venerdì 10 dicembre 2010

pc quotidiano 10 dicembre - La Finanziaria dei Tagli alle spese sociali

Seguendo l’invito del presidente della Repubblica Napolitano (senza fare tanta fatica si capisce) a votare prima della fine dell’anno la Finanziaria, che adesso si chiama Legge di stabilità, il governo, con il beneplacito della cosiddetta opposizione parlamentare (in particolare il PD contento di aver “fatto passare” un emendamento sul 5 per mille) ha fatto la sua parte.

E nella confusione generale causata dalla crisi politica attuale i provvedimenti di questa legge e i suoi effetti sulla vita delle masse popolari rischia di passare sotto silenzio.

Per vedere ciò che prevede riportiamo parti di un articolo dal sito “rassegna.it” (che mettendo in cattiva luce il governo vorrebbe valorizzare quello che aveva fatto il centrosinistra!) e titola così: “Tagli in Finanziaria: addio famiglie, giovani e disabili”.

“Nell'assordante bagarre politica che sta accompagnando la fiducia al governo, è passato sotto silenzio l'ultimo colpo, quello mortale, assestato dal centrodestra alle politiche sociali in Italia. E' il segno dell'ultima finanziaria, divenuta Legge di stabilità, ma anche di tre anni di politiche alla rovescia.

“I dati sono eloquenti: secondo uno studio del Nens, la Fondazione Nuova economia nuova società, i dieci fondi nazionali a carattere sociale – quattro istituiti nel 1997-1998 e sei nel 2006-2007 dai due governi di centrosinistra - potevano contare, nel 2008, su stanziamenti pari a 2 miliardi e 527 milioni nel bilancio di previsione dello Stato.

“Nel 2011, le risorse per le politiche a sostegno delle famiglie, dei giovani, dei non autosufficienti, per l'inclusione degli immigrati e dei senza tetto sono ridotte a 538 milioni di euro, -78,7 per cento di trasferimenti e fondi diretti, rispetto a tre anni prima.

“Una riduzione di proporzioni enormi degli stanziamenti nel bilancio dello Stato, che - come spiega il rapporto - avrà come inevitabile conseguenza ‘a cancellazione o il ridimensionamento di una moltitudine di servizi, molti dei quali gestiti da enti territoriali’.

Il taglio più significativo riguarda il Fondo nazionale per le politiche sociali.

Per il 2011 il Fondo viene ulteriormente ridimensionato e la prospettiva è quella di un sostanziale azzeramento, con stanziamenti ridotti a 70 milioni nel 2012 e 44,6 milioni nel 2013.

Crescono a 1.085 milioni i fondi per i diritti soggettivi (agevolazioni a genitori di handicappati, assegni di maternità, assegno ai nuclei familiari, indennità per i lavoratori affetti da talassemia major), per effetto dell'aumento del numero degli aventi diritto ma spariscono i margini per le "politiche discrezionali".

“Particolarmente colpite saranno le risorse destinate alle Regioni, ridotte dai 670,8 milioni del 2008 ai 275,3 milioni nel 2011 da suddividere tra le Regioni e il Ministero del Welfare, e di fatto annullate dal 2012, dato che i 75 milioni basteranno a malapena per il Ministero.

“Spariscono dalla manovra finanziaria anche i fondi per la non autosufficienza (400 milioni nel 2009 e 2010 e azzerati nel 2011). Due milioni di quei disabili sono anziani soli, che finora sono stati aiutati dai servizi sociali sul territorio, gli stessi che nel silenzio della politica saranno rasi al suolo.

Se nel 2008 il Fondo per la famiglia poteva contare su 346,5 milioni, l'anno prossimo saranno pari 51,2 milioni di euro.

“E la casa. Con il piano casa il governo autorizza aumenti di cubature e ampliamenti ad libitum, ma nel frattempo, il fondo affitti, destinato a chi non ha un tetto, passa dai 205 milioni del 2008 ai 33,9 milioni dell'anno prossimo. In quello stesso anno dovrebbe essere introdotta la cedolare secca per gli affitti, che comporterà per i proprietari uno sconto di ben 852 milioni di euro.

“Rimangono fuori dallo Stato sociale anche gli immigrati (spariscono i 100 milioni di euro stanziati nel 2008). E, come se non bastasse, Tremonti si è mangiato anche due delle misure che aveva introdotto nel biennio al governo: il "tetto" del cinque per mille, che doveva sostenere le associazioni del terzo settore e le organizzazioni non profit, sarà abbassato dai 400 ai 100 milioni di euro. Tutto il resto va allo Stato.

“E non sarà rifinanziata la social card, lanciata con una certa soddisfazione dal Ministro dell'Economia nel 2008 e ora azzerata. Non che avesse funzionato bene nei due anni passati. Dell'1,3 milioni di potenziali beneficiari, i 40 euro al mese della card hanno raggiunto appena 450 mila anziani e bisognosi. Quella misura fu fatta passare per una gigantesca misura di redistribuzione sociale, perché i 450 milioni per finanziarla, dovevano arrivare dalla robin tax sulle imprese e da dai fondi dormienti: un fiasco completo. Appena pochi milioni di euro raccolti e la carta è finita prematuramente in pensione. E così il sedicente "Robin Hood" delle finanze si è trasformato nello sceriffo di Nottingham che toglie ai poveri per dare ai ricchi.”

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