Per quanto riguarda gli effetti di pesante peggioramento sulle condizioni di lavoro e la salute degli operai dell'accordo Mirafiori l'abbiamo già visto nell'analisi completa dell'accordo di Pomigliano (pubblicata in questo blog negli “Speciali Fiat”, a cui rimandiamo). Prendiamo in considerazione in questo articolo solo i primi punti dell'accordo.
In sintesi. Viene estesa a Torino la riduzione del tempo di pause (per ognuna e complessivamente) che passano da “tre pause di cui 2 da 15 minuti l'una e una da dieci” a “tre pause di 10 minuti l'una”, portando ad una intensificazione dei ritmi, con un aumento del 20% della velocità di linea. Questa riduzione vuol dire un attacco diretto alla salute degli operai, sia fisica che psichica; nei 10 minuti gli operai devono scegliere, e pure rapidamente, se andare in bagno, fumarsi una sigaretta, fare un brevissimo recupero fisico, parlare con un compagno di lavoro. Si tratta di una secca intensificazione diretta dello sfruttamento, per aumentare il tempo di lavoro gratis per la Fiat.
Sicuramente, per l'usura delle macchine il padrone ha più rispetto e cautela.
Questo aumento di lavoro viene compensato con una elemosina di “indennità di prestazione collegata alla presenza” di 0,1877 euro lordi/ora “importo onnicomprensivo, da corrispondere solo per le ore di effettiva prestazione lavorativa, con esclusione delle ore di inattività, della mezz'ora di mensa ecc... tale indennità è esclusa dalla base di calcolo per il TFR”.
Anche l'altro famigerato punto dell'accordo, sulla malattia, comincerà ad essere applicato a Mirafiori da luglio 2011; esso consiste nel non pagamento del 1° giorno di malattia, da luglio a dicembre 2011, per assenze fino a 5 gg. in giornate che precedono o seguono festività, ferie, riposo settimanale, se l'assenteismo medio per malattia non sia risultato inferiore al 6% nel periodo gennaio-giugno 2011; e nel non pagamento dei primi due giorni di malattia, da gennaio 2012, se l'assenteismo medio non scenderà sotto il 4% nel secondo semestre 2011 e sotto il 3,5% nell'anno 2012 e successivi.
Si tratta, come avevamo denunciato quest'estate, di un colpo di mano su diritti sanciti dalle leggi. Si costringe gli operai ad andare a lavorare anche in malattia. Ma c'è anche qualcosa di più e di inedito: parlando di “tasso di assenteismo medio” si porta avanti una forma di pressione/ricatto verso tutti, costringendo tutti gli operai a farsi controllori di sé stessi, applicando una logica fascista per cui per alcuni lavoratori che si assentano pagano tutti.
In questo nuovo sistema di controllo, i Kapò degli operai li faranno le Organizzazioni sindacali firmatarie dell'accordo che faranno parte della Commissione paritetica di monitoraggio dell'andamento delle assenze per malattia.
Per far passare questo accordo vengono dichiarati decaduti gli accordi sulle pause, del 1971, 1972, 2003 e 2007; le intese relative all'indice di saturazione massima individuale, i coefficienti di maggiorazione dei tempi di riposo; accordi su voci retributive, ecc.
L'accordo poi stabilisce che dal 14 febbraio 2011 e per un anno tutti i lavoratori andranno in cassa integrazione straordinaria, salvo periodi di momentanea ripresa del mercato, che potranno comportare temporanei rientri al lavoro di parte del personale.
Durante la cigs i lavoratori saranno obbligati a frequentare i corsi di formazione, pena provvedimenti disciplinari fino a licenziamento, ma non riceveranno alcuna integrazione o sostegno al reddito.
Infine c'è un punto dell'accordo che riguarda il sistema Ergo Uas e i lavoratori con idoneità specifiche che è quasi agghiacciante per la sua fredda previsione/messa in conto dell'attacco alla salute degli operai.
Il sistema Ergo Uas rende più scientifico i sistemi già applicati a Melfi, Mirafiori, per il controllo minuto per minuto dei movimenti e dei tempi degli operai, per la vivisezione del corpo degli operai per un perverso uso scientifico dei movimenti di braccia, gambe, ecc., allo scopo della massima riduzione dei tempi di ogni operazione lavorativa. Ora nel nuovo accordo di Mirafiori si scrive che tenuto conto che l'Ergo Uas interviene su posture, forze, movimentazione carichi e frequenza arti superiori, il sistema definirà il rischio, per “prevenire l'insorgenza di patologie” e agevolare il giudizio medico sull'idoneità del lavoratore alle postazioni. L'accordo, quindi, non parla di intervenire sulla postazione per eliminare il rischio per la salute degli operai, ma di intervenire sull'operaio per adeguare lui alla postazione!
