Il fatto è che il sistema capitalistico sta diventando
sempre più anche agli occhi dei suoi sostenitori, una cosa da ridere. Certo Visco
ce lo dice in termini tecnici, ma che vuol dire questa presa di posizione? La
sostanza in soldoni è questa: Vista la profondissima crisi economica mondiale attuale
sarebbe bene aumentare i salari dei lavoratori così che possano spendere e fare
ripartire l’economia! E invece padroni e sindacati continuano a firmare accordi
e contratti di segno contrario: addirittura i padroni volevano indietro i soldi
dei contratti degli anni passati! E un quotidiano riporta un esempio concreto:
il “nuovo contratto collettivo dei 170 mila lavoratori del settore chimico e
farmaceutico, siglato a ottobre, che prevede un aumento a regime di 90 euro
lordi mensili, ma scaglionati e soggetti a una verifica.”
Per comprendere questi “fenomeni strani” del capitalismo, nella
sua trasformazione in imperialismo, per comprendere quanto sia assurdo questo
sistema sociale che ha fatto il suo tempo, e per avere gli attrezzi giusti per
combatterlo, invitiamo ancora una volta a leggere e studiare la Formazione
Operaia sul Capitale di Marx e sull’Imperialismo di Lenin: http://proletaricomunisti.blogspot.it/p/blog-page_7.html
***
Aumenti ad elastico
Governatore - , l’adozione generalizzata di questo tipo di contratti ridurrebbe significativamente la crescita dei salari e questo, a sua volta, si rifletterebbe nella dinamica dei prezzi al consumo». Il riferimento di Visco è al nuovo contratto collettivo dei 170 mila lavoratori del settore chimico e farmaceutico, siglato a ottobre, che prevede un aumento a regime di 90 euro lordi mensili, ma scaglionati e soggetti a una verifica. Gli scatti annuali, infatti, verrebbero ridotti se l’inflazione, stimata al 2% l’anno, si rivelasse più bassa. Una formula che potrebbe prendere piede in altri comparti del settore privato. Quest’anno sono interessati al rinnovo dei contratti collettivi circa 4 milioni di lavoratori nel settore privato, tra cui 1,8 milioni di metalmeccanici. La stessa Federmeccanica ha già provato a mettere sul tavolo gli aumenti salariali «ad elastico», aprendo il negoziato, l’anno scorso, con la richiesta di una restituzione di 75 euro sui 130 riconosciuti dal vecchio contratto, proprio per l’inflazione sotto le attese.
(dal corriere della sera di ieri)
***
Visco: “Senza aumenti
salariali l’inflazione resterà troppo bassa”
Il rinnovo dei contratti rischia di smorzare ancora di più l’inflazione.
Sembra una contraddizione in termini. Non lo è in tempi di discesa del livello
dei prezzi in territorio negativo. A lanciare l’allarme è il governatore della
Banca d’Italia Ignazio Visco, durante un convegno a Francoforte: “In Italia, in
alcuni contratti collettivi firmati recentemente, si prevede che una parte dei
futuri aumenti salariali sia rivista al ribasso nel caso in cui l ‘inflazione
scenda al di sotto delle attuali previsioni”.
Uno schema che, se adottato in maniera generalizzata,
abbasserebbe “significativamente” il tasso di crescita dei salari, finendo per
pesare su un’inflazione già negativa (-0,2% a marzo). Un “effetto secondario”
sul livello dei prezzi, come lo chiamano le banche centrali, che però può
favorire un avvitamento pericoloso: salari bassi, consumi depressi, deflazione,
Pil debole, stagnazione.
Carmelo Barbagallo, leader Uil, palude all’analisi di visco
e suggerisce di legare gli stipendi all’andamento del Pil. Il senatore Maurizio
Sacconi, ex ministro del Lavoro, invece invita a valorizzare la contrattazione
decentrata.
La Repubblica
8 aprile ’16
Nessun commento:
Posta un commento