Il “foglio bianco” proposto da Marchionne su cui scrivere i termini per la trattativa sullo stabilimento Fiat di Mirafiori si è trasformato nella fotocopia dell’accordo su Pomigliano, e la reazione di molti sulla presa di posizione di Marchionne vuol dire che ci sono tanti che ancora si illudono facilmente.
Lo schietto padrone moderno fascista ha già detto chiaramente come la pensa e lo ha ribadito in diverse occasioni. Noi lo abbiamo puntualmente ripreso segnalato sottolineato perché senza la comprensione della posta in gioco non è possibile nemmeno attrezzarsi per le risposte adeguate.
Per Mirafiori quindi la “nuova” proposta di Marchionne prevede:
La costituzione di una nuova società (Newco, la chiamano, all’americana) con la Chrysler, alla quale gli operai potranno accedere dopo essere stati licenziati e aver accettato un nuovo contratto di tipo “particolare”, specifico per la Fiat Mirafiori senza far più riferimento al contratto nazionale di lavoro.
Aumento degli straordinari (da 40 a 120 ore), diminuzione delle pause (da 40 a 30 minuti), straordinario obbligatorio e penalizzazione in caso di malattie, assenze, sciopero!
Questa “nuova” proposta ha spiazzato Cisl e UIl (l’Ugl e la Fismic erano pronti a firmare tutto e subito, “a prescindere”), mentre la Fiom aveva già avanzato dubbi sul “foglio bianco”, benché si sia seduta al tavolo. Ma dopo Pomigliano che cosa poteva esserci di nuovo?
Bonanni/Cisl, preoccupatissimo, alla dichiarazione della Fiat: “Non ci sono le condizioni per andare avanti” ha precisato: “Francamente non ho capito perché il Lingotto se ne è uscito con quelle parole.” Non capisce Bonanni, perché nonostante la disponibilità assoluta a concedere tutto, il padrone si comporti in maniera tanto arrogante, ma rassicura che per lui il discorso è solo momentaneamente interrotto, riprenderà prima possibile.
Anche la Marcegaglia, leader di Confindustria, alla notizia dell’interruzione della trattativa è dovuta tornare in campo e avrà un colloquio a quattrocchi con Marchionne negli Usa questa settimana.
Altri “esperti” si chiedono cosa sta succedendo: Come la Cina, peggio della Cina? Lo fa perché costretto dagli americani? Perché è fatto così e basta? Perché il mercato lo impone? Sappiamo solo che la storia parte da lontano, è cominciata con il braccio di ferro imposto con la chiusura di Termini Imerese, e non c’era ragione alcuna; poi è stata la volta di Pomigliano, ma passando pesantemente per i licenziati di Melfi dove il padrone vuole imporre il suo diktat in modo aperto continuando una “tradizione” in quello stabilimento fatto di “deroghe”, di “eccezioni” fin dalla sua nascita, e poi ci saranno gli altri stabilimenti, uno per uno… per portarli alla ragione del profitto ad ogni costo.
Quando e se “riparte” la trattativa non si sa. Fatto sta che il braccio di ferro tra il rappresentante dei padroni e i “rappresentanti” della classe operaia in questo paese, gli operai Fiat, si ripropone. In un modo o nell’altro tutti parlano degli operai e del loro destino, ma è necessario che siano gli stessi operai a far sentire la loro voce.
È necessario uno sciopero generale subito.
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