Anche sul resto l'accordo di Mirafiori ricalca quello di Pomigliano: spostamento mensa a fine turno, aumento delle ore di straordinario, aumento dei turni, divieto e sanzioni per chi sciopera, attacco ai diritti sindacali facendo carta straccia dello statuto dei lavoratori, abolizione di fatto delle Rsu. Fino alla costituzione anche per Torino di una newco per licenziare gli operai che non accettano l'accordo e assumere solo gli operai che si assoggettano al ricatto di Marchionne.
Sui questo torneremo nei prossimi giorni.
Ora vogliamo soprattutto sottolineare alcune questioni.
Come avevamo denunciato, l'accordo di Pomigliano non si è certo fermato ai cancelli di questa fabbrica; in breve la linea di fascismo padronale avviata da Marchionne quest'estate si è estesa – al di là delle stesse premesse e dichiarazioni iniziali – prima a Melfi, ora a Mirafiori, e via via sarà applicata in tutti gli stabilimenti Fiat.
Questo mostra più di ogni altra cosa ciò che scrivevamo quest'estate, che il giro di vite a Pomigliano aveva poco a che fare con la situazione produttiva e di organizzazione del lavoro interna allo stabilimento, come dichiaravano Marchionne, Sacconi, sindacati padronali e stampa di regime, ma riguardava la prima applicazione di un piano che ha a che fare con la volontà della Fiat e del padronato di spremere il massimo di pluslavoro dagli operai, per uscire dalla crisi indenne e con più profitti, attraverso una schiavizzazione della condizione operaia, uno stravolgimento/attacco a diritti sindacali, normativi, contrattuali, costituzionali, azzeramento di accordi e contratti aziendali e nazionali
Per questo la battaglia di quest'estate, il NO all'accordo era ed è una battaglia di tutta la Fiat e di tutta la classe operaia.
Ma la linea Marchionne è anche una aggiornata filosofia, concezione che si vuole imporre come dominante. Ieri lo sfruttamento del capitale era realizzato ma mascherato come “bene comune” da tutta la corte di economisti, dei partiti parlamentari, del governo quale comitato d'affari della borghesia, dei mass media, ecc.; oggi il capitale lo dichiara invece apertamente come interesse per i “suoi profitti”, per la “sua” salvaguardia (Marchionne mesi fa nell'intervista a 'Che tempo fa' ha dichiarato che il problema è “il suo guadagno...”).
Questo però alla fine è un bene.
Perchè si dichiara senza più infingimenti che c'è una guerra di classe, tra padroni e operai, che questa guerra non può non coinvolgere tutti gli altri lavoratori, tutte le masse popolari.
Nello stesso tempo si mostra che, come in una guerra, anche la parte che la subisce deve poi necessariamente attrezzarsi per vincerla, creare il suo fronte di classe, popolare, contro il fronte nemico; deve capire che contro questo fascismo padronale e del sistema sociale non si può rispondere con le “armi” di prima, di semplice difesa sindacale, ma occorre rispondere organizzando le “armi” dell'attacco.
Ma per questo è essenziale per gli operai liberarsi della “scimmia addosso”, di chi frena questa lotta, o cercando di conciliarla ancora con la situazione esistente, o affrontandola con le vecchie “armi”, o impedendo l'unità di lotta tra tutti i settori di lavoratori.
Non stiamo parlando chiaramente dei sindacati padronali (cisl, uil, ugl, fismic), che fanno parte organicamente del fronte nemico, ma stiamo parlando della Cgil e anche della segreteria Fiom. Questi svolgono oggi, con ruoli diversi, la funzione di “scimmia addosso”. La Cgil della Camusso impedendo lo sciopero generale dicendo sempre che il momento non è maturo (ma che fa? Lo spirito al funerale?), le posizioni del segr. Landini della Fiom che continua pietosamente e impotentemente a chiederlo, rilancia la palla alla Fiat, mentre Marchionne mette la Fiom ogni giorno di più fuori dai cancelli.
Il nuovo anno non può iniziare ancora con questa situazione nelle fabbriche.
Gli operai sempre più non hanno nulla da perdere che le loro catene.
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