Ancora una volta va a fuoco parte degli insediamenti che chi lavora in campagna, come molti altri soggetti iper-precari, è costretto a costruirsi per poter avere un tetto. Oltre ai danni fisici per chi si
trova intrappolato dalle fiammo, le conseguenze di questi roghi sono sempre le stesse: quelle che fungono da case per chi le abita vengono distrutte, e negli incendi si perdono tutti gli effetti personali, tra cui anche i documenti. Ad ogni incendio la stampa, le istituzioni e la polizia si occupano della ricostruzione delle cause del rogo. Noi però sappiamo qual’è la vera causa di questa situazione: sono le condizioni di vita a cui il regime della mobilità costringe coloro che non sono in possesso del giusto passaporto, e che quindi sono soggetti alle forme più aberranti di sfruttamento e segregazione.
Da anni portiamo avanti delle mobilitazioni per richiedere quanto è già previsto da contratto per i lavoratori agricoli: una casa per tutti e per tutte. Da anni i lavoratori delle campagne richiedono quanto gli spetta. A questi tragici eventi, ai quali dovrebbero corrispondere immediate soluzioni abitative, segue esclusivamente il silenzio delle istituzioni competenti, o l’annuncio della costruzione di nuove tendopoli o campi container. Nuovi ghetti di Stato, insomma. I veri responsabili di questi roghi sono i comuni, le amministrazioni regionali, il ministero dell’interno che latita dopo l’incontro che una delegazione di lavoratori ha ottenuto al termine del corteo nazionale del 12 Novembre, e le associazioni datoriali che dovrebbero in primis garantire le abitazioni ai lavoratori.
Continueremo
la mobilitazione contro tutti i ghetti di stato e per rivendicare una
reale soluzione abitativa per i lavoratori e le lavoratrici delle
campagne, come per tutte e tutti coloro che non hanno una casa.
Pretendiamo risposte immediate a queste istanze: tra l’emergenza freddo e i continui roghi la situazione è oramai insostenibile.
We Still Need Yes!
Comitato Lavoratori delle campagne, Rete campagne in lotta
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