mercoledì 25 gennaio 2017

pc 25 gennaio - L'imperialismo USA di Trump accende i fuochi della contesa interimperialista con Russia e Cina

Missili cinesi ai confini russi ...


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Che l'asse geopolitico, economico e, probabilmente, in una prospettiva non molto lontana, anche militare, si stia progressivamente spostando verso l'area del Pacifico orientale, con gli Stati Uniti in perdita di posizioni proprio in quell'area, pare un dato abbastanza assodato. Che la nuova amministrazione statunitense non faccia mistero – Donald Trump ne ha parlato a varie riprese anche durante la campagna elettorale – di considerare quello cinese il teatro di un più aspro confronto per l'America: anche questo appare indubitabile. Che la Cina, in particolare, costituisca l'obiettivo dell'offensiva economica e politica di Washington,
lo sta dimostrando da tempo la decisione sull'installazione del sistema THAAD in Corea del Sud che, esclusivamente per le cronache televisive, sarebbe la risposta agli esperimenti nucleari di Pyongyang. Che la risposta a tale installazione sia arrivata, congiunta e immediata, da parte di Mosca e di Pechino, anche di questo si è scritto.
Par dunque rientrare abbastanza “nell'ordine delle cose” che le mosse attuali della Cina non destino particolare preoccupazione al Cremlino. In questo senso, si interpretare la reazione di Mosca alla notizia sul dispiegamento di una brigata di nuovissimi missili balistici intercontinentali cinesi Dongfeng-41 (“Vento dell'Est”) nella provincia nordorientale di Heilongjiang, a ridosso delle frontiere con l'estremo oriente russo. La notizia, diffusa dal quotidiano cinese in lingua inglese Global Times, è stata commentata con una discreta dose di tranquillità dal portavoce presidenziale russo Dmitrij Peskov, con un riferimento, implicito ma abbastanza chiaro, al fatto di quali siano, in effetti, le linee di confronto nell'area del Pacifico orientale. La Cina è un alleato strategico della Russia, ha dichiarato Peskov: “Qualsiasi azione sul versante dello sviluppo delle forze armate cinesi” riporta la Tass, “se l'informazione (sul dispiegamento) corrisponde a realtà, noi non la percepiamo come una minaccia per il nostro paese”. Peskov ha ricordato che Pechino, oltre che alleato strategico, è anche “nostro partner politico ed economico-commerciale”.
L'accenno dubitativo di Peskov è dovuto al fatto che la notizia sul dispiegamento dei DF-41 si basa sulla pubblicazione della relativa immagine sul segmento cinese di internet; Global Times avrebbe solo ipotizzato il tipo di missili e la loro localizzazione, rilevando la non casualità temporale della divulgazione della notizia, successiva alle dichiarazioni di Trump, soprattutto riguardo all'inversione di rotta della politica su Taiwan e di “una sola Cina”, considerate “provocatorie” a Pechino. Il gesto, scrive Global Times, sarebbe “diretto, più che contro la Russia, contro gli Stati Uniti”, dato che Trump “ha già mostrato la propria dura posizione contro la Cina e Pechino si prepara ad azioni di risposta alle pressioni del governo americano”. Gli USA non hanno “mostrato il giusto rispetto per le forze armate della RPC" scrive Global Times; "le capacità nucleari della Cina dovranno essere così alte che nessun paese al mondo osi confrontarsi militarmente con esse e che la Cina possa colpire di risposta ogni forza che la provochi. L'immagine della Cina agli occhi del mondo è diversa, con o senza i DF-41: questo è il significato del Dongfeng-41”.
Ieri l'agenzia Xinhua riportava le dichiarazioni della portavoce del Ministero degli esteri cinese, Hua Chunying, che invita Washington alla cautela nelle dichiarazioni sulla questione del mar Cinese Meridionale. In risposta ad alcune affermazioni del portavoce della Casa Bianca, Sean Spicer, Hua ha ricordato che gli USA non sono parte in causa, che la Cina ha una sovranità indiscutibile sulle isole del mar Cinese Meridionale e sul bacino circostante ed è determinata a difendere la propria sovranità e diritti marittimi, sostenendo la libertà di navigazione, la pace e la stabilità nella regione.
Il 23 gennaio Spicer aveva detto che "la questione sta nel fatto che, se quelle isole si trovano in acque internazionali e non fanno parte della Cina, allora siamo decisi a garantire la difesa di territori internazionali dalla conquista da parte di un singolo paese".
Il missile a tre stadi e combustibile solido ICBM Dongfeng-41 (classificazione NATO: CSS-X-10), messo a punto dall'Accademia cinese di tecnologia missilistica, è stato testato nel dicembre 2015 e ancora nell'aprile 2016, ma sarebbe questa la prima volta che viene dispiegato. Presumibilmente, scrive la Tass, è dotato di testata multipla, che comprende da 10 a 12 unità nucleari a bersaglio indipendente. Secondo le stime, la portata massima del Dongfeng-41 è di circa 14mila km ed è in grado di raggiungere qualsiasi punto degli Stati Uniti in 20-30 minuti. Le prime versioni del Dongfeng cinese risalgono agli anni '50, realizzate su licenza sovietica sul modello dei razzi P-2 e P-5M. Secondo il Pingo Ribao di Hong Kong, altre due brigate di DF-41 dovrebbero essere dislocate nella provincia centrale dello Henan e in quella nordoccidentale dello Xinjiang.
Secondo il direttore della rivista russa “Arsenale patrio”, Viktor Murakhovskij, citato da Rusvesna.su, la realizzazione di tali armi “richiede non meno di 10-12 anni di lavoro e altri 5 per la messa a punto delle strutture di dislocazione. Dov'era Donald Trump in questo periodo? Del DF-41 si è saputo oltre un anno fa e non è del tutto chiaro perché Global Times ne abbia dato notizia solo ora”.
"Il dislocamento dei missili in quella regione” continua Murakhovskij, “indica che i cinesi sembrano indirizzarsi alla deterrenza nucleare strategica degli Stati Uniti. L'America detiene un significativo armamento navale, per cui la Cina ha localizzato i missili lontano dalle frontiere marittime, oltre la portata dei mezzi d'attacco della marina USA”. Anche per il politologo Andrej Koškin, tali dispiegamenti di missili “vengono compiuti in segreto e se l'informazione è filtrata alla stampa, è con uno scopo preciso”; Pechino, sostiene Koškin, non ha necessità di inviare simili segnali a Mosca: gli Stati maggiori dei due paesi si scambiano direttamente simili informazioni.   

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