Operazione contro gli antifascisti di Torino, arrestato Nicolò
È
stato arrestato oggi Nicolò, il giovane falegname torinese coinvolto
nell’operazione di polizia contro il corteo che aveva sfilato contro
Casa pound fino ad arrivare a pochi passi del comizio del partitino
neo-fascista nel febbraio scorso. Irrintracciabile il giorno
dell’operazione in pompa magna portata avanti a favor di telecamere
dalla questura torinese, aveva creato più di un grattacapo agli
investigatori che lo cercavano in lungo e in largo da diversi giorni.
Arresti
e misure cautelari avevano colpito sette giovani, secondo un impianto
accusatorio arraffazzonato e tutto politico, che ha il solo obiettivo di
colpire una giusta giornata di lotta e di chiarire che l’antifascismo
non deve uscire dal perimetro dei salotti televisivi e del tornaconto
elettorale.
A oggi, oltre a Nicolò,
tradotto pochi minuti fa nel carcere delle Vallette di Torino, il
bilancio
dell’operazione è il seguente. Un ragazzo di 18 anni, incensurato, ha passato diversi giorni in carcere e ora si trova agli arresti domiciliari senza poter frequentare la scuola. Un altro ragazzo è agli arresti domiciliari. Una studentessa di 22 costretta a presentarsi in commissariato tre volte a settimana dopo che le hanno sequestrato in casa degli adesivi anti-fascisti. Un barista di 28 anni che deve fare da spola tra il lavoro e la stazione dei carabinieri due volte al giorno per firmare. Una maestra licenziata e sotto processo per aver imprecato contro dei poliziotti che avevano appena caricato con manganelli e idranti un corteo che avanzava “armato” di uno striscione verso il comizio di Casa pound. Il tutto, si badi bene, senza che nessun tipo di accusa concreta sia stata riconosciuta dal giudice. La totalità di questa vergognosa operazione si basa esclusivamente sul “concorso morale”, ossia sul fatto di aver partecipato alla manifestazione. Una fattispecie di reato che è un vero e proprio obbrobrio giuridico e che che ha le sue origini, guarda caso, nel codice penale fascista, il codice Rocco.
dell’operazione è il seguente. Un ragazzo di 18 anni, incensurato, ha passato diversi giorni in carcere e ora si trova agli arresti domiciliari senza poter frequentare la scuola. Un altro ragazzo è agli arresti domiciliari. Una studentessa di 22 costretta a presentarsi in commissariato tre volte a settimana dopo che le hanno sequestrato in casa degli adesivi anti-fascisti. Un barista di 28 anni che deve fare da spola tra il lavoro e la stazione dei carabinieri due volte al giorno per firmare. Una maestra licenziata e sotto processo per aver imprecato contro dei poliziotti che avevano appena caricato con manganelli e idranti un corteo che avanzava “armato” di uno striscione verso il comizio di Casa pound. Il tutto, si badi bene, senza che nessun tipo di accusa concreta sia stata riconosciuta dal giudice. La totalità di questa vergognosa operazione si basa esclusivamente sul “concorso morale”, ossia sul fatto di aver partecipato alla manifestazione. Una fattispecie di reato che è un vero e proprio obbrobrio giuridico e che che ha le sue origini, guarda caso, nel codice penale fascista, il codice Rocco.
Nel frattempo nel
carcere di Piacenza si trovano ancora rinchiusi altri due giovani
antifascisti, Giorgio detto Brescia e Lorenzo detto DB, accusati di aver
preso parte alla manifestazione contro l’apertura di una sede di Casa
pound a Piacenza.
Manca ormai poco
meno di un mese al 25 aprile ed è evidente che, per chi non vuole fare
della festa della Liberazione un vuoto rito della religione democratica
(quella che concede ai fascisti sedi, finanziamenti e coperture), la
libertà degli arrestati dovrà rappresentare un punto imprescindibile
della mobilitazione a venire.
NELLA MEMORIA L'ESEMPIO, NELLA LOTTA LA PRATICA! Nico, Jaco, Matheus, Lorenzo e Brescia liberi SUBITO!
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