Slitta al 26 febbraio, per difetto di notifica ad uno degli indagati, Claudio Eva, ordinario di Fisica terrestre presso l'Università di Genova, l'udienza preliminare odierna, all'Aquila, per il filone d'inchiesta sulla riunione della commissione Grandi Rischi del 31 marzo 2009, cinque giorni prima del terremoto del 6 aprile che devastò il capoluogo d'Abruzzo e numerosi comuni della provincia.
Davanti al Gup del tribunale dell'Aquila dovevano comparire le sette persone indagate dalla procura della Repubblica, tra cui parte dei vertici della protezione civile, dell'Ingv, sismologi di fama mondiale e tecnici del settore. L'ipotesi di reato è di omicidio colposo: secondo i Pm aquilani, gli indagati avrebbero, al termine della riunione, fornito alla popolazione indicazioni troppo rassicuranti in rapporto allo sciame, fatto questo che avrebbe portato i cittadini a non prendere precauzioni.
Gli indagati che in un clima di polemiche hanno respinto ogni addebito, sono: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione nazionale per la prevenzione e previsione dei grandi rischi e ordinario di Vulcanologia all'Università Roma Tre, Bernardo De Bernardinis, vice capo del settore tecnico operativo del dipartimento nazionale di Protezione civile, Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e ordinario di Fisica terrestre presso l'Università di Bologna, Giulio Selvaggi, direttore del centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore della fondazione 'Eucentre', Claudio Eva, e Mauro Dolce, direttore dell'ufficio Rischio sismico del dipartimento di Protezione civile e ordinnario di Tecnica delle costruzioni presso l'Università Federico II di Napoli. L'inchiesta fu innescata da una denuncia presentata da una trentina di cittadini, secondo i quali la riunione della commissione Grandi Rischi fatta all'Aquila a cinque giorni dal terremoto aveva diffuso ottimismo e false rassicurazioni ai cittadini anche attraverso i messaggi di tecnici e amministratori.
Davanti al Gup del tribunale dell'Aquila dovevano comparire le sette persone indagate dalla procura della Repubblica, tra cui parte dei vertici della protezione civile, dell'Ingv, sismologi di fama mondiale e tecnici del settore. L'ipotesi di reato è di omicidio colposo: secondo i Pm aquilani, gli indagati avrebbero, al termine della riunione, fornito alla popolazione indicazioni troppo rassicuranti in rapporto allo sciame, fatto questo che avrebbe portato i cittadini a non prendere precauzioni.
Gli indagati che in un clima di polemiche hanno respinto ogni addebito, sono: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione nazionale per la prevenzione e previsione dei grandi rischi e ordinario di Vulcanologia all'Università Roma Tre, Bernardo De Bernardinis, vice capo del settore tecnico operativo del dipartimento nazionale di Protezione civile, Enzo Boschi, presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia (Ingv) e ordinario di Fisica terrestre presso l'Università di Bologna, Giulio Selvaggi, direttore del centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore della fondazione 'Eucentre', Claudio Eva, e Mauro Dolce, direttore dell'ufficio Rischio sismico del dipartimento di Protezione civile e ordinnario di Tecnica delle costruzioni presso l'Università Federico II di Napoli. L'inchiesta fu innescata da una denuncia presentata da una trentina di cittadini, secondo i quali la riunione della commissione Grandi Rischi fatta all'Aquila a cinque giorni dal terremoto aveva diffuso ottimismo e false rassicurazioni ai cittadini anche attraverso i messaggi di tecnici e amministratori.
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