domenica 26 dicembre 2010

pc quotidiano 26 dicembre - contro il fascismo padronale unità di classe alla fiat

Dopo Pomigliano, anche Mirafiori: bisogna fermarli!


Agli operai e alle operaie era già chiaro: l’assalto alle condizioni di lavoro
e di vita concordato, per Pomigliano, tra la Fiat e i sindacati a lei asserviti
(Fim/Cisl, Uilm/Uil, Ugl, Fismic) era la prima mossa per far precipitare i
metalmeccanici e tutti gli altri lavoratori in una situazione di schiavitù da
1800.

Così, due giorni prima di Natale, questi pescecani delle relazioni sindacali
non hanno esitato a porgere i loro “auguri” ai lavoratori di Mirafiori (ridotti
a 5.500 dai 55.000 che erano nel 1980!), firmando un accordo, il quale, dopo
che per altri 18 mesi la fabbrica sarà andata avanti a forza di cassa
integrazione, prevede dal luglio 2012 un autentico capestro, fatto non di uno
ma di tanti nodi scorsoi:



* adozione di un sistema produttivo finalizzato all’abolizione dei “tempi
morti”;

* taglio di 10 minuti del tempo complessivo di pausa, che passa da 40 a 30
minuti;

* facoltà per la direzione di spostare la mensa a fine turno;

* triplicazione dello straordinario obbligatorio, che passa da 40 a 120 ore
annue;

* fino a 6 giorni lavorativi a settimana, con riposi a scorrimento e con 3
turni giornalieri di 8 ore l’uno (6-14, 14-22, 22-6), oppure con 2 turni
giornalieri di 10 ore l’uno (6-16 e 20-6);

* a seconda dei casi, non retribuzione della prima o delle prime 2 giornate di
malattia;

* sanzioni contro i lavoratori che scioperano;

* cessazione dell’attività di Fiat Mirafiori con licenziamento di tutti i
lavoratori e costituzione di una nuova società con riassunzione solo di quelli
che saranno disposti a firmare un contratto individuale basato su questo
accordo.

Un accordo, che fa carta straccia di ogni precedente contratto collettivo, sia
aziendale che nazionale, tant’è vero che la Fiat intende dare vita a un nuovo
contratto collettivo, quello del settore auto, da allargare, magari, alle
aziende dell’indotto.

Ma c’è dell’altro: l’accordo prevede anche l’abolizione delle RSU e la loro
sostituzione con le RSA (Rappresentanze Sindacali Aziendali), non elette dai
lavoratori, ma nominate dalle segreterie sindacali, con esclusione di quei
sindacati, come Fiom/Cgil e Cobas, che respingono tutta questa mascalzonata
sindacal-padronale.
Tra l’altro, questo punto sulla rappresentanza sindacale fa fuori, per quanto
riguarda la Fiom, lo Statuto dei lavoratori, mentre le sanzioni contro gli
scioperanti calpestano la Costituzione.

Intanto, è già partita la campagna terroristica della direzione: “O quest’
accordo sarà approvato a gennaio dalla maggioranza dei lavoratori con un
referendum, o la Fiat porterà all’estero lo stabilimento e il miliardo da
investirci per ammodernarlo”. Insomma: o schiavi o disoccupati!

Questo, mentre i sindacati firmatari dell’accordo tentano ignobilmente di
indorare la pillola, facendolo apparire come una specie di cuccagna, che
aumenterebbe di migliaia di euro all’anno le retribuzioni.
Non dicono che se questo avverrà sarà dovuto agli straordinari e alle
maggiorazioni per il lavoro notturno, di sabato, di domenica: fingono perfino d’
ignorare che le bugie hanno le gambe corte!

Cosa fare in questa situazione? Di certo, non si devono ancora fare
concessioni alle aziende (com’è successo in Magna) e non si può aspettare a
scendere in lotta, intanto aziendalmente e poi nazionalmente e in modo
generale, non solo come metalmeccanici, ma anche come insieme di categorie del
lavoro dipendente, pubblico e privato.
In ballo, ci siamo tutti e tutte, come libertà e come diritti, come condizioni
di lavoro e come modi di vivere, come tutela della nostra salute in fabbrica e
della nostra dignità, come lavoratori e come cittadini, per il nostro presente
e per il nostro futuro.
Aspettare vorrebbe dire farci calpestare, fare calpestare le aspettative dei
nostri figli.


Cobas Lavoro Privato (comparto metalmeccanici)

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