sabato 9 aprile 2016

pc 9 aprile - Visco, Banca d’Italia: si devono aumentare i salari dei lavoratori, ora!

Tutta questa storia sembra una barzelletta, ma come, proprio il governatore della Banca d’Italia, non solo insiste che bisogna aumentare gli stipendi, ma critica i sindacati e i padroni che non lo fanno!
Il fatto è che il sistema capitalistico sta diventando sempre più anche agli occhi dei suoi sostenitori, una cosa da ridere. Certo Visco ce lo dice in termini tecnici, ma che vuol dire questa presa di posizione? La sostanza in soldoni è questa: Vista la profondissima crisi economica mondiale attuale sarebbe bene aumentare i salari dei lavoratori così che possano spendere e fare ripartire l’economia! E invece padroni e sindacati continuano a firmare accordi e contratti di segno contrario: addirittura i padroni volevano indietro i soldi dei contratti degli anni passati! E un quotidiano riporta un esempio concreto: il “nuovo contratto collettivo dei 170 mila lavoratori del settore chimico e farmaceutico, siglato a ottobre, che prevede un aumento a regime di 90 euro lordi mensili, ma scaglionati e soggetti a una verifica.”

Per comprendere questi “fenomeni strani” del capitalismo, nella sua trasformazione in imperialismo, per comprendere quanto sia assurdo questo sistema sociale che ha fatto il suo tempo, e per avere gli attrezzi giusti per combatterlo, invitiamo ancora una volta a leggere e studiare la Formazione Operaia sul Capitale di Marx e sull’Imperialismo di Lenin: http://proletaricomunisti.blogspot.it/p/blog-page_7.html


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Aumenti ad elastico
«In Italia sono stati definiti dei meccanismi, in alcuni contratti collettivi di lavoro rinnovati recentemente, per i quali parte degli aumenti salariali futuri verrebbero ridotti nel caso il tasso di inflazione si rivelasse inferiori alle previsioni di base. Secondo le nostre simulazioni - ha detto il
Governatore - , l’adozione generalizzata di questo tipo di contratti ridurrebbe significativamente la crescita dei salari e questo, a sua volta, si rifletterebbe nella dinamica dei prezzi al consumo». Il riferimento di Visco è al nuovo contratto collettivo dei 170 mila lavoratori del settore chimico e farmaceutico, siglato a ottobre, che prevede un aumento a regime di 90 euro lordi mensili, ma scaglionati e soggetti a una verifica. Gli scatti annuali, infatti, verrebbero ridotti se l’inflazione, stimata al 2% l’anno, si rivelasse più bassa. Una formula che potrebbe prendere piede in altri comparti del settore privato. Quest’anno sono interessati al rinnovo dei contratti collettivi circa 4 milioni di lavoratori nel settore privato, tra cui 1,8 milioni di metalmeccanici. La stessa Federmeccanica ha già provato a mettere sul tavolo gli aumenti salariali «ad elastico», aprendo il negoziato, l’anno scorso, con la richiesta di una restituzione di 75 euro sui 130 riconosciuti dal vecchio contratto, proprio per l’inflazione sotto le attese.
(dal corriere della sera di ieri)
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Visco: “Senza aumenti salariali l’inflazione resterà troppo bassa”
Il rinnovo dei contratti rischia di smorzare ancora di più l’inflazione. Sembra una contraddizione in termini. Non lo è in tempi di discesa del livello dei prezzi in territorio negativo. A lanciare l’allarme è il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, durante un convegno a Francoforte: “In Italia, in alcuni contratti collettivi firmati recentemente, si prevede che una parte dei futuri aumenti salariali sia rivista al ribasso nel caso in cui l ‘inflazione scenda al di sotto delle attuali previsioni”.
Uno schema che, se adottato in maniera generalizzata, abbasserebbe “significativamente” il tasso di crescita dei salari, finendo per pesare su un’inflazione già negativa (-0,2% a marzo). Un “effetto secondario” sul livello dei prezzi, come lo chiamano le banche centrali, che però può favorire un avvitamento pericoloso: salari bassi, consumi depressi, deflazione, Pil debole, stagnazione.
Carmelo Barbagallo, leader Uil, palude all’analisi di visco e suggerisce di legare gli stipendi all’andamento del Pil. Il senatore Maurizio Sacconi, ex ministro del Lavoro, invece invita a valorizzare la contrattazione decentrata.
La Repubblica
8 aprile ’16

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