venerdì 30 marzo 2018

pc 30 marzo - GENOVA - LO SCIOPERO DEI PORTUALI E LE MINACCE DEL SINDACO

I soci-lavoratori della Compagnia portuale “Pietro Chiesa” di Genova – altrimenti conosciuti come “i carbunin” – sono in sciopero da qualche giorno per chiedere che venga discussa la loro ricollocazione, dopo che l’azienda è stata messa in liquidazione.
Mercoledì ventotto marzo arriva la convocazione in Prefettura per il  giorno seguente, ed i blocchi stradali sono rimossi, permettendo quindi agli autotrasportatori di riprendere le proprie regolari operazioni.
Subito, il primo cittadino – l’assai poco “signor” Marco Bucci, eletto con una maggioranza che fa
capo alla destra radicale e fascista – compie una esternazione che dà la cifra esatta di quanto importi a lui, ed ai suoi tirapiedi, della sorte dei lavoratori.
Il “signorino” si lamenta – si veda la newsletter della televisione privata genovese Primocanale di mercoledì ventotto marzo – per i presunti fastidi addotti ai cittadini, e chiede ai livelli nazionali di provvedere: «il problema esiste, i cittadini lo percepiscono, e bisognerà trovare soluzioni».
«Per il futuro bisognerà trovare il modo di utilizzare altre forme di manifestazione. Servono misure che possano permettere di manifestare limitando, però, il disagio dei cittadini. Le manifestazioni sono corrette e lecite ma i danni ai cittadini sono evidenti».
Ecco il solito servo dei padroni che pretenderebbe di limitare ulteriormente il diritto di sciopero, come se già ora esso non fosse abbastanza compresso da tutta una serie di assurde norme che lo circoscrivono.
L’unica maniera che hanno i lavoratori per farsi ascoltare, purtroppo, è rimasta quella di dare luogo ad azioni eclatanti, che costringano la controparte ad aprire un dialogo con loro: la vicenda dell’azienda del trasporto pubblico genovese – e dello "sciopero selvaggio", di cinque giorni, del novembre 2013 – ne è il paradigma.
Bosio (Al), 30 marzo 2018
Stefano Ghio - Slai cobas per il sindacato di classe Alessandria/Genova

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