Migranti a Ventimiglia, l'appello del sindaco: “Regione e prefetto non ci lascino soli”
Un centinaio di migranti al campo di accoglienza della Croce Rossa, e a pochi passi, sulle scale della stazione di Ventimiglia, altri 30 o 40 per strada, all’addiaccio. E poi, il movimento No Borders che parallelamente torna a farsi sentire, organizzando pranzi con i migranti. Riecco l’emergenza — che non è più emergenza ma quotidianità — di Ventimiglia, l’altra Lampedusa, l’altro Brennero. Ovvero, la nostra terra di confine, di migranti in viaggio, in fuga dall’Italia ma respinti dalla Francia.
Come l’estate scorsa, quando un gruppo di giovani eritrei e sudanesi si accampò all’improvviso sugli scogli dei Balzi rossi, con una protesta che conquistò le prime pagine e dove nacque il movimento No Borders contrario alla chiusura dei confini: con gli attivisti No Borders.
Dopo mesi di silenzio — “forzato”, perché dopo aver messo su il campo autogestito e abusivo al confine molti erano stati denunciati o colpiti da “fogli di via” che li tenevano lontani dalla città — i ragazzi sono tornati a prendersi cura, a loro modo, dei migranti.
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