pesante sulle responsabilità dell'Ilva in materia di ambiente, un passo processuale importante per affrontare questo processo con dati di fatto che inchiodino le responsabilità.
Per questo erano in tanti stamattina, studenti, associazioni ambientaliste, operai e sopratutto ex-operai ilva, cittadini, ecc. Presente in maniera combattiva e visibile tra le organizzazioni sindacali solo lo slai cobas per il sindacato di classe, che da sempre unisce nella sua lotta la difesa di classe degli operai in fabbrica della loro salute e sicurezza dentro e fuori il lavoro, con la lotta contro la devastazione ambientale che colpisce innanzitutto i quartieri proletari contigui la grande fabbrica. I suoi cartelli ILVA come ETERNIT, padron Riva come i padroni svizzeri recentemente pesantemente condannati al processo di Torino, per chè sapevano i danni che provocavano e perchè hanno trascurato le misure di sicurezza.. esattamente come i padroni Italsider prima, Ilva di padron Riva oggi.
Il sindacalismo confederale, i sindacati confederali metalmeccanici non c'erano, tranne qualche iscritto o singolo esponente a titolo personale... anche se poi pretendono come la fiom di costituirsi parte civile, massima ipocrisia: è la loro linea aziendalista e filopadronale che come non tutela gli interessi operai in fabbrica,non tutela le masse nei confronti della devastazione ambientale proprio, unendosi a difesa degli interessi di padron Riva che agita il ricatto occupazionale.
Quella di oggi è stata una manifestazione di forte protesta che mostra una rinnovata combattività cittadina e che trova nel sindacalismo di classe la sponda e lo strumento per unire operai e masse in un fronte anti Riva e anticapitalista.

Slai cobas per il sindacato di classe Taranto
cobasta@libero.it
347-5301704
17 febbraio 2012

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