Mercoledì
ventotto marzo arriva la convocazione in Prefettura per il giorno
seguente, ed i blocchi stradali sono rimossi, permettendo quindi agli
autotrasportatori di riprendere le proprie regolari operazioni.
Subito,
il primo cittadino – l’assai poco “signor” Marco Bucci, eletto con una
maggioranza che fa
capo alla destra radicale e fascista – compie una
esternazione che dà la cifra esatta di quanto importi a lui, ed ai suoi
tirapiedi, della sorte dei lavoratori.
Il “signorino” si lamenta – si veda la newsletter della televisione privata genovese Primocanale
di mercoledì ventotto marzo – per i presunti fastidi addotti ai
cittadini, e chiede ai livelli nazionali di provvedere: «il problema
esiste, i cittadini lo percepiscono, e bisognerà trovare soluzioni».
«Per
il futuro bisognerà trovare il modo di utilizzare altre forme di
manifestazione. Servono misure che possano permettere di manifestare
limitando, però, il disagio dei cittadini. Le manifestazioni sono
corrette e lecite ma i danni ai cittadini sono evidenti».
Ecco
il solito servo dei padroni che pretenderebbe di limitare ulteriormente
il diritto di sciopero, come se già ora esso non fosse abbastanza
compresso da tutta una serie di assurde norme che lo circoscrivono.
L’unica
maniera che hanno i lavoratori per farsi ascoltare, purtroppo, è
rimasta quella di dare luogo ad azioni eclatanti, che costringano la
controparte ad aprire un dialogo con loro: la vicenda dell’azienda del
trasporto pubblico genovese – e dello "sciopero selvaggio", di cinque
giorni, del novembre 2013 – ne è il paradigma.
Bosio (Al), 30 marzo 2018
Stefano Ghio - Slai cobas per il sindacato di classe Alessandria/Genova
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